A guidarci il Dott. Luigi Rosci, ex direttore della Biblioteca di Lecco e delegato Fai
Resti del Castello, Torre Viscontea, sotterranei e vallo della Biblioteca, campanile di San Nicolò sono pronti a essere svelati
LECCO – Camminando per Lecco riesce difficile immaginare che dietro a un passato industriale florido e al recente sviluppo turistico che la contraddistinguono, si nasconda una cittadina tutta da scoprire, dal sapore medievale e cinquecentesco. Luoghi ben visibili e che svettano sopra il centro città, su tutti Torre Viscontea e campanile di San Nicolò, sono emblema o portano tracce di quest’epoca, magari non subito rintracciabili perché spesso osservati solo superficialmente.
Da oltre una decina d’anni però, a cercare di svelare la storia celata dietro questi monumenti e non solo, ci pensano le visite guidate organizzate da FAI e Comune, e in particolare dal Dott. Luigi Rosci, ex direttore della Biblioteca Civica di Lecco (ruolo ricoperto dal 1981 al 2010) e attualmente delegato Fai della sezione lecchese, che si occupa di accompagnare i partecipanti tra mura e sotterranei per qualche tempo dimenticati, ma poi riportati alla luce. Proprio lui ha scelto di raccontarci nascita, curiosità e sviluppi di questa iniziativa, che tra gennaio e febbraio ha fatto andare sold-out i posti disponibili in poche ore.
Partirei dalla fine, e in particolare dalle ultime visite programmate, che hanno visto un vero e proprio boom di prenotazioni. Vi aspettavate un interesse così grande?
“Le visite a mura e sotterranei di Lecco hanno sempre suscitato grande interesse tanto che, come accaduto qualche settimana fa, il numero di richieste è risultato enormemente superiore alla disponibilità di posti, peraltro limitati. Ogni gruppo ha la dimensione di una classe scolastica, di massimo 25-30 persone, perché i luoghi visitati per quanto sicuri non hanno l’agibilità, non sono accessibili abitualmente. Per queste ragioni purtroppo non possiamo aumentare il numero di posti. Siamo stati talmente travolti dalle richieste che le ultime visite le abbiamo riempite senza bisogno di pubblicizzazione, servendoci delle liste d’attesa che si erano formate nel frattempo. I custodi a Villa Manzoni, incaricati di raccogliere le iscrizioni, hanno detto di aver ricevuto in un solo pomeriggio più di 200 telefonate, non sapevano come fronteggiare la richiesta”.
Com’è nata l’iniziativa e da quanto tempo viene svolta?
“Inizialmente le visite si erano sviluppate all’interno di un’iniziativa più ampia, poi sono proseguite in autonomia. Tutto ha preso il via nel 2010, anno in cui ho dismesso i panni di direttore della Biblioteca di Lecco. In quel periodo ero anche direttore facente funzione dei musei, e ho pensato di unire i luoghi ‘segreti’ della Biblioteca ai monumenti in centro Lecco, come Torre Viscontea e campanile di San Nicolò, creando un itinerario. Subito ha avuto successo, e anche quando abbiamo ripreso le visite recentemente, come Fai delegazione di Lecco ci siamo accordati con l’assessore alla Cultura Simona Piazza per fare due visite ogni mese“.
Oltre a Lei, c’è qualcun altro che svolge il ruolo di guida? Ragazzi giovani?
“La scorse primavere sì, è capitato che ad accompagnare i visitatori ci fossero anche giovani. Adesso sarà da due o tre anni che non accade, le altre mie guide sono una signora del FAI e Michele Parolari, che coordina i volontari del campanile di San Nicolò, nonché professore e laureato in storia, davvero un’ottima guida”.
Com’è strutturata di solito una visita? Quali luoghi vengono toccati?
“Negli anni i luoghi toccati sono rimasti sempre gli stessi, non ne sono stati aggiunti altri, anche se esisterebbero, perché strettamente privati. Sono i resti del Castello di Lecco e la Torre Viscontea, con annessi sotterranei della Biblioteca e vallo, piazza Cermenati e campanile di San Nicolò. In Biblioteca, oltre a visionare la sommità dell’arena e il giardino per osservare i resti delle mura, si entra in un sotterraneo che dal cortile porta al fossato. Da qui è possibile ammirare il rivellino (tipo di fortificazione indipendente generalmente posto a protezione di una porta di una fortificazione maggiore, ndr), esterno alla porta nuova, in cima a via Bovara, postazione cannoniera che difendeva la città in direzione Valsassina. Si giunge poi alla Torre Viscontea e si sale fino all’ultimo piano, un tempo luogo adibito a esposizioni, per godere di un punto d’osservazione privilegiato. L’itinerario prosegue in piazza Cermenati, all’epoca piazza del mercato, fino alla base del campanile di San Nicolò”.
Può farci qualche breve cenno storico sul castello?
