LECCO – “Dire che sono preoccupato della piega che stanno prendendo le politiche e strategie esercitate dal nostro Governo è un eufemismo.
Ho appena terminato di leggere un saggio/libro, regalatomi da un caro amico, di Piero Calamandrei; ” la politica non è una professione” che consiglio a tutti di acquistare e leggere.
Si tratta di un testo di 34 pagine che si legge in venti minuti ma, vi assicuro, rende molto bene l’idea di dove stiamo andando a sbattere.
L’analisi di Calamandrei parte dal personale politico formato nell’epoca del ventennio fascista e le dinamiche che ne sono seguite ed é una lettura che offre analogie singolari e immediate con lo scenario che stiamo vivendo, in questo momento, in Italia e in alcuni paesi Europei.
Purtroppo si sta perdendo la memoria di come nascono alcuni processi sociali e politici che portano un intero popolo sull’orlo del precipizio.
Chi denuncia i rischi viene dipinto come un disfattista, un nemico del popolo, un “buonista” nei confronti degli immigrati; insomma un traditore dei valori propri della sovranità nazionale.
Personalmente non intendo star zitto e assistere passivamente all’involuzione della comunità nazionale e mi auguro che le voci comincino ad alzarsi in maniera autorevole da parte di tutti i soggetti che avvertono un pericolo incombente che potrebbe condizionare negativamente le nostre vite, quelle dei nostri figli e nipoti nei prossimi anni.
La perdita di memoria, rassegnarsi ai nuovi slogan che sono ancora niente meno che quelli vecchi di un’epoca che pensavamo di avere alle spalle, la rincorsa ad appoggiare “l’uomo forte” perché ci offre sicurezze, cominciare a odiare immigrati, profughi, rom sono i segnali chiari di una società che non ha imparato nulla dal passato e che i sacrifici per riconquistare la libertà rischiano di essere stati vani.
Vedo i segnali e li denuncio, senza indugio, non mi preoccupo delle conseguenze.
Stare zitto sarebbe colpevole, far finta che non stia accadendo nulla in Italia e in Europa un grande errore; accodarsi alle nuove politiche un sicuro azzardo.
Il debito accumulato dall’Italia dovrebbe raccomandarci prudenza, la parola d’ordine non dovrebbe essere indipendenza, ma interdipendenza.
Da soli non andiamo da nessuna parte se non a sbattere con conseguenze gravissime per l’economia e la società italiana.
Siamo una nazione che sta invecchiando con un ritmo accelerato non ci servono le politiche sovraniste ma quelle lungimiranti”.
Corrado Valsecchi