Lo scrittore napoletano indaga il timore dell’uomo di rimanere single a un certo punto dell’esistenza
Su pressione della società, il rischio è di mettersi in gioco in rapporti sbagliati sprecando tempo ed energie. Anche se non direbbe più che l’amore non guarisce dalla solitudine
MANDELLO – Cosa succede tutte le volte che ci innamoriamo? Nel caso di Cesare, il protagonista del nuovo romanzo dello scrittore Marco Marsullo, il risultato è sempre lo stesso: rimanere da solo. Una situazione che, arrivati all’età di trentacinque anni, inizia a pesare, soprattutto se gli amici sono tutti fidanzati, ammogliati o con prole.
Nell’ultimo appuntamento in collaborazione tra Festival della Letteratura di Mandello e Leggermente, ospitato dalla Gelateria Costantin alle 18 di ieri, venerdì, Marco Marsullo ha mostrato al pubblico come la paura di rimanere single per sempre non riguardi solo le donne, indagando come l’orologio biologico non sia unicamente una questione femminile. Nel farlo lo scrittore ha scelto di concentrarsi sull’ironia e sul divertimento capaci di provocare una riflessione, parlando a tutti.
A fare da relatore Alessandra Giavazzi, giornalista di Unica TV con cui già dalle prime battute sviluppa un feeling particolare, fatto di un botta e risposta scherzoso e continuo che renderà l’intervento tutt’altro che ingessato, in linea con la personalità napoletana di Marsullo.
“Tutte le volte che mi sono innamorato”, questo il titolo del libro, ha degli elementi autobiografici, come svelerà immediatamente l’autore a incontro appena cominciato: “La situazione in cui si trova il protagonista è la stessa in cui mi trovavo io qualche tempo fa, anche in termini di età. Ero io il Cesare della comitiva, con il timore di vivere il resto della mia vita in solitudine. Sembrerà strano ma anche gli uomini hanno questa paura arrivati a una fase della loro esistenza: che la società metta pressione alle donne in questo senso è risaputo, per cui ho voluto occuparmi del punto di vista maschile, del quale poco si parla”, spiega Marsullo.
Raccontasi bugie
Superata una certa età, per non apparire gli strani del gruppo, subentra l’affanno di cercare assolutamente una relazione: “Un uomo non ancora accoppiato viene associato a un ragazzino superficiale che non ha voglia di impegnarsi e prendersi le sue responsabilità. In realtà molto spesso dietro questa convenzione si nasconde il dolore di tutti i fallimenti precedenti. La scelta di non mostrarli è dettata dall’educazione ricevuta, improntata sul non rivelare i propri sentimenti”, prosegue Marsullo.
Conseguenza di questo meccanismo è un disallineamento tra come ci si presenta fuori e ciò che si pensa veramente, quasi come se vigesse l’obbligo di mantenere una certa facciata anche se le reali sensazioni provate nella relazione si discostano dall’immagine data all’esterno, solo perché la collettività vuole le persone sistemate a un certo punto del loro cammino, quasi fosse un passaggio obbligatorio da spuntare su una lista.
Marsullo conosce bene quest’impressione perché l’ha vissuta sulla sua pelle: “In tanti dei miei legami precedenti avevo il sentore di trovarmi nel posto sbagliato e con la persona sbagliata. Con “Tutte le volte che mi sono innamorato” ho voluto proprio raccontare il senso di spaesamento provato in queste circostanze. C’erano volte in cui per me essere in una relazione diventava una routine: stavo con una persona sapendo di non volerci stare e che prima o poi sarebbe finita, eppure lo facevo lo stesso. Non c’era chiarezza in me stesso”.
Una nuova prospettiva
Cesare decide di mettersi in gioco e cercare una compagna quando uno dei suoi amici, Sandro, prende la decisione di sposarsi e gli consegna un invito con scritto +1: da quel momento Cesare si porrà come obiettivo di trovare l’amore entro sei mesi per presentarsi al matrimonio accompagnato. Coincidenza temporale, Marsullo finisce di scrivere il romanzo proprio sei mesi prima di conoscere la sua attuale fidanzata, dopo essersi preso un periodo di pausa da quel vortice di tempo ed energie sprecati nelle relazioni sbagliate.
“Negli ultimi due anni mi sentivo stanco, per cui ho deciso di fermarmi e di recuperare fiato, evitando di mettermi nuovamente in gioco in altri rapporti. Il lockdown in questo senso ha aiutato a fare mente locale. Una scelta che mi ha aiutato a liberarmi e a farmi incontrare la persona giusta – confessa Marsullo -. Se rivedrei alcune parti del mio libro alla luce della mia situazione sentimentale attuale? Una di sicuro sì: non scriverei più che l’amore non guarisce dalla solitudine“.