In tanti a Palazzo Falk per ascoltare il professore della Cattolica
Nel suo saggio, Parsi analizza il ritorno della guerra in Europa e il potere/ruolo della democrazia
LECCO – “Ripensare la guerra, e il suo posto nella cultura politica europea contemporanea, dopo l’Ucraina, è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti ad un disegno spezzato senza nessuna strategia per poterlo ricostruire su basi più solide e universali”.
Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni internazionali nella facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano, è stato ospite di Leggermente nel pomeriggio di domenica 19 marzo dove ha presentato il suo libro ‘Il posto della guerra e il costo della libertà’, un saggio che analizza il ritorno della guerra in Europa dopo l’aggressione della Russia contro l’Ucraina.
Parsi, accompagnato da Stefano Motta e dalla giornalista di Radio24 Giulia Cannizzaro, ha ripercorso l’escalation militare nel cuore dell’Europa, partendo dai ‘segnali’ della crisi per arrivare ad ipotizzare le conseguenze del conflitto.
Cuore del ragionamento di Parsi è stata la democrazia: “Se c’è una cosa che il popolo ucraino ha fieramente dimostrato – ha dichiarato il professore – è che è disposto a morire per difendere la democrazia. Cos’è la democrazia? E’ il modo più gentile per governare le persone, non mi viene in mente definizione migliore. Governare, nella storia, ha sempre significato anche coercizione, per anni il potere è stato crudele. Poi è arrivata la democrazia, che ha avuto delle conseguenze gigantesche sulla vita delle persone, chi ci vive lo da spesso per scontato. Ricordo che in Russia i ragazzini che hanno scritto ‘No alla guerra’ sono stati deportati negli orfanatrofi in Siberia, strappati alle loro madri per aver espresso un’opinione”.
Perché ‘il posto della guerra?’. “L’Europa è stata il posto della guerra – ha spiegato Parsi – se ci pensiamo la nostra cultura affonda in un poema, l’Iliade, che narra di una lunga e sanguinosa guerra. L’invenzione dello Stato è stata la soluzione alla guerra civile e gli Stati Europei nascono in questa realtà, che ne fa eccellenti macchine da guerra. L’Occidente si è espanso con la forza e le due guerre mondiali hanno segnato l’apice. Poi, l’obiettivo è stato raggiunto: la pace, non intesa come assenza di conflitto bensì rendere il mondo un posto sicuro per le democrazie. Questo ha trasformato profondamente l’identità europea: dopo la fine della seconda guerra mondiali siamo diventati figli di un’idea, di un’Unione Europea basata su tre principi: una democrazia rappresentativa, un’economia di mercato competitiva e una società aperta. Cioè da allora non ci pensiamo come nemici, tra Stati, perché siamo democratici. Da lupi, siamo diventati cani lupi, domestici”.
Il 24 febbraio 2022, dopo quasi ottant’anni, la guerra è ricomparsa in Europa. Con l’aggressione militare della Russia all’Ucraina, si sono rotti decenni di pace e il vecchio continente è tornato ad essere ‘il posto della guerra’. Per Parsi, solo la credibilità e la sopravvivenza di quell’ordine liberale e democratico che Putin ha attaccato può escludere la guerra come prospettiva: “Le democrazie hanno tante ‘magagne’, è vero, e sono lente a coordinarsi. Ma l’Occidente intero si identifica nei principi della democrazia e questo ci rende forti, più di quanto Putin pensi. E ciò che l’Ucraina sta facendo, lo dimostra: non bisogna arrendersi mai, che la difesa della liberà ha un costo ma è il presupposto per perseguire ogni speranza, che le cose per cui vale la pena vivere sono alla fine le stesse per cui vale la pena morire”.