CALOLZIO – L’entrata in funzione, che risale alla fine dello scorso anno, dell’impianto a biomassa presso La Cartiera dell’Adda, la storica azienda in frazione Pascolo, non è di certo passata inosservata a Calolzio creando, e alimentando nel tempo, una situazione di allarmismo. Tanti i nodi da sciogliere, dal funzionamento dell’impianto, le emissioni atmosferiche, il continuo monitoraggio e ancora l’origine del materiale impiegato.
Il tema è stato discusso, durante la commissione territorio nella serata di mercoledì, con l’intervento del presidente della Cartiera, il dottor Giuseppe Cima, e dell’ingegnere per SIME energia Vladimiro Bolis.
“L’impianto a biomassa – di proprietà di SIME energia – è nato dall’idea di trasformare i consumi energetici della cartiera e portarli su fonti rinnovabili” ha esordito il presidente Giuseppe Cima, illustrando come l’impianto fornisca energia elettrica in media tensione, 10 tonnellate l’ora di vapore saturo per l’asciugatura della carta, a fronte delle 25/30 tonnellate che servono per il funzionamento dell’azienda, integrate attraverso gas, acqua calda che viene utilizzata nella fase d’impasto, ed aria compressa.
“Le problematiche sono legate alle emissioni nell’atmosfera – ha aggiunto l’ingegner Vladimiro Bolis, toccando il tasto sensibile della questione – abbiamo l’obbligo di monitorare continuamente 6 inquinanti” in ordine Monossido di Carbonio, Carbonio Organico totale, Ossidi di Azoto, Ammoniaca, Ossidi di Zolfo e Polveri Sottili, queste ultime nello specifico vengono indicate come PM 10 e PM 2,5, per le quali i limiti di concentrazione media oraria prescritti dall’Autorizzazione Unica di giugno 2014 all’impianto risultano più stringenti rispetto a quelli posti da Regione Lombardia, a loro volta più vincolanti di quelli stabiliti a livello nazionale in virtù del Parco Adda Nord nel quale sorge l’azienda. “Non deve aggravarsi lo stato dell’ambiente, per questo abbiamo fatto sì che il bilancio complessivo delle emissioni, considerando lo spegnimento della caldaia a metano, non peggiorasse – ha continuato l’ingegner Bolis – Per quanto riguarda le polveri sottili sono stati installati dei filtri a maniche che consentono emissioni al di sotto dei 3mg/Nmc, mentre per la riduzione delle altre sostanze inquinanti bisogna ricorrere alla chimica”. Il prossimo intervento, infatti, riguarderà la soglia limite per l’ossido di azoto – posta dall’Autorizzazione a 110mg/Nmc- che ad oggi non viene rispettata, “sforiamo di poco, assestandoci sui 125 mg/Nmc, fino a fine marzo attueremo delle migliorie, con l’impegno di installare un ulteriore tipo di catalizzatore – che sarà attivo dal prossimo giugno – comunque dobbiamo attenerci ai limiti regionali (pari a 200 mg/Nmc)” ha continuato Vladimiro Bolis concentrandosi poi sul monitoraggio dell’impianto. “Ad oggi sono già installati sistemi di monitoraggio continui, collegati ad un archivio blindato i cui database vengono inviati mensilmente all’ Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA)” di conseguenza se un parametro oltrepassasse i limiti stabiliti per oltre 8 ore dovrebbe essere spento l’intero impianto.
L’altro punto focale si concentra intorno alle fonti che alimentano la centrale: “non è un impianto di combustione rifiuti – ha voluto subito chiarire il presidente Cima – il 50% del materiale che viene bruciato è manutenzione boschiva -il cosiddetto ‘cippato di bosco’ – che proviene da cantieri vicini quali San Genesio, il triangolo lariano e la Valsassina”, mentre le potature pubbliche e private costituiscono il restante 50%, affrontando lo step intermedio delle piattaforme autorizzate al recupero di biomassa a Verderio, Vimercate ed Albavilla. “Nessun materiale di scarto industriale – quindi trattato, ha assicurato il presidente – Utilizziamo solo lavorazioni di prodotti forestali”.
Anche per il via vai giornaliero di mezzi pesanti è già stata pensata una soluzione: con l’accesso dei camion all’azienda che verrà spostato, sgravando via Mazzini, “avremo anche uno svincolo interno per alleggerire ulteriormente il traffico- ha spiegato Giuseppe Cima- stiamo aspettando le autorizzazioni del Parco Adda Nord anche per quanto riguarda i lavori di mitigazione ambientale” che si concentreranno sull’aspetto estetico dello stabilimento.
Il teleriscaldamento, per ora, rimane solo una prospettiva, “sarebbe una cosa in più, la Cartiera produce calore anche la notte – l’azienda, infatti, viene fermata solo a Natale, e una settimana ad agosto per consentirne la manutenzione – si pensò ad un’ipotesi di questo tipo che andasse a servire edifici corposi quali condomini o scuole, era una potenziale aggiunta per il territorio” ha concluso Vladimiro Bolis.
Soddisfatti, al termine dei chiarimenti, i membri della commissione; per Marco Ghezzi, capogruppo in minoranza di Lega Nord “se ci fosse stata adeguata informazione due anni fa nessuno si sarebbe allarmato – ha commentato, puntando il dito verso la maggioranza, rea di aver tenuto il consiglio comunale “all’oscuro di tutto”. “Abbiamo imposto ai mezzi pesanti il passaggio dalla tangenzialina- negando la circolazione in centro- forse si dovrebbe monitorare il sistema dell’intera zona Lavello, non solo quello della Cartiera” ha poi proposto il consigliere. Mentre l’intervento di Dario Gandolfi, per Lavoro Sviluppo e Libertà, si è concentrato su “uno studio che distingua le percentuali di polveri sottili che ricadono al suolo da quelle che invece finiscono nel fiume Adda”, di fatto l’indagine, in via non ufficiale era stata fatta, ma risulta poco significativa per la mancanza dei dati di dimensione e forza dei venti.
Le ultime delucidazioni hanno riguardato il frastuono avvertito dai residenti nei passati mesi estivi, causate dalle soffiature per eliminare le limature di ferro, prima dell’attivazione dell’impianto, che altrimenti provocherebbero danni alla turbina, o da alcuni assestamenti di regolazione delle valvole di sicurezza, normali in una fase iniziale.