Manca meno di un mese al primo ribaltone del 118. Dal primo dicembre la centrale operativa lecchese dovrà fare riferimento ai medici di Como, quelli locali saranno sulle automediche (spogliati dalla responsabilità medico legale). E in questo modo per turno ci sarà una persona in meno a rispondere alle chiamate nella fase transitoria fino a gennaio prossimo, ossia fino a quando non verrà attivato il ‘centralone’ di Como e la postazione nella nostra città definitivamente chiusa. La coperta in questo periodo potrebbe risultare corta, perché lì dove c’erano tre persone a dare ascolto alle richieste di aiuto ora ce ne saranno solo due con ovviamente un periodo di latenza, di attesa più lungo nei momenti caldi. E per un numero di emergenza non è prorio una buona notizia. Perché a rigor di logica per dare ascolto in tempi celeri con chiamate sottostanti sarà necessario impèiegare meno tempo per capire e dare indicazioni. Un vecchio adagio dice che la fretta non è una buona consigliera.
Nel frattempo si sta lavorando per trovare una collocazione a tutte le figure del 118 che ne saranno senza nei prossimi due mesi.
La situazione maggiormente problematica è quella dei medici precari, ossia dei dottori che girano sulle automediche attualmente. Per loro si stanno studiando possibili soluzioni ha detto il direttore generale dell’Azienda ospedaliera provinciale Mauro Lovisari. l’affermazione è stata fatta in coda a un incontro con i sindacati di Cgil, Cisl e Uil che verteva su un altro argomento (ossia il personale impegnato dai pazienti subacuti, lungo degenti a cui non serve più il supporto medico ma solo infermieristico).
Sul 118, si sa che uno dei sei medici ospedalieri aveva già chiesto e ottenuto un trasferimento, gli altri verranno impegnati nelle automediche e probabilmente al pronto soccorso. Per la dozzina d’infermieri, vista la fame di queste figure all’interno delle strutture sanitarie, ci sarà una ricollocazione interna, infine per i precari la strada dovrebbe essere il pronto soccorso di Merate o l’Asl lecchese. I loro contratti dovrebbero continuare ad essere comunque a tempo determinato, insomma chi accetterà le soluzioni che verranno proposte salverà il posto, ma non migliorerà l’incertezza che purtroppo pesa su chi passa di rinnovo in rinnovo.