LECCO – Quanto durerà l’emergenza Covid19? In cosa consisterà la Fase 2? A cosa servono i test sierologici? Abbiamo cercato di fare il punto sulla situazione di emergenza che il nostro paese, la nostra Regione in particolare, sta vivendo da quasi due mesi, intervistando Alessandro Fermi, presidente del Consiglio Regionale.
Presidente Fermi, si parla molto di Fase 2, ma possiamo dire di essere fuori dall’emergenza sanitaria che ci ha colpiti così duramente?
“Assolutamente no. Possiamo al massimo dire di essere fuori dalla fase più acuta dell’emergenza, soprattutto rispetto al comparto ospedaliero, ma siamo ancora nella Fase 1. La cosiddetta Fase 2, quella di ripartenza, è prevista per maggio, sempre che la diffusione del contagio continui a rallentare”.
Quali sono le condizioni che ritiene imprescindibili per ricominciare, soprattutto dal punto di vista economico?
“Inutile negarlo, la nostra Regione ha subito un duro contraccolpo a causa di questa epidemia. Proprio stamattina (ieri, venerdì, per chi legge) in Regione si è tenuto un incontro che abbiamo chiamato ‘Patto per lo Sviluppo’, un importante e interessante momento di confronto e di ascolto aperto a tutte le categorie produttive e sociali, rispetto alla situazione attuale e alle aspettative. Direi che il primo dato evidente, e positivo, è di tipo psicologico: fino a pochi giorni fa si parlava di chiusure senza poter ipotizzare una prospettiva di riapertura. Ora, invece, se ne discute e questo è importante. Il percorso da compiere in queste due settimane non è tanto quali codici Ateco possano lavorare o meno, quanto chiederci e soprattutto stabilire quali misure e protocolli debbano essere messi in campo per poter favorire la riapertura delle attività in sicurezza. Solo con queste garanzie potremo procedere all’unlocking in maniera graduale e attenta, riattivando così il cordone dell’economia ma senza rischi sanitari.
Alcuni settori però, saranno sicuramente più svantaggiati, pensiamo al Turismo.
Il turismo, indubbiamente, fino a che la situazione di mobilità in Italia e nel mondo sarà così limitata, pagherà un prezzo particolarmente alto. Naturalmente l’attenzione di Regione è alta, ma è evidente che per questo specifico settore occorre un provvedimento ad hoc. Così come per altri comparti che hanno come prerogativa la compresenza e l’assembramento di persone, penso ai cinema, ai pub, alle discoteche, ai teatri. Per loro natura intrinseca, insomma, queste attività, idem quelle turistiche, necessitano lo studio approfondito di un provvedimento dedicato che ne permetta la sopravvivenza fino al ritorno alla normalità.
Su tutto il resto, i gruppi di lavoro avranno il compito di fare proposte, con la collaborazione di tutti i soggetti interessati. Stiamo ragionando in termini di apertura, giorni di lavoro e persino di orario. Orario che potrebbe, per alcune attività, essere turnato e addirittura spalmato su sette giorni per distribuire meglio personale e utenza, in maniera più diluita. Ribadisco però che solo quando saranno stabiliti con precisione protocolli e misure di sicurezza e quando ci sarà la possibilità di applicarli pienamente, solo allora, si potrà procedere con la riapertura. Su questo ci stiamo concentrando in modo da essere davvero pronti per inizio maggio.
Quale sarà il ruolo del Governo in questo processo?
Un ruolo di coordinamento univoco e di supporto, il più lontano possibile da polemiche e attriti. Credo che in questo momento abbiamo tutti la necessità di fare un passo indietro: non è tempo di parlare di responsabilità, di distribuire critiche o complimenti. Quello che ci aspetta nei prossimi mesi è un cammino lungo e articolato, in cui la convergenza dell’unità istituzionale e politica sarà fondamentale per mantenere coesione sociale. Serve, insomma, un clima disteso e mi sento di dire che da parte di tutti, sia a livello regionale che statale, ci è stato il massimo impegno per fronteggiare questa emergenza.
Un’emergenza che ha colpito in maniera forte il nostro sistema sanitario. La risposta della sanità lombarda è stata straordinaria, ma è chiaro che qualcosa andrà rivisto. Cosa ne pensa?
Trovo, in generale, sbagliato autogiudicarsi, sia in negativo che in positivo. Posso dire che certamente abbiamo messo tutto quello che si poteva in mettere in campo. Nelle prime settimane dell’emergenza è stato fatto uno sforzo immane sia nel pubblico che nel privato e la risposta è stata davvero straordinaria, tanto da farmi dire che sì, solo la Lombardia poteva reggere un urto così violento. Al contempo è anche vero che, quando si lavora in momenti così frenetici, le decisioni sono veloci e il rischio è quello di incorrere in qualche errore.
Come noto in Lombardia diverse Rsa sono oggetto di inchieste più approfondite per capire meglio come sia stata gestita l’emergenza. E’ d’accordo?
Certo. Le criticità non mancano e sono state segnalate. Queste strutture, per loro natura, accolgono soggetti fragili e particolarmente esposti al lato più aggressivo del virus. È giusto dunque porre più attenzione e più sforzi a sostegno: due settimane fa i contagi erano più trasversali sulla popolazione, ora invece i nuovi casi riguardano moltissimo le Rsa o le strutture socio sanitarie. L’ambito chiede più aiuti, e, pur non essendo diretta competenza Regionale, non è possibile non dare una mano.
Il 21 aprile prenderanno il via i test sierologici in Lombardia, un altro passo importante
Dopo molto lavoro, le nuove implementazioni studiate dal San Matteo di Pavia stanno portando questi test a un livello di affidabilità interessante, oltre il 90%. Ricordiamo però che i test sierologici, che cominceranno dalla settimana prossima sul territorio lombardo secondo modalità che saranno meglio definite in seguito, non danno la ‘patente di immunità’, ma consentiranno di capire chi è stato toccato dal virus e se ha sviluppato gli anticorpi. Un passo certamente importante per una mappatura generale sulla circolazione del virus nella popolazione ma che andrà utilizzato sapendo quale è la specifica funzione.
Infine: che voto darebbe ai cittadini in questa quarantena?
Estremamente positivo. I lombardi hanno risposto con estrema maturità, senso civico e responsabilità alle prescrizioni, anche lunghe e dure, che sono state imposte. Non era scontato, e non era facile. Spesso abbiamo sentito affermare che le generazioni dal dopoguerra in avanti non avrebbero saputo reagire alle grosse difficoltà, direi che questa esperienza dimostra esattamente l’opposto. Andrà sicuramente ricordato. A tutti i cittadini, quindi, dico un vero grazie.