Novelle per un anno bluceleste. Il 2012 di Castagna, Rota e Roncari

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LECCO – Tre uomini, tre ruoli diversi, tre età diverse. Tre percorsi diversi che convergono su un’unica strada, quella bluceleste.
Davide Castagna, Andrea Rota e Fiorenzo Roncari hanno condiviso solo l’ultima parte del 2012, quella che i tifosi lecchesi conoscono meglio, eppure, per certi aspetti, la loro storia è simile. Una storia che li ha portati a diventare il bomber, il capitano e l’allenatore del Lecco. Ripercorriamo insieme a loro il 2012 che sta per chiudersi, dividendolo idealmente in tre parti: i primi sei mesi, l’estate e il girone di andata da poco conclusosi.

GENNAIO – GIUGNO 2012: VOGLIA DI RICOMINCIARE
Sono stati difficili i primi mesi dell’anno per Davide Castagna. Nell’estate del 2011, la grande occasione, il sogno di una vita che diventa realtà: l’attaccante del 1991, cresciuto in bluceleste, dopo un anno in serie D con l’Olginatese, torna a casa, con l’intenzione di vivere al meglio il suo primo anno tra i professionisti. Il Lecco è ancora in Seconda Divisione e, con Alessio Delpiano in panchina, il Toro di Civate sa di poter dire la sua. Poi, già nel mese di settembre, una frattura alla tibia spezza subito l’incantesimo. Prima il gesso, poi la riabilitazione in palestra e in piscina. Intanto, il Lecco cambia un paio di allenatori e si ritrova sul fondo della classifica. Un incubo. Uno spiraglio si apre solo a inizio marzo. La primavera sta per arrivare e la squadra sembra aver ritrovato gioco, grinta e speranze con il tecnico Giacomo Modica.
E Davide Castagna non vuole arrendersi.
“Rientravo dall’infortunio, quindi ho fatto di tutto per essere disponibile almeno nell’ultimo mese”. Le cose non vanno, però, per il verso giusto. Il Lecco riesce a raggiungere i play-out, ma il Toro non vede il campo. “Ho fatto solo 3 panchine”. Il che equivale a un’altra grande delusione. “Ho vissuto l’esperienza della retrocessione senza poter dare il mio contributo”. Dal 27 maggio, giorno della retrocessione di Mantova, tutto torna in discussione. In meno di un anno, Davide si ritrova a dover ricostruire il suo sogno, scontrandosi con una realtà per nulla promettente.

Contemporaneamente, il 27 maggio, Andrea Rota vive la medesima esperienza della retrocessione allo stadio “Ferruccio”di Seregno. Andrea non segue, però, la sfida play-out dalla tribuna. Lui è in campo, con la maglia della Colognese, a giocarsi una chance strappata nel finale di stagione.
“I primi sei mesi del mio anno sono stati simili a quelli del Lecco. Ero arrivato alla Colognese in una situazione disperata, con la squadra ultima in classifica, ma siamo riusciti a fare i play-out, anche se alla fine siamo retrocessi contro il Seregno. Nessuno si aspettava di arrivare ai play-out, quindi è stata una cavalcata tutto sommato positiva. Sulla panchina c’era mister Porrini, che ora è primo con il Pontisola. Posso dire che sia andata bene a tutti e due, alla fine”.

Nel frattempo, a un centinaio di chilometri di distanza, Fiorenzo Roncari cerca anche lui di ricostruire la sua carriera da allenatore dopo la delusione portata dall’arrivo del 2012.
“L’anno solare è cominciato con un’amarezza, perché ho avuto un problema con il presidente del Verbano. Nonostante la buonissima classifica e nonostante le cose andassero bene, purtroppo ci siamo divisi. Questo per un allenatore non è mai piacevole; si rivede un po’ tutto quello che si è fatto, rimettendosi in discussione. Alla fine, ci si dà qualche giustificazione, perché la responsabilità non è mai solo dell’allenatore”.
Il tecnico cerca però di trarre un vantaggio dall’addio al Verbano. “Ho approfittato di questo tempo libero forzato per seguire qualche squadra e qualche metodologia di allenamento. Mi è servito per conoscere tanti giocatori e tanti giovani, che andavo a vedere al sabato, pensando che una nuova opportunità mi sarebbe capitata con l’anno nuovo. Volevo farmi trovare pronto e il più possibile preparato”.