“Certo. Arrivava fino a via Mascari, era di tipo medievale con mura molto alte e aveva una forma rettangolare, non triangolare come adesso. Suo centro erano l’attuale piazza XX settembre e piazza Cermenati. Fu eretto soprattutto per ragioni militari, essendo Lecco terra di conflitto tra Ducato di Milano e Repubblica di Venezia, poiché insieme al lago rappresentava una delle strade possibili per raggiungere il centro Europa, passando dal Passo Spluga e dal Passo dello Stelvio. C’era poi un motivo economico-militare, dettato dalla presenza di miniere di ferro in Valsassina, località estremamente contesa tra Venezia e Milano. La Biblioteca, o meglio l’edificio preesistente a essa, venne invece acquistata dalla famiglia Bovara dopo che il castello fu dismesso. Prima che subentrassero, ospitava la caserma della guardia spagnola e poi austriaca del castello, demolita e sostituita da un edificio prestigioso, quello attuale, con giardino che ha inglobato anche il fossato, mura interne ed esterne. Qui si è riusciti a preservare una parte del castello, i resti delle mura, e qualche sotterraneo. Da qui passò nel 1507 Charles d’Amboise, nobile e comandante delle truppe sforzesche, in visita a tutte le fortificazioni nord del Ducato di Milano, che portò con sé anche il suo ingegnere militare, Leonardo da Vinci. Il rivellino visibile è una copia di quello situato a Locarno, realizzato proprio da Leonardo”.
Ci sono aneddoti o curiosità che possiamo raccontare legate ai luoghi?
“Sicuramente sul perché San Nicolò sia diventato protettore della città di Lecco: la dedicazione verso di lui si è sviluppata per la presenza di un porto commerciale proprio in prossimità di piazza Cermenati, nell’antichità piazza dove si svolgeva il mercato e dove le barche attraccavano in via diretta e scaricavano le merci. San Nicolò è infatti protettore dei naviganti e commercianti, che a lui si rivolgevano. Nell’attuale piazza Europa, all’altezza della pizzeria, c’era inoltre un porto militare che consentiva di arrivare dal lago direttamente all’interno della Torre Viscontea, tramite quella che veniva chiamata porta di Milano. Un aspetto curioso riguarda anche il fossato del castello: nelle strutture difensive generalmente si trova in pianura ed è pieno d’acqua. A Lecco, essendo collocato su un versante con 10/12 metri di dislivello, si sarebbe svuotato per cui, quando venne costruito, furono aggiunte dighe in pali e legni calafatati per impedire lo scorrimento dell’acqua. Una volta trasformato in una postazione per artiglieria, rinunciarono a utilizzarlo come strumento difensivo e decisero di impiegare solo armi da fuoco per respingere gli assalti”.
Al di là dell’evidente successo, riscontrabile nelle visite sold-out, com’è stata la risposta dei visitatori? Conoscevano già questi luoghi? Cosa li ha incuriositi di più?
“In molti hanno visto cose che nemmeno immaginavano esistessero: il fatto che il centro di Lecco, dalla prima metà del 1300 alla fine del 1700 fosse un castello, è poco noto. Tuttavia c’è da considerare che quando il castello è stato dismesso i privati ne hanno comprato delle parti, distruggendolo pezzo pezzo. Questo perché la cittadina aveva un discreto andamento industriale, imprenditori e famiglie borghesi non mancavano, così come industrie. I posti considerati più suggestivi sono senza dubbio i sotterranei e la base del campanile di San Nicolò. Anche la sommità della Torre Viscontea attira, perché la collocazione della struttura consente di avere una panoramica quasi completa del territorio, con visuali su Valmadrera, lago, Valsassina, Meridiane, Broletto. Senza i grattacieli si sarebbero visti persino il Ponte Vecchio e l’Adda. Altri edifici simili impediscono in parte le vedute, anche se i numerosi scorci rendono ben chiara l’idea di quanto fosse strategica la torre”.
Alle visite partecipano italiani o anche stranieri?
“Generalmente prendono parte alle visite italiani, tutte persone residenti nel circondario, specialmente sul lago, ma anche in Brianza. Una volta è capitato che si unisse al gruppo una famiglia di inglesi: per fortuna in mezzo ai partecipanti c’erano delle professoresse di inglese che hanno fatto traduzione simultanea. Partecipanti da fuori territorio è difficile che ce ne siano, anche perché le visite non vengono pubblicizzate in maniera diffusa”.
Sarebbe possibile farlo diventare un itinerario turistico fisso?
“In estate si concluderà l’accordo tra FAI e Comune per quanto riguarda le visite, ma è interesse di entrambe le parti proseguire, e penso che un punto d’incontro possiamo trovarlo per mandare avanti l’iniziativa, ripetendola con periodicità”.
Sono previsti altri appuntamenti nel breve periodo?
“Due sabati al mese organizzeremo visite fino all’estate, per le ragioni pocanzi spiegate, anche se vista la richiesta sarà difficile accontentare tutti. Inoltre vorremmo dedicare un’intera giornata alle visite guidate, iniziando alle 10 e chiudendo alle 16, anche se ancora non c’è una data definita, ma accadrà probabilmente in questo mese di marzo. Oltre alle visite, ci sono altri progetti in atto: il Comune ha intenzione di rendere nuovamente accessibile il fossato nell’area del vallo, da via Bovara con una scala e installando anche un ascensore per disabili. Addirittura si sta pensando di utilizzare il fossato, più precisamente la parte che va verso il ponte, come luogo di spettacolo per l’estate, in cui ospitare panche per sedersi e proiezioni”.