LECCO – “Sono sindaco del Comune di Lecco dall’aprile del 2010. Sono stato in precedenza presidente della Provincia di Lecco, sino al giugno 2009; sono anche funzionario del Comune di Valmadrera in aspettativa già assegnato ai Servizi Sociali”.
Inizia così il testo delle sommarie informazioni testimoniali che, lo scorso 11 aprile, il sindaco Virginio Brivio ha reso dinanzi ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Milano nell’ambito dell’inchiesta Metastasi e rese pubbliche venerdì dall’associazione Qui Lecco Libera che le ha diffuse attraverso il suo sito.
Brivio inizia il suo racconto spiegando quando e perché fu contattato dall’ex sindaco di Valmadrera Marco Rusconi e, quindi, di come entrò nelle vicende legate al Lido di Parè, finite al centro delle indagini: “All’incirca nel giugno 2001 venni contatto da Rusconi Marco, all’ora sindaco di Valmadrera, soggetto che io vedevo frequentemente per ragioni istituzionali, il quale mi informò che avevano inviato come amministrazione una richiesta di informativa alla Prefettura, relativa alla concessione del Lido di Parè e che era preoccupato circa il ritardo della risposta da parte della prefettura anche perchè la concessione doveva avviarsi nel periodo estivo e tale ritardo era chiaramente pregiudizievole rispetto a un avvio tempestivo dell’attività”.
Brivio tiene a sottolineare che fino a quel momento aveva “solo una conoscenza in termini generali dell’esistenza di un progetto di riutilizzo del Lido di Parè che era rimasto fermo, quanto a sfruttamento economico, a seguito di un attentato avvenuto nel periodo precedente”.
Il sindaco di Lecco, dunque, non aveva alcuna funzione istituzionale in merito a Parè, ma Marco Rusconi aveva deciso lo stesso di rivolgersi proprio a lui.
Brivio giustifica tale scelta affermando: “Il contatto che venne attivato da Rusconi può essere a mio avviso spiegato con il fatto che io, quale sindaco di Lecco, ero stato particolarmente attivo nella creazione di un protocollo della legalità con la Prefettura, volto a prevenire pericoli di infiltrazione di criminalità organizzata, a cui successivamente avevano aderito anche altri comuni della provincia, tra cui Valmadrera”.
Contattato da Marco Rusconi, a sua volta Brivio chiama l’allora prefetto Valentini e il suo vice Simeone i quali lo informano che “l’istruttoria avrebbe portato a una segnalazione atipica che lasciava valutazioni discrezionali al Comune di Valmadrera, ma che era consigliabile da parte di quest’ultima amministrazione arrivare a una revoca della concessione, anche al fine di evitare ulteriori strascichi e che questa linea si sarebbe dovuta tenere anche nell’ipotesi di richieste risarcitorie prospettate dagli interessati”.
Brivio sottolinea, poi, di non aver visionato il provvedimento della Prefettura, ma che il prefetto Valentini, o il suo vice Simeone, gli avrebbero reso noto che “la Prefettura aveva rilevato collegamenti con la criminalità organizzata a capo di uno o più soci della Lido di Parè Srl”.
A quel punto, secondo quanto dichiarato di fronte ai Pm, in base alle informazioni ricevute dalla Prefettura, Brivio avrebbe esortato Rusconi a revocare la concessione alla Lido di Parè Srl.
Durante la sua ricostruzione, il primo cittadino lecchese precisa più volte di non ricordare se le informazioni ricevute dalla Prefettura siano antecedenti o postume rispetto all’invio del provvedimento stesso al sindaco di Valmadrera.
In merito ai rapporti con il consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo, tutt’ora in carcere, Brivio dichiara di “essere stato contattato da Palermo pochi giorni dopo aver parlato con Marco Rusconi”. Secondo il sindaco di Lecco, Palermo avrebbe detto di conoscere alcuni soci della Lido Srl, “senza specificarne i nomi”, di sapere dei contatti avuti tra i due primi cittadini in merito alla questione di Parè e di essere, a sua volta, “interessato all’evolversi della procedura”.