IL VENTO CALDO DELL’ESTATE
Arriva l’estate e con il 30 giugno arriva anche lo scioglimento dei contratti. Per molti, ma non per tutti. Davide Castagna resta vincolato al Lecco. Il problema è che il Lecco viene vincolato a Joseph Cala, giunto in riva al lago con un curriculum poco rassicurante. Le incertezze si moltiplicano, la paura cresce, le scadenze si avvicinano. L’unica soluzione sarebbe quella di trovarsi una nuova squadra, ma non è facile.
“Non ho molta esperienza – ricorda Davide-  però, quando hai una retrocessione sulle spalle, le conseguenze che arrivano l’anno dopo sono brutte: fai fatica a trovare squadra ed è un marchio a vita nel mondo calcistico. Cosa pensavo dopo il 27 maggio? Pensavo che avrei fatto fatica a fare delle partite. Pensavo che tutto potesse cambiare, pensavo di dover andare a lavorare, di mettere il calcio in secondo piano. Questo stato d’animo è durato tutta l’estate, fino alla prima giornata con il St. Georgen”. Ora, il ricordo strappa anche un sorriso. “Andavo al “Rigamonti-Ceppi” e vedevo tanta gente in campo. C’era anche Rota e mi chiedevo chi fosse questo vecchio… No, vagamente me lo ricordavo Rota, soprattutto quando giocava in D con il Lecco, 9 anni fa”.

Anche il grande “vecchio” Andrea Rota si ricorda della sua esperienza con il Lecco dal 2002 al 2004. Infatti, dopo aver appreso della retrocessione in serie D, confessa: “Ora il mio sogno sarebbe quello di poter incontrare una volta il Lecco da avversario”. Perché solo da avversario? Il destino, a volte, è in grado di regalare qualcosa di meglio.
“Ho detto quella frase lì perché figurati se pensavo di tornare in una piazza del genere! Mai e poi mai l’avrei immaginato, alla mia età per di più. Il mio sogno era quello di poter tornare a giocare in questo stadio. Poi il sogno si è avverato in modo completamente diverso. Fare un anno qui, da capitano, nell’anno del Centenario, era fuori da ogni immaginazione”.
Le tappe di avvicinamento al sogno bluceleste non sono però state prive di ostacoli. Anche l’estate del centrocampista classe ’76 è stata calda e faticosa.
“Mi ha chiamato Paolo (Cesana, ndr) verso luglio per fare due chiacchiere e per propormi di allenarmi e basta. Sotto la gestione di Cala, però, dopo 15 giorni, ho capito che non era il mio ambiente, non c’erano le condizioni per continuare e mi sono allenato da solo a casa. Dopodiché, le cose sono cambiate e mi hanno richiamato”.

L’attesa di una chiamata dura per tutta l’estate anche per Fiorenzo Roncari. Alla fine, quella telefonata arriva. “Dopo qualche interessamento, c’è stato il contatto con il Lecco e per questo devo ringraziare Angelo Battazza, che mi ha dato l’opportunità di diventare allenatore di una squadra così importante.
La situazione del Lecco la seguivo già da tempo, perché mi era stata ventilata questa possibilità. La seguivo giornalmente e ogni giorno che passava, dentro di me, c’erano sentimenti diversi. Un giorno pensavo: magari domani mi chiamano per cominciare. E il giorno dopo: non mi chiameranno mai. Però, in cuor mio, c’era davvero una volontà forte e un entusiasmo grandissimo per mettermi in gioco, nonostante tutti i dubbi del momento. Ognuno di noi deve essere convinto di quello che fa ed ero sicuro che ci sarei riuscito. Fino a che, un giorno, sono stato chiamato e mi hanno detto: domani cominciamo”.

E le chiacchiere se le è portate via il vento caldo dell’estate.

