LECCO – Niente automobile, niente soldi, nessuna destinazione prestabilita e il viaggio si trasforma in un vero e proprio stile di vita. Questa è la storia di Lia e William e del loro peregrinare per il mondo che li ha portati fino a Lecco.
Lia Muscogiuri ha 27 anni, è nata a San Pancrazio Salentino e fino a due anni e mezzo fa faceva la programmatrice di computer a Milano, il suo compagno William, invece, è francese, nato a La Rochelle, è un ex manager nel campo dei trasporti e della logistica, ha 47 anni e tre anni fa, ancora prima di incontrare Lia, ha deciso di lasciare il suo impiego in Slovacchia, e di conseguenza la sua vita agiata, per girare il mondo munito solo di uno zaino.
“Inizialmente avevo in programma di fare la traversata dell’Oceano con il boat- stop, una sorta di autostop in barca – racconta Lia – ho lasciato il lavoro e sono partita con l’intento di girare i Caraibi e Cuba, mi ero data tempo un anno e poi sarei dovuta rientrare, ma ho incontrato William e il nostro viaggio non si è ancora interrotto, anzi non ci siamo più posti una data limite”.
Nel dicembre del 2013 Lia Muscogiuri lascia il Salento e in autostop raggiunge la Gran Canarie appunto con l’idea di attraversare l’oceano chiedendo un passaggio alle barche percorrenti quella tratta. Alle Gran Canarie è arrivato anche William, partito dalla Slovacchia dopo aver abbandonato il suo ben retribuito impiego da manager. In qualità di capitano di una barca che si preparava ad attraversare l’Atlantico, Lia gli chiede un passaggio destinazione Caraibi e da quel giorno è iniziata la loro storia-avventura.
“Il mio stile di vita era molto agiato – confessa William – occupavo un ruolo di prestigio e guadagnavo molti soldi, ma non avevo mai tempo per me. Nel momento in cui sono diventato ricco, mi sono reso conto che i soldi erano belli, potevo permettermi qualunque cosa, ma avevo iniziato ad aver intorno persone che non conoscevano il vero me, ma solo la mia posizione economica e sociale. Un giorno ho subito un infortunio a una gamba e la mia ex moglie è arrivata da me con in mano un foglio da firmare: si trattava di un’assicurazione sulla vita, se io fossi morto lei avrebbe intascato una certa somma di denaro. Da quel momento qualcosa in me ha iniziato a cambiare e ho capito che la vita è troppo corta per avere molti soldi e poco tempo a disposizione e non volevo rassegnarmi al fatto che tutto dovesse per forza girare attorno al denaro”.
William e Lia hanno così attraversato l’oceano mettendoci tre settimane in tutto e sono approdati alle Barbados. Per tutto il successivo anno hanno viaggiato tra i Caraibi e Cuba, senza avere soldi in tasca, ma lavorando “alla pari” e attingendo dalla risorse gratuite offerte da Madre Natura.
“I Caraibi sono molto diversi dall’immaginario turistico che se ne ha solitamente – spiega Lia – tutto il lusso è concentrato sulle coste ed è ad appannaggio esclusivo dei ricchi avventori, in realtà la popolazione originaria è povera sia dal punto di vista economico che da quello culturale: salta molto all’occhio il fatto che siano Paesi giovani, senza una lunga storia, e che i popoli autoctoni siano in realtà di importazione africana. Nelle isole Caraibiche abbiamo lavorato alla pari per famiglie, ostelli e aziende di pulizia e riparazione di yacht, inoltre la vegetazione è ricca di alberi da frutta e la pesca è un altro ottimo mezzo per procurarsi cibo”.
Il viaggiare alternativo di Lia e William regala anche un’immagine diversa dell’isola di Cuba, come dichiarano: “A Cuba c’è il regime e si pensa ci siano tantissime restrizioni, in realtà lì diventa tutto lecito o quasi, basta saperlo fare. Esiste una forte circolazione di moneta in nero, ad esempio, e i cubani non possono accedere a Internet o entrare in marina, ma sono conoscitori del mondo, parlano parecchie lingue e recepiscono molto delle culture dei turisti con cui vengono in contatto. Per restare a Cuba servono dei permessi speciali, ma anche in quel caso si trovano facili escamotage per raggirare le norme, come spostarsi in barca alla Isole Cayman per un tot di tempo e tornare sull’isola sempre via mare. A Cuba non si respira affatto un’aria di regime, lo pensano anche i cubani stessi che spesso dicono di non sapere nemmeno se Fidel Castro sia effettivamente ancora in vita o meno, lì c’è aria di libertà”.
