ABBADIA LARIANA – Due anni fa era toccato alla tela raffigurante la Madonna che consegna la cintura al vescovo Agostino. Ora a essere al centro di un’importante opera di restauro è l’altro quadro presente nella chiesa parrocchiale di Abbadia Lariana a ricordo e a testimonianza della spiritualità agostiniana. A Sant’Agostino e alla sua regola si ispirarono del resto più ordini religiosi, tra i quali i Servi di Maria, presenti proprio ad Abbadia per quasi sei secoli.
La tela su cui si è intervenuti nel 2012 – alta un metro e 90 e larga 2 metri e 70 – raffigura come detto la Vergine con in braccio il Bambino nell’atto di consegnare ad Agostino la cintura. A terra vi è un libro, testimonianza della cultura e della sapienza del santo, alle sue spalle sua madre Monica e un frate.
L’altro dipinto (entrambe le tele furono realizzate nel XVII secolo e provengono dal Conventino, dove furono conservate fino al 1912) parla a sua volta di Sant’Agostino.
Nell’angolo in alto a sinistra il quadro raffigura le tre persone della Trinità nella gloria del cielo. In basso un bambino, con una conchiglia, cerca di spostare l’acqua del mare in una buca, sotto gli occhi incuriositi di Agostino. La tradizione vuole infatti che mentre il santo stava meditando sul mistero della Trinità, al quale avrebbe poi dedicato un trattato, vide un fanciullo sulla spiaggia intento a travasare l’acqua del mare dentro una buca. Allora lui intervenne e gli disse: “Com’è possibile che l’acqua del mare possa essere contenuta in una piccola buca?”. E il bambino, che in realtà era un angelo, rispose: “Com’è possibile che il mistero della Trinità sia nella tua testa?”.
Tornando alla prima tela, va detto che sul numero di settembre del 1935 del bollettino parrocchiale “La Voce del Pastore” don Rosaspini scrive che la devozione alla Madonna della Cintura fu introdotta e diffusa ad Abbadia dai Padri Serviti. “Si può desumere chiaramente da due grandi quadri che nel 1912 trovai ancora appesi nell’ampio corridoio superiore dell’ex convento e che nel 1915 feci ritoccare dal pittore Tagliaferri e trasportare nella chiesa parrocchiale”.
Dopo l’intervento sulla Madonna della cintura, dunque, sempre per iniziativa del parroco di Abbadia, don Vittorio Bianchi, e con il supporto finanziario della Fondazione della provincia di Lecco (pari al 50% dell’importo complessivo da sostenere per l’intervento, ossia 16.000 euro) quest’anno si è proceduto al restauro della “Visione di Sant’Agostino” da parte dell’architetto Giuliano Puricelli di Varese, giunto alla fase conclusiva del lavoro.
Nella sua relazione inviata di recente al parroco, il restauratore scrive: “I lavori svolti sul dipinto, sotto la supervisione e direzione della Soprintendente di Brera, Ilaria Bruno, procedono molto bene. Dopo avere asportato integralmente gli inserti e le ridipinture sovrammesse alla materia pittorica originale, sono apparsi elementi fino ad ora occultati dal materiale incoerente che copriva integralmente tutta la superficie dipinta. Gli angeli in cielo da due sono inaspettatamente e felicemente diventati sette, i volti di Dio Padre e di Cristo erano stati completamente ridipinti, come la tonaca di Sant’Agostino. Il paesaggio in lontananza appare caratterizzato da un litorale montuoso con edifici che si affacciano sul mare, navigato da barche a vela. Un’alta scogliera in primo piano sulla destra funge da quinta prospettica, mentre sulla sinistra gli scogli si fanno bassi”.
“Proprio sopra uno di questi massi – aggiunge l’architetto Puricelli – è apparso un monogramma identico a quello rinvenuto, durante gli interventi di restauro, nel dipinto raffigurante “La Madonna della Cintola” sempre conservato e custodito nella stessa parrocchiale di San Lorenzo in Abbadia. Proseguendo con la specifica dei procedimenti e della metodologia d’intervento, dopo la sopracitata fase di pulitura la materia pittorica originale è stata consolidata e fissata integralmente al supporto originale in tela costituito da tessuto di lino. Sono stati applicati gli inserti a risarcimento delle lacune e, a seguire, il dipinto è stato foderato con un nuovo supporto in tessuto, rintelato su telaio ligneo mobile, stuccato e sottoposto a intervento di integrazione pittorica”.
“L’unica nota negativa – osserva sempre Puricelli – è che malauguratamente, dopo la fase di asportazione di tutti gli inserti, sono venute alla luce due grandi lacune che interessano la porzione superiore e centrale sinistra. Fortunatamente, però, le mancanze riguardano soprattutto il fondo del dipinto con le nuvole su cui è disteso il corpo di Cristo e una parte più importante, ma sicuramente ricostruibile pittoricamente, relativa a una porzione anatomica degli arti inferiori della figura”.
Il restauratore conclude: “Grande è stata la soddisfazione, a pulitura ultimata, nel rilevare che la qualità tecnico-artistica è molto alta, come alti sono i livelli espressivi, estetici ed emotivi che il dipinto trasmette allo spettatore, infondendo nel fruitore sentimenti di pace e serenità”.
Il quadro restaurato verrà inaugurato domenica 7 dicembre ad Abbadia in occasione di una cerimonia alla quale presenzierà anche un Padre servita.