Un racconto di fulminante efficacia che scava nelle vite di tre personaggi nati sotto il segno della mafia
“Vogliamo portare il lettore a vivere le stesse emozioni dei personaggi e restituire la verità di questa realtà attraverso atmosfere, colori, pensieri…”
LECCO – Un vecchio killer in disarmo, una sospettosissima moglie al nono mese di gravidanza, un balordo che vuole farsi mafioso. Accade tutto in una notte d’estate palermitana, con l’aria ferma e la città svuotata. Attorno al furto di una centoventisei si accende un crescendo di presentimenti, equivoci, rivelazioni, fughe. Sullo sfondo, l’ombra densa e a tratti grottesca di Cosa Nostra e dei suoi progetti di morte. Finché la notte si spegne in un’alba limpida e imprevedibile.
Claudio Fava ed Ezio Abbate sono stati protagonisti dell’incontro del Festival Leggermente che si è svolto mercoledì pomeriggio in un luogo simbolo di legalità della nostra città: la pizzeria Fiore, quartier generale del clan Coco Trovato, rinato dopo essere stato confiscato alla ‘ndrangheta.
Claudio Fava (giornalista siciliano, inviato per i maggiori magazine italiani. Attivamente impegnato in politica, attualmente è presidente della Commissione Antimafia siciliana) ed Ezio Abbate (sceneggiatore, è fra i creatori delle serie tv Suburra, Curon, L’ora, Squadra mobile, Le mani dentro la città e I diavoli) hanno presentato Centoventisei (edito da Mondadori), un racconto di fulminante efficacia in cui, senza mai citarla, alludono ai preparativi della strage di via D’Amelio del ’92. Prendono distanza dalla cronaca degli eventi, ma mettono in scena tre personaggi nella cui vita e nella cui personalità vediamo il mondo di chi è nato sotto la mafia ed è abituato a ragionare e ad agire secondo lo schema “ubbidisco o muoio, uccido o vengo ucciso”.
A presentare il bell’incontro Alberto Bonacina, referente lecchese di Libera: “Questa serata, oltre a rappresentare la continuazione di un percorso di collaborazione con Leggeremente, e quindi con Assocultura e Confcommercio Lecco, è anche il primo passo di un progetto (promosso da Consolida, Living Land e The Factory) che il coordinamento di Libera sta portando avanti con sei ragazzi sul tema delle mafie e della legalità”.
“Centoventisei non è un libro contro la mafia, non troverete la buona pedagogia antimafiosa. Non è nemmeno un elogio funebre del Giudice Borsellino né contiene elementi voyeuristici della tragedia. Non è un libro che vi renderà più consapevoli o più convinti nel contrasto alla mafia e all’illegalità – hanno chiarito subito i due autori -. Uno studente ci ha detto di essere dispiaciuto del finale perché si era affezionato ai personaggi, ecco, credo che questo commendo esprima bene cos’è questo libro”.
I due autori, attraverso tre personaggi inventati ma in cui si ritrovano tratti di realtà, hanno voluto raccontare quella “terra di mezzo” dentro cui ci siamo tutti: “Il rapporto tra realtà e finzione dentro questo libro e piuttosto intricato. Siamo partiti da una storia delicata per provare a fare qualcosa che noi non avevamo mai fatto: portare la realtà in un territorio un po’ più sconosciuto. Solo l’inizio e la fine del libro sono estremamente aderenti alla realtà ma nel mezzo, invece, ci si sono aperte possibilità infinite inventando un racconto che vuole restituire la verità di questa storia attraverso un meccanismo narrativo fondato sulle emozioni. Vogliamo portare il lettore a vivere le stesse emozioni che vivono i nostri personaggi, quindi restituire la verità di questa realtà attraverso atmosfere, colori, pensieri…”.
Gli autori, con un cambio di paradigma, riescono a portare il lettore dentro le vite di questi personaggi, offrendo una prospettiva nuova ed emozionale su un fatto reale, attraverso un racconto inventato.
Il 21 marzo è stata celebrata la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e Leggermente, attraverso il valore dei libri e della lettura, è riuscita ancora una volta ad offrire una serata importante e ricca di spunti di riflessione.