Archiviata l’esperienza nei Caraibi, i due viaggiatori decidono di tornare in Europa. Arrivati in Puglia per Natale, trascorse le feste ripartono in autostop: destinazione Europa dell’est.
Il nuovo percorso dura quattro mesi: due li trascorrono in Slovacchia e due in Ungheria.
“Per la nostra avventura in Slovacchia abbiamo modificato un po’ le modalità di viaggio – riferisce Lia – lì ci siamo affidati al couchsurfing, un sistema di ospitalità gratuita offerta e ricevuta mediata da famosi siti Internet, abbiamo continuato a lavorare alla pari e abbiamo conosciuto famiglie del posto che ci hanno aiutati negli spostamenti. Spesso mi dicono che lavorare gratis è sconveniente, in realtà con il mio lavoro di programmatrice, nonostante avessi uno stipendio piuttosto alto, a fine mese mi trovavo spesso senza soldi con tasse e bollette da pagare e, soprattutto con poco tempo a disposizione per fare ciò che mi piace. Ora, invece, ho piacere a offrire gratuitamente le mie competenze, in cambio ne imparo di nuove e, inoltre, posso dire di aver arricchito notevolmente il mio curriculum vitae: avendo lavorato per molti ostelli e strutture turistiche, mi sono specializzata in questo settore, invece che con un corso di specializzazione ho imparato sul campo”.
Dopo aver effettuato una tappa nei Paesi dell’Europa dell’Est Lia e William incontrano in Salento un italiano, proprietario di una pizzeria a Tirano, che li invita nella sua città per imparare a fare la pizza: da qui il rientro in Italia e il successivo approdo a Lecco, come rivela Lia: “Il proprietario della pizzeria di Tirano si è offerto di insegnarci l’arte di fare la pizza e abbiamo accettato. Non trovando couchsurfer che potessero ospitarci in città, ci siamo rivolti a un bed and breakfast: la proprietaria ci ha dato alloggio gratuitamente, noi in cambio le abbiamo svuotato la soffitta, pitturato i cancelli e sistemato il sistema informatico del locale. Imparato a fare la pizza, poi, abbiamo contattato i proprietari della gelateria Capo Horn di Lecco che si sono offerti di ospitarci e di insegnarci a fare il gelato”.
Il viaggio senza meta, dunque, ha condotto i due avventori nella città del Manzoni che la descrivono così: “Lecco sembra un mondo a sé, il lago, le montagne e i paesini arroccati sulle coste. E’ un territorio veramente ricco di bellezza. I lecchesi, poi, sono persone veramente aperte e ospitali, nonostante di loro si dica il contrario”.
Venerdì 28 novembre è l’ultimo giorno di permanenza in città di Lia e William, una tappa a Milano e poi…ancora nessuna destinazione stabilita. Una simile esperienza di vita fa nascere molteplici curiosità e altrettanti dubbi: si riesce davvero a viaggiare senza soldi? Si corrono pericoli? Come ci si può comportare di fronte a emergenze di qualunque tipo? Si parte per scappare da qualcosa? Si può essere davvero felici vivendo in questo modo?
Lia e William non hanno perplessità: “Non siamo né contro le banche né contro i sistemi finanziari, semplicemente ci siamo accorti che vivere senza soldi è possibile. Le maggiori difficoltà stanno nel chiedere, ma una volta che ci si fa conoscere si trovano persone disponibili a dare e ricevere. Non siamo partiti per scappare da qualcosa, ma per entrambi la vita di prima mancava di quel qualcosa che ora abbiamo trovato e ci rende felici”.
“E’ tutto rose e fiori? Ovviamente no – conclude Lia – l’altro giorno mi si è rotto un dente e senza soldi una cosa del genere sembra una tragedia, prima sono andata nel panico, ma alla fine ho trovato un dentista disposto a visitarmi gratis. Viaggiando ci si può trovare di fronte a dei pericoli, non tutte le persone hanno buone attenzioni, ma col tempo si affina l’intuito e ci si autoprotegge seguendo l’istinto. La peggior esperienza del nostro viaggio non è legata all’incontro di persone sbagliate, ma solo a un evento della natura: nella traversata di ritorno, mentre eravamo in barca siamo finiti all’interno di una tempesta ciclonica e la paura è stata forte, per il resto non abbiamo altri brutti ricordi”.
Non è ancora dato sapere se il saluto di Lia e William alla nostra città sarà un “addio” o un “arrivederci”, quel che è certo è che, grazie ai due “viaggiatori perpetui”, una parte di ciò che è Lecco, della sua storia, della sua cultura e della sua bellezza, ora se ne andrà in giro per il mondo.