RICOMINCIAMO
E lasciami gridare. E lasciami sfogare. Io senza Lecco non so stare.
Chi era al “Rigamonti-Ceppi” il 2 settembre scorso sa a chi attribuire l’urlo pappalardiano.
Un sogno che ricomincia senza aver bisogno di addormentarsi non poteva che essere così per Davide Castagna. E non poteva avere che due colori: il blu e il celeste. Prima partita, due gol. Fino ad arrivare a 12 alla fine del 2012. Preciso.
“Dopo la partita con il St. Georgen, ogni domenica segnavo, poi sono tornato alla realtà. Dall’ansia della prima domenica, però, sono passato alla gioia”. Il bomber ci regala alcuni flash di quel primo giorno in campo. “Mi siedo vicino ad Andre, neanche lo conoscevo, e gli dico: tu che sei il capitano, cerca di evitarci una figuraccia. Poi, pim, pum, pam… gol. Sono durato 20 minuti, non ho capito niente. Era ora di fare gol in prima squadra e finalmente ne erano arrivati due. Prima doppietta in D, alla prima giornata, dopo un anno che non giocavo”.
Non un’emozione da poco. “Ogni tanto rivediamo le foto della prima giornata e ci vengono ancora i brividi. E’ quello spirito lì che dobbiamo mantenere e che può fare la differenza. Ma è anche difficile da mantenere”.
Uno sguardo all’immediato futuro. “L’obiettivo è quello di restare il più in alto possibile e andare al campo con questa serenità, che non ci deve mai mancare. Spero di ripetermi, di fare come all’andata e questa sarà la parte più difficile”.

Andrea Rota ha dovuto ricominciare due volte in questo girone d’andata, alla prima giornata e dopo la frattura di due costole patita contro il Seregno.
“E’ andato tutto benissimo fino al primo novembre, poi mi sono ritrovato con un infortunio un po’ fastidioso. Però gli ultimi 6 mesi sono stati positivi”.
In bluceleste dopo dieci anni. Cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale?
“Ho trovato assolutamente identico l’attaccamento della città alla squadra. Sarà perché sono capitato in due annate molto simili. Forse le reazioni dopo la radiazione e dopo la retrocessione nei Dilettanti sono state similari. Ho ritrovato l’attaccamento smisurato per questa squadra. Mi ha fatto piacere rivedere le stesse facce: non mi sembrate neanche invecchiati! Non so come mi vediate voi… Vi siete moltiplicati come stampa, però poco è cambiato”.
Andre torna un attimo a dieci anni fa.
“Mi ricordo il giorno di Lecco – Colognese, più o meno in questo periodo. Viene un gruppo di tifosi al campo per farci capire che la partita è importante. Tra loro c’è un bambino che gioca con una spada. Ora questo bambino (Thomas Cremonini) lo ritrovo in squadra con me. Incredibile”.
Gli anni passano… “In questo momento, vivo alla giornata. E’ chiaro che l’obiettivo adesso sono i play-off. Faccio gli auguri a tutti i tifosi da parte di tutti noi. Speriamo di dare soddisfazioni a chi fa tanto per noi”.

Oltre ai tifosi e ai dirigenti, fa sicuramente tanto per il Lecco Fiorenzo Roncari. Il suo Lecco ha fatto molto strada. Come lui, del resto… “Diciottomila chilometri. Devo cambiare macchina…”.
Il film del girone d’andata va rivisto volentieri. “Credo sia stato indirizzato in modo positivo dalla prima partita, dall’entusiasmo che la gente ha dimostrato per la rinascita di questa società e della squadra, che ha saputo farsi apprezzare e che è stata supportata da tifosi unici. Tutti insieme abbiamo fatto un lavoro di cui essere contenti”.
Il tempo dei titoli di coda è, però, ancora lontano.
“A questo punto, dobbiamo essere contenti e soddisfatti, ma è fuori di dubbio che si fa in fretta a buttare via tutto. E’ frequente nel calcio che uno sia bravo e diventi subito dopo un asino. E’ un aspetto mentale che dobbiamo curare, perché indossiamo una maglia pesante, abbiamo un obiettivo da raggiungere e la possibilità per raggiungerlo. Abbiamo le carte in regola per poter raggiungere e fare qualcosa di importante per noi e per i nostri tifosi”.
La parola al 2013. Auguri!