Era già successo prima di Natale: una pecora era stata uccisa ed era stata analizzata la saliva confermando l’assalto di un lupo
Il Parco del Curone è impegnato nella tutela degli allevatori: “Reti di protezione e foto trappole, ma la presenza del lupo non è pericolosa per l’uomo”
MISSAGLIA – Tredici pecore (su diciotto) azzannate da un lupo. E’ successo l’altra notte in un allevamento presente nel cuore della Valle Santa Croce, uno degli angoli più belli e suggestivi del Parco del Curone. Una vera e propria strage che segue di alcuni giorni un primo episodio, avvenuto alcune settimane fa quando una pecora era stata trovata morta all’interno sempre dello stesso allevamento. Dalle circostanze del ritrovamento della carcassa dell’animale, si era subito ipotizzato un ritorno del lupo nelle zone del Parco tanto da attivare, proprio tramite l’interessamento dell’ente sovracomunale che ha sede a Cascina Butto, l’università degli Studi per l’esame di alcune tracce di saliva rinvenute sulla pecora. L’analisi ha confermato le prime ipotesi decretando che ad azzannare la pecora era stato proprio un lupo e non un cane.
L’animale selvatico è tornato ad agire l’altra notte, compiendo questa volta una vera razzia. Ha infatti azzannato ben 13 delle 18 pecore del gregge presente nell’allevamento ed è poi scappato lasciando delle tracce nella neve che il giorno prima aveva imbiancato il territorio. “Pensiamo sia uno solo perchè appunto le tracce ci dicono questo” commenta il presidente del Parco Marco Molgora, che si è subito attivato per affrontare la questione insieme ai carabinieri forestali, la polizia provinciale e l’Ersaf.
“Abbiamo subito espresso la nostra vicinanza all’allevatore colpito attivandoci per un aiuto concreto rivolto anche a tutte le altre attività analoghe presenti nel Parco. ll che si traduce nel fornire informazioni utili non solo per prevenire l’attacco agli animali al pascolo ma anche per accedere, in caso di danni accertati, agli indennizzi resi possibili dalle assicurazioni attivate da Regione Lombardia. Ringraziamo gli enti preposti alla gestione di questa specie che si sono prontamente attivati e chiediamo a tutti i cittadini di evitare azioni o attività che possano intralciare l’azione delle Istituzioni o creare inutili allarmismi e tensioni”.
Il direttore del Parco Michele Cereda è entrato a far parte infatti del gruppo di lavoro coordinato dalla Regione e dall’Ersaf (ente regionale per lo sviluppo agricolo e forestale), di cui fanno parte anche ricercatori delle università lombarde, Carabinieri forestali e la Polizia provinciale con il comandante Raffaella Forni, impegnati non solo per lo studio del lupo e per la sua tutela, ma anche per la definizione delle soluzioni più appropriate per consentire la sostenibilità della sua presenza nelle aree del Parco e quindi la convivenza con il territorio.
Quanto avvenuto nel Parco del Curone è infatti un fenomeno che sta interessando tutta la Lombardia. “Con la sospensione generalizzata delle attività durante il lock down primaverile, in assenza di disturbo e soprattutto di traffico sulle strade, i lupi hanno potuto allontanarsi dalle Prealpi comasche per esplorare nuove aree – precisa Molgora -. La comparsa del lupo nelle aree collinari ed anche di pianura fa parte della naturale dinamica di espansione demografica e spaziale che la specie sta mostrando a livello italiano ed europeo. Tale dinamica spinge i giovani esemplari a ricercare nuovi territori”.
Molgora puntualizza che il ritorno del lupo nel Parco non crea problemi alla fruibilità della zona: “Trattandosi solo di individui isolati, è possibile che possano allontanarsi volontariamente da quest’area, per tornare verso nord. Si tratta comunque di una presenza che non comporta criticità per la responsabile fruizione del territorio del Parco, che deve però essere ulteriormente rispettosa e consapevole nei confronti dei valori ambientali e della fauna selvatica. Il lupo, se non disturbato, evita qualsiasi contatto con l’uomo. Bisogna però evitare di creargli disturbo, avvicinarsi o dargli da mangiare come è fondamentale tenere i cani al guinzaglio durante le escursioni in aree aperte”.
Oltre a consigliare agli allevatori di dotare gli allevamenti di reti di recinzione e di tenere le greggi al chiuso in queste settimane, il Parco del Curone sta valutando la possibilità di posizionare delle foto trappole nelle zone sensibili in modo da tenere la situazione monitorata e riuscire a intervenire tempestivamente.