LECCO- “Non si chiede una diminuzione dei quantitativi concessi ma la revoca del piano”. E’ la richiesta avanzata dall’associazione Qui Lecco Libera attraverso il suo portavoce, Duccio Facchini, che nei giorni scorsi ha presentato ufficialmente in Provincia le proprie osservazioni sul Nuovo Piano Cave che Villa Locatelli si appresta ad approvare.
Una relazione di 54 pagine nella quale l’associazione contesta le scelte dell’ente provinciale che “riconosce al minimo circa il 50% in più di quanto cavato nell’ultimo decennio” e questo, denunciano, nonostante “il contesto di forte crisi del settore del cemento”.
Per dimostrare le proprie ragioni Qui Lecco Libera si è rifatta ai dati stilati da enti di ricerca e statistica, a partire da quelli dell’AITEC che ha stimato una contrazione del 21,7% del consumo di cemento nel quarto trimestre 2012 e del 15,8% per il primo trimestre di quest’anno. Un collasso che, come spiegato dall’associazione, colpisce parallelamente gli investimenti delle imprese, con perdita della produzione nel settore delle costruzioni quantificato dall’ISTAT all’ 11,3% nel gennaio di quest’anno e a 15,6% nel dicembre scorso.
La tendenza negativa del mercato, come ha voluto sottolineare l’associazione, non è stata corrisposta ad una diminuzione dei volumi estrattivi concessi alle aziende nel Nuovo Piano Cave, che anzi per le cave della città di Lecco risulterebbero addirittura maggiori della media estrattiva del periodo 2009-2010: secondo i dati stilati dall’associazione, si parla del 49% in più per quella del Cornello, del 29% per la Vaiolo Alta e addirittura del 151% in più per la Vaiolo Bassa.
“Contestiamo il non rispetto della normativa regionale che dice non di rinnovare il piano basandosi supinamente sulle richieste delle aziende, ma farlo guardando quanto è stato cavato in questi anni e quanto il mercato richiede – ha proseguito Facchini – Non si chiede neppure di chiudere le cave, perché un piano vigente c’è e non è ancora scaduto, con oltre 5 milioni di metri cubi ancora da estrarre. Perché concederne altri 12 milioni ad aziende che non hanno ancora terminato i loro residui estrattivi, che sono in una condizione di mercato difficile e la cui attività è fortemente impattante sull’ambiente?”
Una domanda che Qui Lecco Libera ha indirizzato sia alla Provincia che all’Amministrazione comunale di Lecco, la quale dovrà presentare le proprie osservazioni. A quest’ultima l’associazione chiede di fare presto e di tenere presente il titolo di Città Alpina recentemente festeggiato:
“Lecco non può stare zitta – conclude Facchini – perché è il comune capoluogo e perché il 70% del piano cave insiste sulla sua montagna”.
Relazione completa: Revocare il Nuovo piano cave, ecco perché
foto cave: Qui Lecco Libera