CALOLZIO – Era stato depositato a ridosso delle sponde dell’Adda, l’eternit, ritrovato nella zona industriale della frazione di Sala, un’area già nota anche per l’abbandono di rifiuti ingombranti. “Voglio capire se ci saranno conseguenze di contaminazione”, ha detto l’assessore Mazzoleni.
Le prime segnalazioni sono sopraggiunte in comune grazie ad alcuni cittadini ed hanno suscitato la massima attenzione dell’assessore all’ambiente Sonia Mazzoleni, che nel pomeriggio di giovedì si è recata sul posto per un sopralluogo; “voglio capire che indicazioni sono state date, come e se è stata gestita bene la situazione” ha dichiarato.
“L’amianto era depositato sul confine con il comune di Brivio – spiega l’assessore- in un terreno privato, di proprietà di una ditta lungo via della Stanga”, che proprio in questi giorni ha commissionato dei lavori di scavo durante i quali è stato rinvenuto l’eternit.
E’ stata, quindi, contattata un’impresa specializzata impegnata, da un paio di giorni, nella rimozione del materiale cancerogeno, del quale non si conosce ancora la quantità; ad ora sarebbero stati stoccati un centinaio di sacchi, ma si stima che, dovendo bonificare anche la terra contaminata, si arriverà a riempirne altri 150.
Vuole vederci chiaro, Sonia Mazzoleni, che ha già fatto redigere una relazione del sopralluogo dagli agenti della Polizia Locale e dagli uffici comunali; “sicuramente partirà un’indagine – ha detto – senza creare allarmismi, voglio capire se il comune di Brivio, il parco Adda Nord e l’ASL erano stati avvisati del deposito dell’eternit e ho già richiesto chiarimenti agli organi interessati”.
C’è quindi grande attenzione in merito da parte del comune di Calolziocorte – informato sui lavori in corso, ma non del giacimento d’amianto – soprattutto per l’importanza naturalistica dell’area, inserita nel parco Adda Nord. “Oltre alla contaminazione dell’ambiente penso anche al continuo passaggio di persone, non è raro trovare chi va a prendere il sole, a pescare o passeggiare, questo materiale è stato recuperato dal sottosuolo dove era depositato da almeno un mese e mezzo, solo una parte era coperta con del cellophane e non c’era nessuna delimitazione di cantiere”, così Sonia Mazzoleni, che si è detta dubbiosa a proposito dell’osservanza delle misure cautelative in fase di deposito.
La messa in sicurezza dovrebbe concludersi entro l’inizio della prossima settimana, ma resta anche la priorità di capire i livelli di contaminazione e le possibili conseguenze.