LECCO – Pedalare lungo le sponde del lago godendo di meravigliosi paesaggi, ammirando i monti che circondano il bacino lacustre, in tutta sicurezza e lontani dalle auto: un bellissimo progetto che verrà realizzato entro il 2021… sul Garda. Ben 140 chilometri di ciclabile che si costruiranno in pochi anni, mentre a Lecco per poco più di 5 chilometri di percorso si aspetta dal 2003.
E’ la storia senza fine della ciclopista tra Lecco e Abbadia Lariana che ha subìto recentemente un nuovo fermo del cantiere, l’ennesimo che ovviamente farà slittare la data di fine lavori, riaggiornata l’ultima volta all’estate di quest’anno.
Un sogno, quello di vederla finalmente realizzata, che ormai assomiglia sempre di più ad un’illusione. Tutto è di nuovo bloccato da qualche settimana per incongruenze tra il progetto originario e lo stato effettivo dell’area di intervento, un problema che riguarda le campate di appoggio che dovranno sostenere i moduli della ciclabile, localizzate in punti stabiliti in base ad analisi geologiche eseguite ormai quasi quindici anni fa. A detta degli addetti a lavori, il terreno e la profondità del fondale, in seguito ai fenomeni di erosione, sarebbero oggi differenti.
L’azienda ora incaricata dei lavori, Rete Costruzioni di Sondrio, riferisce di essere “attualmente impossibilitata a realizzare l’opera ad eccezione dei due tratti parziali sinora eseguiti in quanto, a causa di problematiche inerenti in particolare la conformazione geologica e morfologica dell’area, l’intervento è oggettivamente ineseguibile nella sua interezza”.
Urge una variante al progetto, eppure, secondo l’impresa valtellinese “Anas ha approvato già nel 2013, proprio per ovviare a tali criticità, una apposita perizia di variante tecnica progettuale, variante che è stata sottoposta all’attuale impresa esecutrice dell’opera al momento del subentro nel contratto. Tuttavia, siffatta perizia di variante ad oggi non è ancora stata approvata in via definitiva dalla Direzione Generale Anas di Roma”.
Contattata nei giorni precedenti, Anas parla di “complessità ingegneristica, in particolare per la realizzazione delle fondazioni profonde in acqua e a ridosso della statale 36”, scaricando però i motivi dei ritardi sull’azienda.
“Nell’ultimo periodo – si legge in una nota inviataci da Anas – l’impresa affidataria è andata via via rallentando l’esecuzione dei lavori in quanto ha avviato la modifica della composizione societaria del ramo aziendale che riguarda l’appalto della passerella. Anas ha subito diffidato l’impresa appaltatrice affinché riprenda con regolarità le attività e, qualora ciò non accadesse entro poche settimane, Anas utilizzerà tutti gli strumenti contrattuali disponibili per garantire la più rapida realizzazione di questo importante intervento, molto atteso dal territorio”.
Una preoccupazione, riguardo alla solidità economica dell’impresa, che era già stata espressa da Rocco Cardamone, fino al mese scorso consigliere provinciale delegato ai Lavori pubblici, che non aveva nascosto le sue perplessità, scrivendo anche una lettera al premier Renzi, sottolineando l’affidamento dei lavori ad un’impresa che contava solo “due dipendenti”.
“A mio avviso bisogna mettere allo studio e approvare le modifiche obiettivamente necessarie compreso l’ingresso a Lecco in località Caviate e ridare slancio al cantiere – spiega Cardamone – Se poi, come ho appreso dalla stampa, l’Impresa riuscirà a rinforzare capacità finanziaria e produttiva avremo ritrovato le condizioni per continuare e finire l’opera. Quando sento le voci di quanti suggeriscono di rifare il progetto e rimandarlo in gara mi tappo le orecchie: sarebbe la fine di ogni speranza, la scusa per archiviare questo sogno”.
Era stato proprio Cardamone, ex primo cittadino di Abbadia, nel lontano 1999, a sollevare la necessità di un percorso ciclabile che collegasse il proprio comune al capoluogo di provincia. Solo nel 2003 l’intervento è preso in considerazione dall’Anas ma sono stati necessari altri anni, fino al 2009 per la messa a gara del progetto. Per quei ritardi, lo stesso Cardamone si è rivolto alla Corte dei Conti segnalando che con il mancato finanziamento dell’opera ANAS (pari a 12 milioni di euro) sarebbe stata colpevole di avere indotto il Comune di Abbadia a spendere i soldi della progettazione, in tutto 200 mila euro suddivisi tra Abbadia, Lecco e Provincia. Progetto realizzato dall’ing. Mario De Miranda di Milano con l’arch. Paolo Bodega e ing. Arturo Montanelli di Lecco.
Finalmente nel 2010 l’appalto è assegnato al Consorzio Aedars di Roma, con un ribasso del 19,3% sull’importo a base d’asta di 9,374 milioni di euro. E quando si inizia a sperare, ecco una nuova delusione: nell’ottobre 2013 la Prefettura di Roma blocca i cantieri del consorzio, compreso quello della ciclopista, per possibili infiltrazioni mafiose, poi a marzo 2015 viene arrestato il titolare, Pietro Tindaro Mollica, con le accuse di bancarotta fraudolenta, estorsione ed intestazione fittizia di beni. Il 12 maggio viene dichiarato il fallimento del consorzio. Non ci è stato possibile sapere quanto l’impresa abbia effettivamente incassato dall’appalto lecchese, a quanto sembra i lavori da loro effettuati sarebbero stati di modesta entità.
Passeranno altri mesi, fino a dicembre del 2015, per vedere riassegnato il cantiere (alle stesse condizioni economiche) alla Reti Costruzioni, in graduatoria tra le aziende partecipanti alla gara d’appalto. I lavori ripartono nel febbraio dello scorso anno, si arenano nuovamente a dicembre. La consegna dell’opera finita entro giugno resta oggi una chimera.