LECCO – Scrittore, sociologo, docente, politico italiano, personalità determinata e motivata, Nando dalla Chiesa è stato ospite nella serata di mercoledì 4 giugno alla festa del Partito Democratico presso lo storico circolo Libero Pensiero di Rancio per presentare il suo libro “Manifesto dell’antimafia” edito da Einaudi. Nell’incontro aperto al pubblico cittadino, il figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa assassinato a Palermo da ‘Cosa Nostra’ il 3 settembre del 1982, ha voluto spiegare i principali meccanismi che muovono una realtà purtroppo più che consolidata nel nostro Paese e parallelamente, avviare una riflessione su un tema spesso sottovalutato: il tutto nel segno del filo conduttore scelto quest’anno per la festa del PD, la legalità.
Presenti alla serata anche il primo cittadini lecchese Virginio Brivio e alcuni esponenti dell’amministrazione comunale, tra i quali il segretario cittadino del PD Fausto Crimella e la consigliere comunale Irene Riva.
Un fenomeno storico, quello delle associazioni mafiose, che dalla sua nascita nel sud del Paese si è rapidamente e capillarmente diffuso non solo in tutta Italia ma anche all’estero.
Un fenomeno pericoloso, che aggredisce i diritti civili, la Costituzione e i modelli di partecipazione, una piaga che ha messo radici anche (per non dire soprattutto) nel Nord Italia, “che per troppo tempo ha pensato di esserne immune per superiorità civile” ha esordito Nando Dalla Chiesa.
“La mafia – ha continuato il professore – è l’avversario che stritola la democrazia e si trova di fronte una società che non sa nulla di nulla: è come scendere in campo e voler sconfiggere una squadra di cui non si conoscono le tattiche, che possibilità di vincere si hanno? Mi rifiuto di parlare della mafia con chi ha una concezione di questo fenomeno frutto della propria personale immaginazione”.
Così gli italiani sono stati abituati alle “panzane”, raccontate dagli intenditori, che svuotano luoghi comuni con frasi quali “la mafia oggi non è più quella con coppola e lupara ma porta doppio petto e parla fluentemente l’inglese”: “Sono panzane, la mafia oggi è quella con coppola e lupara, ma noi ci nascondiamo dietro alla falsa credenza che loro stiano a fare i loro affari nei piani alti dei palazzi della city parlando il loro fluente inglese, quando lì ci stanno solo i loro mercenari, i finanzieri, gli architetti, i commercialisti, mentre il fulcro dell’attività sta ai piani bassi, nei bar, nei ristoranti.”
L’invito volto all’uditorio è stato inequivocabile: tenere conto dei movimenti, la mafia non è un potere occulto ma è sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni. Esemplare il caso della sanità, in Regione Lombardia sempre più “infamata” da infiltrazioni mafiose, così come in altre regioni del Nord.
Milano, Monza Brianza, Torino, Imperia le 4 Province di “primo livello” per presenza mafiosa al Nord, seguite da Lecco, Como, Brescia, Pavia, Modena, Reggio Emilia, Bologna, solo per accennare ad alcune città: questo è quanto emerso da uno studio condotto da Nando Dalla Chiesa con l’Università degli Studi di Milano sull’indice delle presenze mafiose nel nord Italia. “Inutile ricordare che a Lecco 20 anni fa l’associazione dei commercianti ha investito di benemerenza civile Coco Trovato… questi sono passaggi che non vanno dimenticati ma riveduti con spirito critico. Il primo passo per sconfiggere la mafia e conoscerla”.
Nel corso del dibattito è stato toccato anche il tema Expo 2015: “Personalmente – ha dichiarato Dalla Chiesa – non credo che l’Expo sarà un evento mafia free: credo che per questa volta gli abbiamo reso la vita un po’ più complicata, riuscendo ad estendere i controlli della Polizia Locale al di fuori del perimetro comunale che riguarda la manifestazione. Comunque sia i protocolli non vanno più considerati come prova di legalità, per quanto ho potuto vedere sono carta straccia. In questo Paese ci sono troppe regole e tutto va male: il problema più grande è la testa. La nostra è corrotta. La corruzione è il cancro d’Italia ed è il motivo principale per cui il nostro Paese non uscirà dalla crisi, la cui esistenza non metto in dubbio. Meta della corruzione europea sta in Italia; se gli altri Paesi dell’Unione Europea riusciranno a riprendersi non prevedo lo stesso destino per noi, a meno che qualcosa di grosso cambi, nella nostra testa.” Quello della corruzione è il maggior problema anche a livello di amministrazioni locali, sempre più in difficoltà: “chi governa – ha proseguito il sociologo – deve assumersi delle responsabilità fondamentali tra cui capire che certe persone vanno sbattute fuori dalle commissioni direttrici; non cadere nella corruzione, disintegrando tutto il resto.”
Un’ultima riflessione ha riguardato invece la tematica del gioco d’azzardo, su cui la città di Lecco è stata definita all’avanguardia per gli ultimi provvedimenti presi: “Le sale gioco non sono la mafia ma il gioco d’azzardo, è risaputo, è fonte di sostentamento per i clan: riciclaggio di denaro e usura, casi di direttori di banca che vengono indirizzati da chi può prestar loro i soldi per saldare i debiti accumulati, non sono invenzioni, sono realtà. Trovo scandaloso che i sindaci non abbiano potere d’intervento su questa cosa, è necessario affiancare il primo cittadino al Questore in materia di diritto decisionale sul dare o meno l’autorizzazione alle aperture di queste attività, e sì che basterebbe un minuto per fare un decreto simile.”
“Come diceva Falcone, quelli che noi chiamiamo soldati di mafia sono generali, professionisti seri che non guardano in faccia niente e nessuno, che disprezzano i loro mercenari più di noi, che non osiamo definirli tali, che per raggiungere i loro obiettivi sacrificano la vita. La mafia è il principale problema di questo Paese, quello che dovrebbe rientrare per primo nell’agenda politica delle istituzioni. Consapevolezza e conoscenza gli auspicabili antidoti”, ha chiosato Nando dalla Chiesa.