Bike lane e piste ciclabili, Fiab e Legambiente: “Non solo un sì o un no”

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“Se crediamo che la città sia una comunità, allora dobbiamo lavorare insieme per renderla un luogo piacevole in cui vivere nel rispetto e nell’educazione alla convivenza”

Le due associazioni si esprimono anche sulle discusse bike lane: “Sono una risposta concreta che consente a chi va in bicicletta di muoversi in maggiore sicurezza”

LECCO – “Che cosa rende una città un buon posto in cui vivere?”. Da questa domanda parte Fiab Lecco Ciclabile che con Legambiente Lecco è intervenuta sul tema delle recenti bike lane realizzate in città, tema ultimamente al centro del dibattito pubblico e politico.

“Su ogni tema – scrivono i due enti associativi in una nota stampa – anche su quello delle corsie ciclabili, ci si divide subito in due schieramenti: chi è a favore e chi è contro. Spesso però le opinioni non nascono da informazioni chiare, ma da abitudini, pregiudizi o prese di posizione campanilistiche e corporative. FIAB–LeccoCiclabile e Legambiente Lecco rilanciano il tema con una domanda più ampia: Che cosa rende una città un buon posto in cui vivere? Lecco, come tutte le città, è un luogo costruito nel tempo, dove il nuovo si è sovrapposto al passato. Questo rende il lavoro degli amministratori complesso ma anche ciò che dà energia e movimento alla città”.

Il PUMS – Piano Urbano della Mobilità Sostenibile – insieme al Biciplan e al Codice della Strada, ricorda che la mobilità non riguarda solo le auto, ma ogni utente della strada: pedoni, ciclisti e chi trasporta merci. E mette in luce che la collettività è un’entità complessa, molto varia e che è giusto mettere sullo stesso piano le scelte di ciascuno di noi: chi preferisce spostarsi in auto, chi con i mezzi, chi a piedi e chi preferisce farlo in bici. Senza dimenticarci il fatto che la stessa persona si muove in maniera differente a seconda dei momenti della giornata, non si è quasi mai solo automobilisti. Per questo, la pianificazione urbana non deve pensare a categorie differenti di cittadini, ma alle stesse persone che si muovono in modi diversi in momenti differenti”.

L’idea di un conflitto tra automobilisti, pedoni, ciclisti e persone via via sempre più fragili è quindi artificiale: le persone sono le stesse. Ciò che spesso vediamo è invece un racconto falsato e composto solo da polemiche e contrapposizioni, che non fanno altro che fomentare il conflitto invece di mettere in chiaro e discutere i punti di forza e di debolezza della varie decisioni. Se crediamo che la città sia , o debba diventare, una comunità, allora dobbiamo lavorare insieme per renderla un luogo piacevole in cui vivere nel rispetto e nell’educazione alla convivenza. In una città già costruita, la domanda è: Come possiamo favorire una mobilità più attiva, che riduca il numero di auto in circolazione e permetta a chi deve usare l’auto davvero di farlo in un modo migliore e più
sicuro per tutti?”.

giovanni ponziani fiab lecco ciclabile
Giovanni Ponziani, presidente di Fiab Lecco Ciclabile

Le corsie ciclabili (bike lane), dove il Codice della Strada lo permette, sono una delle risposte concrete – sostengono da Fiab e Legambiente – Sono infrastrutture leggere e pratiche che, rifacendosi agli spazi ristretti della città costruita, non vanno ad inficiare o a togliere ad altre utenze: restano i parcheggi, resta lo spazio legale delle corsie, restano marciapiedi ed aiuole e spazi verdi. A differenza di quanto in molti credono, non sono piste ciclabili separate dette “in sede propria”, per le quali spesso non esiste lo spazio, né percorsi ciclopedonali promiscui. Sono invece uno strumento semplice e praticabile che, insieme alle Zone 30 e alle Zone di Attestamento Ciclabile, permette a chi va in bicicletta di muoversi con più sicurezza e invita e facilita chi guida un veicolo a motore a prestare maggiore attenzione“.

“Ritornando quindi alla domanda iniziale, ci piace immaginare la visione della futura Lecco come una città in cui è sempre più bello vivere, perché fondata su un’idea di democrazia che considera tutti, abitanti, visitatori, persone di passaggio, non come semplici utenti, ma come protagonisti degli spazi condivisi”.

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