Successivamente Brivio dichiara di essere stato nuovamente contattato da Marco Rusconi che lo avrebbe informato della “consistente richiesta di danni formulata dalla Lido di Parè Srl a seguito della revoca di concessione”. Il primo cittadino, inoltre, afferma di essere venuto a conoscenza solo in quel momento del fatto che la società Lido Srl aveva avuto il permesso di iniziare i lavori nella baia valmadrerese prima ancora che la concessione fosse stata emanata e che, quindi, il suo collega sindaco si sarebbe rivolto a lui solo per rendergli nota la difficoltà in cui si trovava a seguito di tale scelta amministrativa, ma non per una richiesta di intervento presso la società in questione.
Una richiesta di intervento, in base alla deposizione del sindaco, sarebbe invece arrivata pochi giorni dopo da Redaelli, uno dei soci della Lido Srl tratti in arresto insieme a Palermo e a Rusconi e a detta di Brivio stesso mai incontrato prima di quel momento, che avrebbe voluto che il primo cittadino lecchese si occupasse del contenzioso nato tra la società vincitrice d’appalto e il Comune di Valmadrera.
In uno dei contatti telefonici avvenuti tra Redaelli e Brivio, il primo avrebbe informato il sindaco che l’ammontare del risarcimento sarebbe stato intorno alle 200 mila euro.
“I miei contatti con Rusconi erano finalizzati a trovare una soluzione nel senso di una transazione economica tra il Comune e la società Lido di Parè – racconta il primo cittadino lecchese di fronte ai Pm della Dda – al fine di evitare ripercussioni ancora più negative sull’amministrazione comunale, dopo che la stessa aveva autorizzato, o comunque tollerato, l’inizio dei lavori sull’area prima del rilascio della concessione, cosa che mi aveva lasciato del tutto basito”.
“Forse sbagliando – continua Brivio – mi sono attivato per trovare una soluzione che aiutasse Marco Rusconi a uscire dalla condizione in cui si era messo, cosa che poi non ha avuto alcun seguito in quanto io alla fine non mi sono più interessato e, tra l’altro, l’amministrazione comunale di Valmadrera so che ha assunto delle iniziative legali al fine di tutelare la propria posizione”.
Parlando con i Pm della figura di Ernesto Palermo, Brivio afferma più volte di non essersi mai informato riguardo a che titolo il consigliere indagato fosse coinvolto con i soci della Lido di Parè, ma di aver solo ipotizzato che l’interessamento di quest’ultimo alla vicenda fosse dovuto alla sua volontà di “amplificare le sue capacità di influenza o al fine di dimostrare che si interessava in ordine agli sviluppi della procedura sostenendo le ragioni della società”.
Brivio asserisce inoltre di essere stato a conoscenza del curriculum criminale di Mario Trovato, ma di non conoscere quest’ultimo di persona e, inoltre, di non essere stato a conoscenza di un qualche collegamento tra il boss della ‘ndrangheta e il suo consigliere comunale, né di aver avuto informazioni in tal senso dalla Prefettura o altri organi competenti, fino al 2012 quando, in occasione alla revoca della licenza alla pizzeria “The Village” gestita da Bruno De Luca coniuge di una sorella di Mario Trovato, lo stesso Palermo “parlò dei suoi rapporti con Trovato”.
Dopo aver risposto a tutte le domande poste dai Pm della Dda, Virginio Brivio decide di chiudere la propria deposizione con questa dichiarazione spontanea: “Vorrei aggiungere che certamente a Marco Rusconi ha fatto piacere il mio interessamento e la mia condivisione nella vicenda relativa al risarcimento del danno”.
Interessata all’inchiesta Metastasi fin da subito, l’associazione Qui Lecco Libera anche in occasione sulla deposizione del sindaco Brivio ha espresso le sue perplessità e sottolineato quelle che l’associazione ha definito le “contraddizioni” nelle dichiarazioni rilasciate dal borgomastro di Lecco.
“Sul primo cittadino lecchese la cui posizione penale era stata stralciata dagli stessi Pm già all’epoca della richiesta di misure cautelari, gravava, e grava tutt’ora, la responsabilità politica e istituzionale di aver sostanzialmente condotto nell’estate 2011 una mediazione del tutto estranea alle sue competenze tra l’allora sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, e i presunti rappresentanti della ‘ndrangheta lecchese”.
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