A Pasturo, nell’ambito di Leggermente, lo scrittore milanese ha presentato il suo libro su Antonia Pozzi
Poesie, lettere e fotografie: “Aveva tanto più amore di quanto gli altri fossero capaci di darle”
PASTURO – Poesie, lettere e fotografie con la voce dello scrittore Paolo Cognetti (reso famoso al grande pubblico dal pluripremiato “Le otto montagne”) a fare da filo conduttore. “L’Antonia” è molto più di una semplice biografia: lo scrittore milanese traccia un vero e proprio ritratto di Antonia Pozzi, una protagonista del Novecento. Una storia frutto di un “incontro diretto” dell’autore con la poetessa morta suicida nel 1938, a soli 26 anni. Un lavoro di ricerca certosino: per entrare nell’animo di questa donna tanto singolare, Cognetti ha infatti ripercorso le sua tracce andando persino a cercare tra i monti gli stessi sentieri battuti 80 anni prima.
E non poteva esserci cornice diversa da Pasturo per la presentazione dell’libro avvenuta ieri sera, lunedì, al cinema teatro Bruno Colombo, proprio a pochi passi dalla casa in cui Antonia Pozzi trascorreva l’estate e ai piedi di quella Grigna che tanto amava. Un appuntamento molto partecipate quello organizzato dall’Associazione Il Grinzone nell’ambito di Leggermente, il festival della lettura organizzato da Assocultura Confcommercio Lecco. Una serata molto piacevole dove il racconto di Paolo Cognetti, intervistato dall’ex sindaco Guido Agostoni, è stato inframezzato dagli interventi di Pieranna Rusconi che ha interpretato alcune poesie di Antonio Pozzi.
“Era il 2008 quando una mia cara insegnante, Marina Spada, iniziò a lavorare a un documentario su Antonia Pozzi (“Poesia che mi guardi”) e io avevo assistito a questa lavorazione – ha raccontato Cognetti -. Il 2008 era una data fatidica perché, a 70 anni dalla morte, scadevano i diritti di autore. E’ proprio grazie a questo che negli ultimi anni sono uscite tante riedizioni dei suoi libri. Da lì ho cominciato a leggermela per conto mio e ho scoperto una scrittrice con cui ho sentito una fortissima affinità, quindi ho cercato di capire da dove arrivasse questa vicinanza. Di mezzo c’erano sicuramente Milano, questa montagna che per lei rappresentava libertà da tante cose e il rapporto intimo, quasi segreto, con la scrittura dove lei si confessava”.
Una donna che, a più di 80 anni dalla morte, può essere riletta e considerata come una poetessa contemporanea: “Non si coglie la distanza del tempo nell’italiano, nei suoi versi o nelle cose che decide di raccontare. Ho scritto questo libro con il solo desiderio di raccontare la ragazza che mi sembrava di aver visto dopo averla così tanto letta. Nell’Antonia ho ritrovato quel tipo di ragazze che tanto mi affascinano, anche per il loro dolore. Sicuramente mi sarebbe piaciuto conoscerla. Una vita piena di amori non realizzati, leggendola si capisce come lei avesse tanto più amore di quanto gli altri fossero capaci di darle. ‘Un pazzo desiderio di donarsi’, scrive lei stessa, ma forse a questo pazzo desiderio di donarsi non è mai corrisposto un pazzo desiderio di accoglierla. Mi sono fatto l’idea di una ragazza che faceva paura per la sua irruenza, per l’intensità delle sue passioni…”.
Nella chiacchierata non sono mancati i riferimenti a Pasturo, alla Grigna, alla gente della Valsassina che tanto amava. Il cimitero dove riposa, la sua casa, il suo studio da dove si vedono le sue montagne, la poesia ma anche la fotografia: Paolo Cognetti ha cercato di ripercorrere le stesse strade per cogliere tutti i dettagli di una personalità complicata, tormentata ma anche tanto affascinante. Il libro ci restituisce un ritratto nitido e delicato: un omaggio a un’artista che, senza saperlo e senza volerlo, ha scritto un capitolo della storia del secolo scorso.