Fabio Dadati: “L’Italia è a terra, ripartiamo dal talento”

Tempo di lettura: 3 minuti
Fabio Dadati

LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:

In Italia la convivenza civile è a rischio, la democrazia a un bivio.

Il voto della regionali della Sicilia e le previsioni per le prossime elezioni politiche mostrano nel primo caso che per la prima volta nella storia italiana, oltre la metà degli elettori non ha votato, e nel secondo che i sondaggi parlando di un’astensione del 40% degli italiani.

Questa la politica, dall’altro lato i corpi intermedi: le aziende escono dalle associazioni di categoria, i lavoratori dai sindacati, gli ordini professionali sono in affanno.

Un dato è certo, il popolo è lontano da chi lo dovrebbe rappresentare.

Fosse solo questo, ma abbiamo una crisi economica che da quattro anni attanaglia famiglie e imprese e che ha fatto emergere un problema devastante, una crepa enorme sulla convivenza civile del nostro Paese: la perdita della credibilità della classe dirigente, pubblica o privata che sia.

Un rischio enorme. Pensate solo se la stagione del terrorismo, delle Brigate Rosse e dei NAR, si fosse verificata in una nazione così delegittimata agli occhi dei suoi stessi cittadini. Se i due grandi partiti, DC e PCI e i sindacati, le associazioni di categoria, non avessero costruito un muro per difendere la democrazia. I sono convinto che se fossero stati nella situazione odierna non sarebbe stato possibile vincere la battaglia così come furono in grado di fare. E quello che sarebbe potuto succedere sarebbe stato devastante.


L’Italia è a terra, esausta, demotivata, sofferente. Riuscirà a rialzarsi?

Io credo di sì, perché sta emergendo la voglia di riscatto, il desiderio degli italiani di prendere in mano il loro futuro, di cambiare il sistema.

Si sta svegliando la maggioranza fino ad oggi silenziosa, ha capito che si deve mettere in gioco, che non può più stare alla finestra, che deve dire la sua.

Il punto di svolta sarà riuscire a trovare una sua vera rappresentanza.

Non credo che il futuro sarà ancora nella contrapposizione tra centro, destra e sinistra ma tra populismo e riformismo, tra chi crede nell’Europa politica e vuole regole certe, merito, responsabilità, riforme e comprende la necessità dei corpi intermedi alla base di un sistema democratico, e chi non vuole nulla di ciò, vuole uscire dall’Unione, vuole un rapporto diretto leader-popolo, è giacobino, chiama sia pur simbolicamente il sangue e la rivolta.

Questa è la grande sfida dell’Italia, non chi vincerà le elezioni con il modello attuale, ma che si affermi un cambiamento credibile, nelle persone, nella sostanza, nella forme.

Un cambiamento che riannodi la corda sfilacciata. Un cambiamento nella politica, nelle categorie, nei sindacati, negli ordini. Un cambiamento che riporti almeno la speranza, una speranza non in un uomo solo, bensì, in un modello che è capace di rinnovarsi e ripartire. In migliaia di volti e storie che testimoniano la continuità di un Paese che non è ancora stato sconfitto dalla malattia, ma che ha ancora anticorpi forti per guarire.

La guarigione è la normalità. Sono gli italiani di talento.

Di quel talento fatto di lavoro quotidiano, di fatica quotidiana, di priorità di valori che partono dal rispetto degli altri, passano dalla dignità, dall’attenzione per i propri affetti.

Sono convinti del fatto che in politica e nelle associazioni e nei sindacati e negli ordini ci si può stare tutta la vita, ma solo per pochi anni si assumono ruoli di responsabilità.

Rinascimento Italiano ha posto l’accento sul merito, ha aperto una porta di accesso alla politica per quegli italiani che fino ad oggi ne sono stati fuori, cerca i talenti e guarda a tutti coloro che credono nel cambiamento, siano movimenti o persone.
Darà il suo contributo per vincere la battaglia a cui tutte le persone di buona volontà sono chiamate. Se potrà non lo darà da solo ma insieme a tutti coloro che si stanno impegnando e condividono questi principi”.

@FabioDadati

Coordinatore Nazionale
Rinascimento Italiano