Rifondò la banda di Bellano, trasmettendo l’amore per la musica a intere generazioni di laghèè
Il ricordo commosso del figlio Roberto, direttore d’orchestra di fama internazionale: “Un maestro, in tutti i sensi. Mi ha dato tutto dal primo giorno di vita all’ultimo”
BELLANO – “Abbiamo vissuto in simbiosi totale. E’ stato il mio primo maestro e a lui devo tantissimo, non solo come musicista, ma soprattutto come uomo”. Sono cariche di emozione, amore e gratitudine le parole pronunciate da Roberto Gianola nei confronti del padre Angelo, indimenticato e indimenticabile maestro della banda di Bellano, scomparso nei giorni scorsi all’età di 90 anni.
Uomo forte, grintoso, dotato di una naturale leadership e di un altrettanto innato talento per la musica, Gianola ha saputo conciliare la grande passione per la musica, trasmessa al figlio Roberto, ora affermato direttore d’orchestra al Teatro dell’Opera di Istanbul, con la carriera professionale, diventando nel giro di pochi anni da semplice operaio a progettista tra i più affermati della ditta Badoni di Lecco.
“Ha vissuto la vita alla grande, senza mai tirarsi indietro, anzi – rimarca il figlio -. Si è sempre speso anima e cuore nelle attività e nelle iniziative in cui credeva, senza risparmiarsi mai”.
Del resto abilità e intuito non gli facevano difetto, anzi. Dopo aver iniziato a lavorare, da giovanissimo come apprendista in una ditta di bibite gassate, la Neri, era passato a lavorare in qualità di fabbro dalla Galperti accettando in seguito di dare una mano, per un certo periodo, al fratello Carlo nella ditta di serramenti. Poco dopo arrivò una proposta, imperdibile, da parte della ditta Badoni con un ingaggio come tornitore. Fu l’inizio di una grande carriera che portò Gianola ai vertici di una delle ditte simbolo di Lecco come disegnatore e progettista. “A casa conserviamo con orgoglio ancora moltissimi disegni realizzati a mano da mio padre tra cui quello del progetto del secondo ponte sul Bosforo a Instanbul (uno dei due piloni in acciaio venne realizzato infatti dalla ditta Antonio Badoni, ndr)”.
Un lavoro importante e impegnativo che non sottraeva però energie per la sua grande passione, la musica. Entrato nel corpo musicale bellanese da piccolo, dopo che la nonna, come lui stesso aveva raccontato nel libro “Un paese nella memoria” di Antonio Rusconi e Anna Bertarini Monti, aveva letto nel febbraio 1946 l’avviso affisso al Cotonificio Cantoni con cui la banda cercava nuovi musicisti e organizzava un corso allievi, Gianola fu l’artefice della rinascita del corpo bellanese dopo la seconda guerra mondiale.
In un racconto vibrante, che porta indietro la memoria ai tempi in cui, sul lago, “rossi” e “bianchi” si contendevano non solo la guida del paese ma anche la bacchetta di direttore della banda, il maestro ha raccontato in prima persona cosa abbia significato per lui “la banda de Belan, la mia banda”, senza tralasciare aneddoti e particolari. Correva l’anno 1962, quando, durante il consiglio direttivo di una formazione musicale ormai ridotta ai minimi storici (tanti musicisti erano passati a irrobustire le fila della Fanfara), Gianola propose di organizzare un corso per allievi senza sapere che, nella risposta ottenuta “Perchè non lo fai tu?”, si nascondeva l’inizio di una lunga e avvincente carriera bandistica.
“Il corso funziona abbastanza bene. Le adesioni sono numerose e i risultati buoni – si legge nel libro raccogliendo la diretta testimonianza di Angelo – . Il mio primo maestro, Antonio Balbiani, nel novembre 1964, visto gli ottimi risultati ottenuti col corso, mi passa il testimone e mi prega di assumere la direzione della banda. Io accetto l’incarico ma con la riserva di fare un anno di prova. Quell’anno di prova, iniziato nel 1964, verrà rinnovato anno dopo anno e durerà la bellezza di 44 anni”.
Anni in cui il maestro lagheè ha visto crescere e formarsi intere generazioni di bellanesi, trasmettendolo loro, insieme all’amore per le note e la loro armonia, anche la consapevolezza che dietro qualsiasi traguardo ci sono impegno, sacrificio e costanza. Una dedizione riconosciuta dal conferimento del titolo di cavaliere della Repubblica per meriti artistici, arrivato a impreziosire un curriculum già ricco e importante. Tra le soddisfazioni, confessate solo agli amici, quella di essere riuscito a trasmettere la passione per la musica al figlio Roberto: “Lo vedevo che era contento che avessi intrapreso questa strada, ma è sempre riuscito a mantenere un certo contegno, standomi comunque sempre vicino. Mio padre mi ha dato tutto, dal primo giorno di vita fino all’altro ieri, quando è morto. Sono riuscito a essergli vicino anche negli ultimi momenti e anche se mi sto confrontando con una perdita lacerante, sono convinto che lui sarà sempre presente e sarà sempre al mio fianco”.
Il funerale è fissato per domani, lunedì, alle 10.30 nella chiesa parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso a Bellano. La cerimonia sarà preceduta dalla recita del rosario alle 10. Il maestro Angelo Gianola sarà poi sepolto nel cimitero bellanese.