La firma di Leonardo nel Salvator Mundi? Il possibile collegamento col Ritratto di Lecco

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Nuova sorprendente scoperta del professor Átila Soares Da Costa Filho

Il “Ritratto di Lecco” potrebbe essere il ponte fra il “Salvator Mundi” e “Sacra Sindone”

LECCO – “Incredibile e di sicuro rilievo mondiale per importanza, se verrà confermata nel mondo accademico, questa nuova scoperta effettuata dal professor Átila Soares Da Costa Filho. Un ringraziamento sincero per queste nuove conclusioni e nuova visione interpretativa a cui è pervenuto sul ‘Ritratto di Lecco'”.

Lo studioso e storico dell’arte brasiliano, membro del comitato scientifico della Mona Lisa Foundation di Zurigo e della Fondazione Leonardo Da Vinci di Milano, nonché del comitato del progetto “L’invisibile nell’arte” curato dal professor Silvano Vinceti, avrebbe notato la firma di Leonardo nel famoso Salvator Mundi.

Una notizia che potrebbe avere un risvolto importantissimo anche per quanto riguarda l’ormai famosissimo “Ritratto di Lecco” di proprietà della famiglia lecchese Gallo – Mazzoleni: “La scoperta potrebbe porre fine a una disputa/querelle che ha affascinato per tutti i suoi risvolti il mondo intero e ha letteralmente diviso in due fazioni gli esperti vinciani tra chi era favorevole alla ritenere verosimile la paternità leonardiana del Salvator Mundi e chi era contrario – hanno commentato i proprietari dell’opera “lecchese” -. E’ altresì un onore se poi il ‘Ritratto di Lecco’, così come sostenuto nello studio dal professor Átila Soares Da Costa Filho e in rapporto anche ad altri precedenti studi, possa contribuire a sostenere ancor più la paternità leonardiana di questo importantissimo dipinto”.

All’inizio, infatti, il “Ritratto di Lecco” era stato addirittura posto dagli studiosi in contrapposizione con il “Salvator Mundi” ritenendo che uno solo dei due potesse essere quello originale attribuibile a Leonardo. Gli ultimi studi del professor Átila Soares Da Costa Filho, quindi, hanno letteralmente ribaltato questo punto di vista. In particolare, nel documento dal titolo evocativo “Salvator Mundi, finalmente la verità?”, lo studioso arriva a ipotizzare che il “Ritratto di Lecco” potrebbe essere il ponte fra l’opera battuta all’asta per 450 milioni di dollari e la più grande reliquia della storia, ovvero Salvator Mundi e Sacra Sindone.

Il nuovo particolare individuato dallo studioso Átila Soares Da Costa Filho nel Salvator Mundi di Leonardo

“L’elemento, trovato dalle analisi di alcune riproduzioni ad alta risoluzione del dipinto,
deriva dai segni nel suo occhio destro (punto di vista del Cristo), forse a indicare l’iscrizione ‘lionardo’. Riscontrata lungo la curvatura, appena sotto l’iride, è simile ad alcune firme dell’artista toscano – scrive il professore nello studio pubblicato alcuni giorni fa -. Come in altri casi simili a questo, le linee non sono facili da identificare, ma una somma grafica sequenziale di evidenze sembra indicare qualche ‘intenzione’ dietro a ciò che potrebbero sembrare solo dei segni casuali”.

Un’analisi certamente non semplice come spiega lo stesso studioso: “Esaminare dettagli nascosti in opere d’arte antiche, colpite dagli effetti del passare del tempo, è certamente un compito particolarmente arduo. In certi casi praticamente impossibile a causa di naturali
inconvenienti che impediscono di eseguire un esame diretto sul materiale originale. E questo è particolarmente drammatico nel caso del ‘Salvator Mundi’, sottoposto a un profondo intervento di restauro a causa dei danni subiti”.

Tuttavia, dopo tutta una serie di approfondimenti, lo studioso è arrivato alla conclusione  che quanto individuato non siano linee casuali ma la firma di Leonardo Da Vinci. Una scoperta che, appunto, avrebbe riflessi anche sul “Ritratto di Lecco” anche alla luce di un altro recente studio: “È importante sottolineare che la firma sul ‘Salvator Mundi’ potrebbe riaffermare il suo collegamento con il ‘Ritratto di Lecco’ (che è servito di base ad altre due mie scoperte riguardanti la Sindone di Torino), evidenziando una fortissima associazione tra Da Vinci e altri elementi. Nell’autenticare il ‘Salvator’, la stessa nozione del Cristo ‘sindonico’ a cui si ispira sarebbe presente anche nella sanguigna del XVI secolo
(‘Ritratto di Lecco’), nel quale sono riuscito a scorgere un corpo nudo tra i capelli del Messia, molto simile ai segni sulla Sindone. Quindi, una vicinanza di Leonardo al tema della ‘Sindone’ potrebbe manifestarsi non in una, ma in tre rappresentazioni di Gesù (per quanto ne sappiamo): frontale (‘Salvator Mundi’), di tre quarti (‘Ritratto di Lecco’) e di profilo (corpo nudo celato tra i capelli del “Ritratto di Lecco”) – conclude lo studioso -. L’insieme di tutti questi elementi potrebbe, finalmente, mettere fine alla disputa tra sostenitori e detrattori dell’opera in mano saudita, poiché sarebbero giustamente superate le argomentazioni sulla discussione della sua paternità: un Messia ‘bizantino’ frontale, simile al volto santo della Sindone, che coesiste armoniosamente con una versione più ‘moderna’ (‘Ritratto di Lecco’), ponendosi quest’ultimo come ponte tra il ‘Salvator’ e la Sindone”.

Per gli appassionati può rappresentare sicuramente una svolta affascinante. Di sicuro sul “Ritratto di Lecco” e sugli indizi lasciati da Leonardo Da Vinci c’è ancora tanto da scoprire e da studiare. Il discorso rimane aperto…

QUI LO STUDIO COMPLETO DEL PROFESSOR ATILA SOARES DA COSTA FILHO