MANDELLO – Dentro la chiesa, appena sotto i gradini che portano all’altare, la bara coperta di fiori. Bianca la bara, bianchi i fiori. Tra i banchi, nelle prime file, mamma Lucia e papà Riccardo, chiusi nel loro dolore. Accanto, la sorella e i fratelli, poi altri familiari e gli amici più stretti. E tanti giovani e giovanissimi, molti di loro coetanei di Elisa.
Fuori dalla parrocchiale del “Sacro Cuore” una sua grande foto, il volto solare e sorridente. Come solare e spesso sorridente era lei.
Mandello ha accompagnato oggi, giovedì 23 ottobre, nel suo ultimo viaggio terreno Elisa Redaelli.
Aveva soltanto 21 anni, Elisa. E il parroco, don Pietro Mitta, all’omelìa l’ha sottolineato. “E’ un momento molto difficile – ha premesso – ma vogliamo e dobbiamo viverlo insieme, così che il non sentirci soli sia per ciascuno di noi motivo di consolazione”.
All’altare, con il parroco, anche i vicari don Andrea e don Michele. E con loro don Alessandro Comini, mandellese, sacerdote da dieci anni (attualmente esercita il suo ministero a Pavia), cugino di Elisa.
“Oggi siamo assaliti da tanti dubbi, da tante domande e da molti perché – ha detto don Pietro – ma inutilmente cercheremo una logica dietro questa morte. Siamo allora chiamati a non sprecare inutili parole e a guardare invece soltanto alla parola di Dio, che è carica di speranze perché proietta in avanti la nostra esistenza”.
“Stiamo percorrendo un cammino molto faticoso – ha aggiunto il sacerdote – ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare che nulla andrà perduto della nostra vita e nulla andrà perduto della vita di Elisa, neppure il suo più piccolo gesto di amore. Quante volte sentiamo dire che è la volontà di Dio, che se Dio vuole così… No, a Dio non deriva alcun vantaggio dalla sofferenza dei suoi figli. La sua volontà è invece che nessuno dei suoi figli vada perduto”.
Poi un altro riferimento alla solarità di Elisa: “Il suo sorriso non si è spento e il suo sguardo incontra e si incrocia ancora con il nostro. Elisa non è perduta e nulla di lei si perderà”.
“La vita eterna è essere nell’amore di Dio – ha detto sempre don Pietro, la voce rotta dall’emozione – ma certo adesso abbiamo bisogno del suo aiuto per non correre il rischio di andare incontro al buio della notte. C’è una solitudine profonda nei nostri cuori che dobbiamo superare attraverso relazioni intense di amore”.
Quindi, rivolgendosi direttamente a Elisa, ha aggiunto: “Siamo qui oggi per dirti arrivederci e per dirti che siamo un po’ arrabbiati con te, ma vogliamo anche dirti che proprio per te il nostro cuore batte forte. E soprattutto vogliamo dirti che ti vogliamo bene”.
Avviandosi a concludere la sua omelìa, il parroco si è rivolto ancora idealmente alla giovane mandellese. “Adesso tu sei nella luce di Dio – ha detto – e allora ti chiediamo di non tenere soltanto per te questa pace e, appunto, quella luce. Danne un po’ anche a noi, ne abbiamo bisogno”.
Quindi le invocazioni alla preghiera dei fedeli (“preghiamo per Elisa – è stato detto tra l’altro – perché il germe della Risurrezione ricevuto con il battesimo fruttifichi nella pienezza della gloria”) e, a conclusione del rito funebre, l’atto di affidamento alla misericordia di Dio della sua breve esistenza terrena.