“Diciamo basta al modello economico capitalistico attuale”

Tempo di lettura: 2 minuti

LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:

“Mi sono giunte nella casella email alcuni interventi postati su facebook con argomento “Ora basta” proposto da Salvatore (Tore) Rossi. Dopo la loro lettura mi è spontaneamente sorta la seguente riflessione.
Io credo fermamente che BASTA vada detto al modello economico e di conseguenza sociale che hanno orientato il nostro agire a partire dagli anni sessanta in poi. Un modello, quello capitalistico sfociato poi nella deriva consumistica e infine finanziaristica, che mostra tutte le sue falle da anni, decenni direi io. Ma che nessun schieramento politico presente in parlamento, nessun sindacato e nessuna associazione di categoria osa mettere in discussione. Cresciuti grazie a quel modello, arricchitisi grazie a quel modello e tutt’ora beneficiari di rendite di posizione legate a quel modello economico, non vedono al di la di esso. Eppure fior di economisti, premiati addirittura col Nobel, da tempo ne evidenziano tutti i limiti e propongono valide alternative. La dottrina sociale della chiesa ha proposto una terza via in varie occasioni ed encicliche. Ciò nonostante, ancora oggi, l’unica ricetta che tutti: politici, sindacati, industriali, maggioranza degli indignati ecc. propongono per uscire dalla crisi è lo sviluppo, la crescita del PIL, del fatturato, della produzione. I sindacati spinti dalla chimera della piena occupazione, gli industriali dall’aumento del profitto, i politici dai maggiori introiti fiscali, ma tutti spingono in quell’unica direzione: la crescita presentata come panacea a tutti i mali. Eppure la crisi nasce proprio da li, da una crescita eccessiva che ha spinto a consumi eccessivi fatti a credito e che poi non sono più stati ripagati. I famosi mutui sub prime di cui più nessuno parla. Insomma per farla breve, o si cambia il modello economico che ci ha guidati dal dopo guerra sino ad oggi, oppure si parla, parla, parla, si dice basta a quella o quell’altra cosa che in quel dato momento, e giustamente, ci indigna di più, ma alla fine il problema resta in tutta la sua prorompente drammaticità, pronto a deflagrare ad ogni cader di foglia”.

Alberto Valsecchi
Verdilecchesi