In un angolo di Mandello rivive la figura di Carlo Guzzi, cofondatore della Moto Guzzi
Uno spazio espositivo voluto dal Moto Club Carlo Guzzi, apprezzato durante il Motoraduno e che per innovarsi chiede il supporto degli appassionati
MANDELLO – In un angolo di Tonzanico, località di Mandello, affacciato verso il centro del paese, a poca distanza da dove si trova il monumento dedicato a Carlo Guzzi e l’Antica Officina Ripamonti (luogo in cui nacque il primo prototipo Guzzi), il motore della passione e la voglia di tenere in vita la storia di una famiglia, di una dinastia, hanno permesso la nascita di una nuova creatura legata al mondo della Moto Guzzi, e in particolare alla figura di Carlo Guzzi. L’insegna rosso fuoco, rudimentale, sopra una scritta a campeggiare in bianco, accanto il busto disegnato del cofondatore del marchio dell’Aquila, insieme a Giorgio Parodi, che ha reso celebre Mandello in tutto il mondo (il terzo amico che avrebbe dovuto cimentarsi con loro in questo progetto, Giovanni Ravelli, colui che avrebbe portato in gara le moto, purtroppo perse la vita in un incidente aereo, nell’agosto del 1919. Da qui il simbolo dell’aquila, quella dei piloti d’aereo). E’ così che si presenta il Carlo Guzzi Point, situato in Via Parodi all’incrocio con Via Dante Alighieri.
Uno spazio aperto a qualunque guzzista e non, proveniente da qualunque parte del globo, come testimonia la porta d’ingresso tappezzata di fogli su cui si legge la parola “benvenuto” in tutte (o quasi) le lingue del mondo. Un’accoglienza che vuole essere sin da subito calorosa e inclusiva quella del Moto Club Carlo Guzzi, realtà mandellese che ha avuto l’idea di creare una sorta di piccolo museo con l’intento di dare lustro alla figura di Carlo Guzzi e agli altri componenti della sua famiglia.
“Ufficialmente il Carlo Guzzi Point ha aperto il 13 luglio di quest’anno, per metterlo in piedi ci è voluto un mese e mezzo circa. Non tantissimo perché, al di là di qualche rifinitura agli spazi e sistemazioni a livello di allestimento, tutto il materiale che è collocato qui apparteneva già al Moto Club, l’abbiamo semplicemente trasferito – raccontano il vicepresidente Fabio Sandionigi e Rocco Torri, membro del Club e sfegatato guzzista, che ci accompagneranno in questo viaggio che vede incrociarsi la storia del Moto Club Carlo Guzzi, della Moto Guzzi e della famiglia Guzzi stessa -. In particolare ci interessa dare visibilità ai reperti storici in nostro possesso, al Club stesso e a Carlo Guzzi”.
Di una sola stanza è fatto il Carlo Guzzi Point, ma è così pieno di oggetti e documenti trasudanti di storia che è difficile scegliere su cosa soffermarsi. Sicuramente buona parte di attenzione la catalizza la moto al centro della sala, un GT17 prototipo che contiene il motore della GT 500 con cui Giuseppe Guzzi, fratello di Carlo, compì svariati viaggi da una parte all’altra del Vecchio Continente. Trattandosi di un prototipo, si tratta di una motocicletta unica nel suo genere, che presenta caratteristiche differenti dal modello standard, a seguito delle modifiche apportate da Guzzi stesso.
“Ce l’ha donata Angela Locatelli, vedova di Ulisse Guzzi (figlio di Carlo). Su questa moto Giuseppe Guzzi ha perfezionato il sistema di sospensione posteriore. Essendo un ingegnere, fu direttore tecnico della Moto Guzzi, era solito sperimentare e pensare delle modifiche che poi collaudava personalmente in giro per l’Europa. Durante un viaggio nei Balcani ruppe il telaio ma, in qualche modo riuscì ad assemblarlo nuovamente, seppur rendendolo “molleggiato” e non più rigido. Si reso conto che così era più comoda da guidare, scoperta che sancì la nascita della GT (Gran Turismo)”, sempre Torri e Sandionigi.
Inizialmente fu la concessionaria Agostini a conservare questo tesoro per ragioni di spazio, ma alla fine degli anni ’80 il GT17 prototipo venne portato nella sede del Motoclub, dove un tempo c’erano le scuole in Via XXIV Maggio. “Una moto che conserviamo gelosamente e portiamo nelle manifestazioni più importanti”, sottolineano i due.
Proprio per onorare uno dei viaggi di Giuseppe Guzzi che lo portò fino al Circolo Polare Artico nell’estate del 1928, impresa che finì su tutti i giornali considerata la viabilità e le moto dell’epoca, il Moto Club Carlo Guzzi decise di cimentarsi in un viaggio a Capo Nord con il GT17 prototipo guidato a turno per festeggiare una doppia ricorrenza: i vent’anni della fondazione e i settant’anni della Moto Guzzi. “A pianificare il viaggio ci pensarono Roberto Lafranconi, tutt’ora segretario del Club e il socio Giulio Rompani. Durante il percorso, ogni sera, ci riunivamo con altri guzzisti nelle zone che attraversavamo, che sapevano saremmo passati da lì”.
