ABBADIA LARIANA – Nel 2012 era giunta ad Abbadia Lariana la teca con la reliquia del beato don Carlo Gnocchi, originario di San Colombano al Lambro, presbitero, educatore e scrittore, cappellano militare degli alpini negli anni del secondo conflitto mondiale.
A consegnarla ufficialmente al parroco, don Vittorio Bianchi, e idealmente all’intera comunità locale furono Arturo Gazzini e Pietro Pratelli, due cittadini proprio di Abbadia che conobbero don Gnocchi e che negli anni della guerra ne sperimentarono lo spirito caritatevole.
Quando appunto don Gnocchi, che prese parte alla battaglia di Nikolajewka e in seguito aiutò ebrei e prigionieri alleati a riparare in Svizzera, fu proclamato beato, Gazzini e Pratelli non mancarono di partecipare alla cerimonia svoltasi nel Duomo di Milano a fine ottobre 2009.
“Ricordo don Carlo, giovane cappellano al fronte – raccontò in quell’occasione Arturo Gazzini, classe 1919, morto nel gennaio dello scorso anno – Lui ci rincuorava, restava con noi, ci parlava e ci infondeva speranza. Raccoglieva gli oggetti dei soldati morti per consegnarli, alla fine della guerra, alle loro famiglie”.
Gazzini aveva anche una grande passione per la pittura, oltre che per la numismatica, e in quella stessa occasione dipinse un quadro dedicato proprio al beato don Gnocchi, al quale è tra l’altra intitolata la sala civica di Abbadia, e donato alla Parrocchia di San Lorenzo.
Nei giorni scorsi in Duomo a Milano è stato ricordato il quinto anniversario della beatificazione di don Carlo Gnocchi e anche a quella celebrazione eucaristica Abbadia c’era, con un gruppo di cittadini guidato dal sindaco Cristina Bartesaghi, con Pietro Pratelli e con il parroco don Vittorio, invitato dalla “Fondazione don Gnocchi” proprio per il fatto che Abbadia possiede un frammento osseo del Beato.
“E’ stato un toccare con mano ulteriormente questo santo, vero eroe della carità – è il commento del sacerdote – e ho avvertito il bisogno di migliorare. In fondo è bello questo desiderio di emulazione. E’ la storia vera di noi discepoli del Signore. Don Gnocchi amava la sua “baracca”, come lui stesso chiamava tutti coloro i quali entravano in qualche modo in rapporto con lui”.
“E’ stata una cerimonia particolarmente commovente – afferma dal canto suo il sindaco – per la presenza di molti amici di don Carlo Gnocchi, dagli ex mutilatini agli alpini, fino agli operatori dei centri e a numerose famiglie”.
“Nella stessa giornata – aggiunge Cristina Bartaseghi – abbiamo tra l’altro avuto modo di visitare la mostra di Giovanni Segantini allestita a Palazzo Reale, momento importante per apprezzare un pittore particolarmente conosciuto e per ammirare paesaggi molto simili ai nostri. Il tutto con l’ausilio di un’audioguida”.
Per chi l’ha vissuta, dunque, una giornata da ricordare.