Prequel del ben più celebre L’ombra del vento, questo romanzo di Zafón (uscito nel 2008) ne riprende i personaggi e l’ambientazione.
Non si tratta né di un thriller né di un romanzo storico né di un romanzo di formazione. Eppure, al contempo, è tutte e tre le cose insieme.
Meno bello di L’ombra del vento, tuttavia anche Il gioco dell’angelo risulta affascinante e tenta di conciliare la narrativa introspettiva-psicologica al genere thriller. Per alcuni aspetti può definirsi quasi “gotico” e contribuisce l’ambientazione: il tutto, infatti, si svolge in una Barcellona fatta di vicoli bui e baracche, ville abbandonate e giardini ricchi di segreti.
La frase: Questo posto è un mistero. Un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi, ha un’anima. L’anima di chi lo ha scritto e di quelli che lo hanno letto e vissuto e sognato. Ogni volta che un libro cambia di mano, ogni volta che qualcuno fa scorrere lo sguardo sulle sue pagine, il suo spirito si rafforza. In questo posto i libri che nessuno più ricorda, i libri che si sono perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa di arrivare tra le mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito.
Trama.
Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l’occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore – scrivere un’opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell’umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.