La cerimonia con il Prefetto De Rosa nella nuova sala civica della città
“Non parlava mai di quel brutto periodo, ma ci diceva sempre di non sprecare il cibo”
CALOLZIOCORTE – E’ stata conferita questa mattina, 31 gennaio, la medaglia d’onore a Leandro Bazzi. Il Prefetto Castrese De Rosa e il sindaco Marco Ghezzi hanno consegnato il riconoscimento alle figlie Renata, Silvia e Nadia (assente il figlio Luigi) durante la cerimonia che si è svolta nella nuova sala civica in via Stoppani, nella palazzina dove c’erano la mensa e gli spogliatoi dell’ex fabbrica Sali di Bario, azienda per il quale Leandro Bazzi ha lavorato per quasi 40 anni.
“Un’occasione incontrare le famiglie e ricordare i loro cari cha hanno sacrificato un pezzo della loro vita per la nostra Patria – ha detto il Prefetto De Rosa -. E’ importante ricordare queste persone e celebrare la Giornata della Memoria in un periodo dove accadono cose che non dovrebbero succedere: siamo tutti cittadini di questa bellissima Italia e è importante far capire, soprattutto ai giovani, che ci sono state persone come Leandro che sono andati al fronte, hanno combattuto e sono state deportate per difendere valori importanti. Voi siete un esempio e dovete tener viva la memoria di vostro padre”.
“Sul territorio di Calolziocorte ci sono tante figure che hanno dato la vita durante la guerra e durante la lotta antifascista – ha detto il sindaco Ghezzi -. Bisogna continuamente a trovare il modo per mantenere viva la memoria e far in modo che non si affievolisca col tempo. La cosa più importante è sensibilizzare e coinvolgere i giovani, altrimenti giornate importanti come quella della Memoria rischiano di perdersi nel tempo”.
Con tanta emozione è stata la figlia Renata a ricordare la figura di Leandro Bazzi: “Papà non raccontava mai di quel periodo perché probabilmente era troppo grande il dolore nel ricordare. L’unica cosa che ci diceva sempre era di non buttare mai via il cibo, perché nei 2 anni di prigionia (Leandro fu deportato in Germania dal 09/09/1943 al 08/09/1945) era sopravvissuto mangiando le pelli di patata che i tedeschi buttavano via. Mio padre ha lavorato per 38 anni alla Sali di Bario, è stato vittima di un incidente che l’ha tenuto in ospedale tre anni, al suo rientro il signor De Ponti lo assunse come autista personale. Mio padre è morto nell’87 a causa di un tumore”.