Una delle tante iniziative organizzate nella storia del Moto Club Carlo Guzzi, nato dalle ceneri di quello che fino agli anni ’60 fu il Moto Club Mandello. “Era una vera e propria istituzione, che poi però entrò in crisi e di cui raccogliemmo il testimone per dare continuità alla tradizione del Moto Club, che chiamammo proprio con il nome di uno dei cofondatori della Moto Guzzi, mancato qualche anno prima. Il nostro primo raduno fu nel ’78, organizzammo gimkane e gare di trial”.
Testimonianza di queste manifestazioni le foto appese a una delle pareti, incorniciate di rosso, che ritraggono i raduni motociclistici. “Dal ’92 proponemmo anche un raduno ai Piani Resinelli dedicato alle moto bicilindriche. Scegliemmo questa zona e non Mandello per non creare confusione con il Motoraduno Guzzi. Ci venivano circa 250-300 persone, era un modo anche per ravvivare la località che in quel periodo era praticamente dimenticata. Una bella occasione per conoscere tante persone, venute per restare a dormire in tenda”, ricordano Torri e Sandionigi.
Da menzionare all’interno del Carlo Guzzi Point anche il modello in scala funzionante del generatore a vapore progettato e realizzato dallo stesso Carlo Guzzi (a ispirarlo invece fu il padre Palamede, che era un ingegnere) intorno agli anni ’30 la cui versione in grandezza naturale serviva ad alimentare la casa di proprietà ai Resinelli, per fornirla di corrente elettrica e acqua calda. A donare il modello fu Luigi Forni, che per anni lavorò nel reparto di ricerca e sviluppo della Moto Guzzi e aveva un legame fortissimo con lo storico museo dell’azienda (“era lui, spesso e volentieri, ad accogliere con garbo e competenza i visitatori”). Rapporto di connessione che deteneva anche con lo stesso Moto Club Carlo Guzzi, tanto che la sua V7 Special si può ammirare oggi all’interno del Carlo Guzzi Point.
Dentro il vetro di uno dei banconi presenti una serie di medagliette donate da Fanny Guzzi, sorella di Carlo, che peraltro aprì una via sulla Grigna Meridionale che porta il suo nome, oltre ad altre vie sul Monte Rosa. I lati più nascosti della personalità di Carlo Guzzi vengono invece descritti dal giornalista L.G. Conato che restituisce di lui un’immagine scherzosa, dietro la facciata burbera. Lo dimostrano gli aneddoti riportati su alcuni pannelli, mentre su altri viene narrato un pezzo di storia che tanti probabilmente non conoscono, “I Guzzi prima della Moto Guzzi”.
Ebbene sì, prima di fondare la casa motociclistica mandellese, i Guzzi erano già attivi in questo campo, in particolare Giuseppe Guzzi nel 1908 con l’officina che divenne “F.lli Guzzi”. Attività che nel 1911 venne rilevata da Carlo Guzzi con Giorgio Ripamonti, i quali poi ne cambiarono la denominazione in “Officine già Fratelli Guzzi”. Ad attestare il passaggio un documento ufficiale rinvenuto dal giornalista Roberto Manieri, che rende lampante come i due non fossero semplici amici, ma anche soci in affari. Un sodalizio di cui si era sempre sospettato, ma che fino a quel momento non aveva ancora trovato riscontro in testimonianze ufficiali, che invece Manieri è riuscito a recuperare scavando negli archivi. Dopodiché, nel 1919, Carlo Guzzi creò a Mandello una ditta individuale per la costruzione di motocicli e riparazione di autoveicoli.
Per il Carlo Guzzi Point quest’anno c’è stato il “battesimo” del Motoraduno. A settembre infatti, per la prima volta, si è fatto conoscere al mondo dei guzzisti che, inizialmente, svelano Torri e Sandionigi, “lo hanno accolto con un po’ di indifferenza, molti pensavano fosse un negozio. Poi piano piano, dopo aver portato un po’ di volantini negli esercizi commerciali vicini, la gente ha iniziato ad arrivare e ci siamo ritrovati a lavorare nei quattro giorni del Motoraduno 11 ore no stop. Insomma, un riscontro non indifferente. Tanti già alle nove del mattino erano fuori dal Carlo Guzzi Point in attesa di entrare. Gli avventori più lontani provenivano da Canada e Australia, ma anche da Norvegia, Irlanda, Francia, Germania e Spagna”.
E per chi verrà l’anno prossimo a Mandello per il Motoraduno, non è detto che troverà necessariamente gli stessi cimeli. “La nostra idea è di cambiare periodicamente i reperti esporti, non vogliamo che il Carlo Guzzi Point sia uno spazio statico, ma in continuo mutamento, come fosse una galleria d’arte che di tanto in tanto viene aggiornata con nuove foto, video, storie legate a Carlo Guzzi e alla Moto Guzzi, anche inerenti a vicende più recenti. Siamo aperti alla collaborazione, ben venga la disponibilità da parte di chi vuole contribuire a questo progetto, portando un pezzo di storia dei motori di Mandello. Siamo gli unici testimoni della discendenza della famiglia Guzzi, per quel che possiamo cerchiamo di dare un supporto culturale, facendo sì che tante storie legate alla Moto Guzzi e a Mandello possano restare in vita”.
Per gli interessati che volessero concorrere ad arricchire la storia del Carlo Guzzi Point è possibile contattare motoclubcarloguzzi@virgilio.it.