La criticata Holcim, premiata come azienda responsabile

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LECCO – L’antagonista principale delle recenti battaglie degli ambientalisti lecchesi è stata selezionata e verrà premiata tra le imprese lombarde che si sono distinte per comportamenti socialmente e ambientalmente responsabili: Holcim Italia, filiale della multinazionale svizzera leader del mercato del cemento, compare infatti tra le 78 aziende della regione che riceveranno il premio Responsabilità sociale d’impresa in Lombardia.

L’iniziativa promossa dalle Camere di Commercio lombarde con Unioncamere Lombardia, vede vincitrici anche altre due aziende lecchesi: Editoria Grafica Colombo e Selva Antonio & C., che verranno premiate insieme alle altre imprese il prossimo 16 gennaio, a Palazzo Turati di Milano.

Secondo la nuova definizione di CSR (Corporate Social Responsibility, un’impresa è socialmente responsabile ogniqualvolta si dota di approcci e strumenti per integrare nella propria gestione gli aspetti relativi a tematiche ambientali, di etica, del rispetto dei diritti umani e dei diritti dei consumatori, con il duplice obiettivo di massimizzare la creazione di valore condiviso con gli stakeholders e di prevenire o mitigare gli impatti negativi della propria attività.

La nomina del colosso del cemento e del calcestruzzo è però destinata a fare discutere: l’industria è stata per lungo tempo al centro delle contestazioni del Coordinamento Cornizzolo, gruppo di circa 60 associazioni ambientaliste e civiche che ha contrastato l’intenzione del cementificio di aprire nuovi fronti estrattivi sull’omonima montagna lecchese, già visibilmente e irrimediabilmente segnata da un passato di escavazioni.

“Non esiste escavazione sostenibile sul Cornizzolo – spiegava nei mesi scorsi il Coordinamento – i danni che ha già subito sono il limite ultimo e insuperabile; oltre a ciò non c’è sostenibilità alcuna ma solo la morte di questa montagna”.

Dall’altra parte della barricata, la Holcim aveva assicurato un’attività a basso impatto ambientale ed aveva esposto la necessità di trovare altri siti sfruttabili, evitando di dover mettere mano ai licenziamenti, senza però riuscire a convincere cittadini e sindaci del territorio.

La “guerra” tra le associazioni e l’impresa si è conclusa nel novembre dello scorso anno, con l’approvazione del Piano Cave Provinciale che ha escluso nuovi fronti estrattivi, ma la nomina odierna farà senz’altro stortare il naso a qualcuno.