LECCO – “L’inchiesta, apparsa in questi giorni su “Il Corriere della Sera” a firma di Milena Gabanelli e Andrea Marinelli che riprende i dati di autorevoli fonti, evidenzia quanto da tempo ANCE sta affermando, a tutti i livelli. Non è possibile che nel nostro Paese i tempi medi per completare un’opera pubblica siano di 4 anni e mezzo: è il segnale che la burocrazia sta ammazzando l’Italia e che il Codice appalti, di cui ANCE ha sposato da subito i principi volti a introdurre nel mercato dei lavori pubblici criteri di efficienza e trasparenza, ha purtroppo clamorosamente fallito, determinando un aggravarsi dei ritardi e delle procedure”.
Così Sergio Piazza, presidente di ANCE Lecco Sondrio, interviene sul dibattito che in questi giorni sta occupando le pagine della cronaca nazionale, in merito ai ritardi con cui le opere pubbliche, anche in presenza di stanziamenti definiti e messi a bilancio, stanno decollando. Ritardi che, se nelle grandi opere arrivano a tempi biblici, in quelle piccole o medie sono tuttavia particolarmente dannosi per il Paese, oltre che per il settore. Se infatti negli ultimi due anni il numero e il valore dei bandi è cresciuto in modo sensibile, tuttavia, dicono da Ance, questi non si concretizzano e le opere stentano comunque a vedere la luce.
“Abbiamo sempre detto che una infrastruttura è in grado di cambiare la qualità della vita di chi abita in quel territorio, vi vive o vi lavora. – continua Piazza – Ma i tempi necessari perché un’opera passi dalla fase di definizione progettuale a quella del suo completamento sono assolutamente al di fuori di ogni logica e di ogni criterio di buon senso. Se la corruzione è un male che dobbiamo combattere, non possiamo pensare di farlo dando ulteriore fiato all’inefficienza della macchina amministrativa, a procedure farraginose e al caos normativo: è in questi mali che si annida l’origine della corruzione”.
“Per questo – afferma ancora il presidente di ANCE Lecco Sondrio – è necessario che alcuni istituti del Codice siano rivisti per evitare le distorsioni e le inefficienze che si sono riscontrate negli ultimi due anni e che altri debbano essere velocemente attuati, tra cui l’albo dei commissari di gara e la qualificazione delle stazioni appaltanti. Infine altri ancora riteniamo che vadano profondamente ripensati per evitare ulteriori disfunzioni. La campagna elettorale è finita: occorre accelerare il percorso di modifica del Codice e l’individuazione di nuove soluzioni. Occorre arrivare in tempi brevi a risultati concreti, che sappiano al tempo stesso favorire la crescita economica del Paese e la soluzione dei suoi ritardi infrastrutturali in una logica di lotta senza quartiere alla corruzione”.