MANDELLO – Vigili del fuoco al lavoro intorno alle ore 13 di oggi a Mandello, dove i violenti e ripetuti acquazzoni della giornata e in particolare della tarda mattinata e del primo pomeriggio hanno ostruito gli scarichi della fontana in piazza Lega lombarda, nel rione di Molina, innalzando il livello dell’acqua fino a provocarne la fuoriuscita.
L’intervento dei pompieri di Lecco si è reso necessario innanzitutto per liberare la fontana dai detriti che vi si erano accumulati, dopodiché per aprire (e ripulire) le grate poste alla fine della piazza, appena prima dell’imbocco con via Cesare Battisti e all’angolo con via Montello, e consentire un rapido deflusso dell’acqua.
A sollecitare l’intervento dei vigili del fuoco era stato un cittadino che risiede proprio nelle immediate vicinanze della piazza e che si era visto l’acqua entrare fin dentro la propria abitazione.
I violenti temporali di oggi hanno tra l’altro riportato… a galla il problema contro cui combatte da almeno da tre anni Salvatore Alfiniti, la cui abitazione è posta al civico 42 di via Cesare Battisti, a ridosso dello stabile oggetto la scorsa primavera di una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia.
In maggio il Tar aveva respinto il ricorso presentato dall’impresa di costruzioni “Lilliano Colombo snc” contro il Comune di Mandello per chiedere l’annullamento dell’ordinanza dell’agosto 2012 che ingiungeva alla stessa impresa di demolire le opere fino a quel punto realizzate.
I lavori di edificazione dello stabile posto nelle immediate vicinanze della chiesa di San Rocco erano iniziati nel gennaio 2011 e sospesi nella primavera dell’anno successivo. Tra la presentazione della denuncia di inizio attività del novembre 2010 e l’adozione del provvedimento di annullamento d’ufficio del luglio 2012 erano intercorsi 19 mesi, termine che lo stesso Tar della Lombardia aveva ritenuto non irragionevole come invece si sosteneva nel ricorso presentato dall’impresa.
Nella sentenza si faceva tra l’altro rilevare che l’amministrazione comunale aveva posto l’interesse pubblico a fondamento della propria decisione di far sospendere i lavori di un’opera che per il suo ingombro, riferito in particolare all’altezza (5 metri in più rispetto a quella del preesistente capannone), si staccava dagli edifici adiacenti e circostanti, “comportando l’alterazione del profilo dell’edificato, con notevole impatto sul paesaggio circostante”.
L’impresa Colombo contestava nel suo ricorso anche la legittimità dello “stop” imposto dal Comune nella parte in cui gli uffici competenti definivano l’intervento in atto una vera e propria nuova costruzione e non una ristrutturazione edilizia.
Da tempo, in ogni caso, i lavori sono fermi, ma a farne le spese sembra essere per ora proprio la vicina abitazione di Salvatore Alfiniti.
“Non ne posso più”, ripete mostrando al cronista le infiltrazioni provocate a suo avviso dai lavori di costruzione del nuovo stabile. “E’ una situazione indecente – aggiunge – che ho fatto presente anche in Comune, ma a tutt’oggi nessuno si è mosso. Qui accanto scorre la roggia, che a suo tempo era stata deviata, e dentro casa io ho una situazione a dir poco devastante. E certamente non più sostenibile”.
Poi un accorato appello: “Che qualcuno intervenga e faccia qualcosa. Abito qui dentro da quasi trent’anni, ma da qualche anno sono letteralmente esasperato”.