Come spiegare una strage

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In questi giorni più volte i telegiornali hanno riportato la notizia della strage avvenuta a Denver, dove un giovane ha sparato sugli spettatori in un cinema uccidendo 12 persone, tra le quali una bimba di sei anni. Ad ogni nuova edizione del Tg, poi, vengono quotidianamente annunciate news e aggiornamenti sulla vicenda, tanto che anche i più piccoli spesso vengono a conoscenza del fatto e chiedono spiegazioni ai genitori.

E’ questo il caso di un papà che ci ha contattate:

“Buongiorno, sono il papà di un bimbo di 7 anni. Ieri, mentre pranzavamo, al telegiornale hanno parlato della strage di Denver e mio figlio mi ha posto delle domande che mi hanno messo in difficoltà. Perché quell’uomo ha ucciso tutte quelle persone? Perché era arrabbiato anche con quella bambina? E soprattutto: può succedere anche a noi se andiamo al cinema?

Come rispondere in modo sincero a queste questioni per tranquillizzarlo?”.

Abbiamo già parlato in una articolo precedente della morte e di come affrontare il discorso con i bambini. Questa situazione è però diversa: non si tratta di far fronte al dolore di un lutto familiare, ma di guardare al mondo in cui viviamo anche come scenario di atti di violenza senza senso.

E’ proprio la difficoltà di trovare un senso che spesso ci disarma davanti alle domande dei più piccoli: se non troviamo una spiegazione logica e facile da comprendere, come possiamo evitare di trasmettere ai nostri figli timori e paure che anche a loro potrebbe succedere qualcosa di terribile?

Diamo spazio a queste domande. Anche se ci mettono in difficoltà, perché siamo preoccupati di come sia più o meno giusto rispondere, è fondamentale che un bambino trovi spazio, tempo e accoglienza a questi dubbi leciti. Svincolare o evitare il discorso non lo tranquillizzerà, anzi potrebbe acuire la sua sensazione di insicurezza.

Facciamo emergere il loro punto di vista. I bambini, spesso ancor prima di esplicitare una domanda, hanno un proprio punto di vista e una propria possibile spiegazione (più o meno fantasiosa) alla situazione. Chiediamo a loro cosa ne pensano e cerchiamo insieme delle risposte alle vicende che ci lasciano ammutoliti.

Non mentiamo. La domanda che più di tutte ha messo in difficoltà il papà che ci ha scritto è l’ultima: può succedere anche a noi? La risposta che sorge spontanea sarebbe un chiaro e deciso NO. No perché ci sono io, no perché queste cose accadono sempre lontano, no perché anche solo il pensarlo mette già in ansia noi genitori.

Purtroppo non è così, e soprattutto con i bambini più grandicelli che vengono a contatto con informazioni di cronaca nera anche e soprattutto del nostro paese, non funziona. Sanno benissimo che non è vero, perché ogni giorno sentono parlare di omicidi in famiglia e altre vicende terribili che non avvengono certo dall’altra parte dell’oceano.

Logicamente non si può nemmeno rispondere a cuor leggero con un SI, minando le loro sicurezze. Cerchiamo allora di rassicurarli, dicendo loro che a volte succedono delle cose brutte, ma che voi genitori siete presenti proprio per proteggerli e aiutarli nelle difficoltà.

Facciamo attivamente qualcosa con loro. Una possibile strategia per controllare e condividere timori e paure, senza lasciarsi travolgere dagli eventi, è decidere di fare qualcosa per affrontare la situazione. Se una vicenda in particolare turba e colpisce profondamente il bambino, oltre a dare spazio alla parola, proponiamogli di fare attivamente qualcosa.

Partecipare a una raccolta fondi o beni di prima necessità alle quali può contribuire in prima persona con qualche monetina o un giocattolo, ricordare le vittime in una preghiera o accendendo una candela, fare un disegno o scrivere un biglietto sono tutti gesti che fanno entrare in un’ottica attiva. Non si è più infatti spettatori passivi e inermi davanti alla violenza e al male, ma si può fare concretamente qualcosa per farvi fronte, senza negare la loro esistenza.

 Lucia Riva e Elisabetta Vitali

Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru www.consulenzapedagogicakoru.it
Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it

 

 

 

 

 

 

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