LAGO – Ancora un paese del nostro lago. E ancora un dramma. Senza una causa all’apparenza ben precisa. E senza particolari segni premonitori.
Eppure qualcosa l’altra sera è scattato nella mente di una ragazza poco più che ventenne che ha scelto di “congedarsi” dalla vita, ponendo fine alla propria esistenza tra le mura di casa.
Sì, ancora un dramma che per quanti le erano più vicini – a partire dai suoi familiari, ora distrutti e anzi devastati dal dolore – resta (e forse rimarrà per sempre) senza spiegazioni, senza una ragione logica, ammesso che in casi simili si possa parlare di una qualsiasi logica.
Ancora un paese del nostro lago. E ancora un dramma. Lei, iscritta al primo anno di Università a Milano, facoltà di Medicina, che non trova la forza per uscire da chissà quale tormento. Lei, che ai familiari e agli amici aveva confidato un’unica preoccupazione, quella di non farcela a scuola. Una preoccupazione importante, certo, ma che non poteva giustificare un gesto tanto grave. E irreparabile.
Così ora a piangerla restano i genitori, restano gli altri suoi familiari, restano gli amici. A piangerla e a chiedersi perché. Perché si può morire poco più che ventenni, con una vita e un futuro davanti, sapendo tuttavia che a quel perché è difficile rispondere. O forse impossibile.