Qual è la salute del settore edile nella nostra provincia e come è cambiato negli anni? Quanto hanno inciso bonus e agevolazioni? Quali sfide per il futuro?
Ne parliamo con Paolo Cavallier, direttore di Ance Lecco Sondrio
LECCO – Prosegue lo speciale “Imprese e territorio” di LeccoNotizie per conoscere il punto di vista delle aziende attraverso la voce di chi le rappresenta: le associazioni di categoria. Con loro abbiamo deciso di approfondire il rapporto tra imprese e territorio, le opportunità e le criticità da risolvere ma anche le nuove sfide da cogliere, conoscere lo stato di ‘salute” delle imprese dopo l’emergenza Covid e le difficoltà attuali, sapere come sostenibilità e innovazione incidano nel modo di lavorare nelle imprese.
In questo servizio dedicato al settore edile ne parliamo con Paolo Cavallier, direttore di Ance Lecco Sondrio, l’associazione dei costruttori.
Il territorio lecchese si può definire ‘accogliente’ per le imprese del settore edile? Se sì perché, se no perché? Quali sono i punti di forza? Cosa occorrerebbe invece per renderlo maggiormente attrattivo?
“Sicuramente quello lecchese è un territorio che sa essere accogliente con il mondo delle imprese. Da sempre ci accompagna una cultura del lavoro, in modo particolare in ambito manifatturiero, e una grande capacità imprenditoriale. Le infrastrutture potrebbero essere di un livello più elevato e su questo, va detto, siamo poco accoglienti ed è un fattore che penalizza tutti. La forza di un’azienda, poi, è data anche dalla capacità di recuperare manodopera adeguata è necessario avvicinare il mondo della scuola a quello delle imprese, alcuni sforzi sono stati fatti ma dovremmo pigiare di più l’acceleratore. Un altro tema è quello dello sviluppo turistico su cui in passato c’è stata poca attenzione e che ora può essere un’arma in più per l’economia del territorio”.
Che ruolo hanno gli enti locali (Comuni e Provincia) per il sostegno alle imprese? Quali criticità avete riscontrato?
“A nostro parere, l’ultima riforma amministrativa è stata un disastro. E’ venuto meno – nella sua forza – uno degli enti territoriali più importanti: la Provincia, l’istituzione che sapeva dare un senso ad un territorio tenendo insieme i Comuni e facendosi carico di funzioni importanti per le imprese e l’economia. Siamo stati in grado di smantellarla ma non del tutto, le abbiamo lasciato uguali deleghe e zero risorse. Gli imprenditori del nostro settore sono molto legati al territorio, vivono uno stretto rapporto con gli enti locali, per questo l’indebolimento della Provincia è qualcosa che consideriamo fortemente negativa così come, a mio avviso, si è perso molto nell’unificazione della Camera di Commercio di Lecco con quella di Como”.
Dopo anni difficili, che hanno visto la chiusura di diverse realtà importanti in provincia, qual è oggi la salute delle vostre imprese sul territorio?
“E’ difficile dare una risposta. Il mercato dell’edilizia è stato molto drogato negli ultimi anni e speriamo non abbia crisi di astinenza. Lo abbiamo già visto alla fine gli anni Novanta quando le banche concedevano mutui con velocità estrema e di colpo, poi, c’è stato un atteggiamento drasticamente opposto: il settore si è fermato, c’è stata una fuoriuscita di dipendenti nel sistema e ancora oggi viviamo la difficoltà di recuperare quelle professionalità. Ai picchi, preferiamo una crescita costante trainata da provvedimenti strutturali. Sarebbe più facile per tutti, sia per gli imprenditori, altrimenti impossibilitati a superare le difficoltà, che per i lavoratori e le loro famiglie. Questo è un momento positivo, credo che se i provvedimenti di cui si discute in Europa, sulla riqualificazione degli immobili, venissero gestiti con intelligenza, allora potrebbero portare un costante sostegno al settore. Gli edifici da riqualificare sono moltissimi, bisogna però calibrare gli incentivi in modo equilibrato”.
Arriviamo da una stagione di agevolazioni e incentivi per il settore, come hanno inciso? Superbonus e cessione del credito, cosa non ha funzionato? E’ un’esperienza da proseguire e come?
“Il Superbonus è stato pensato in un momento complicato, quello post pandemia e si voleva dare iniezione al settore, in questo ha funzionato molto bene. Che oggi sia stato limitato per controllare i conti dello Stato, è una decisione comprensibile. L’importante però è che le regole del gioco non si cambino durante la partita perché molti, convinti di poter usufruire di queste agevolazioni, sono rimasti poi con il cerino in mano. Il cittadino ha creduto nei provvedimenti emessi dal Governo e tradire la parola data non è un atteggiamento da paese civile”.
Il PNRR è un opportunità per l’edilizia anche nella nostra provincia? E le Olimpiadi 2026?
“E’ sicuramente una grande opportunità il PNRR ma è stato fatto grande errore: se fossero state date delle competenze specifiche alle Province, avremmo gestito molto meglio questa partita. Troppi piccoli Comuni, senza capacità e senza risorse sono stati limitati nella partecipazione. Anche le Olimpiadi sono un’occasione per i ‘numeri’ che un evento sportivo così importante è in grado di generare e ci consentiranno di mettere in ordine le nostre infrastrutture”.
Come è cambiato il panorama immobiliare lecchese negli ultimi anni? Il valore degli immobili è aumentato in provincia? Quali tipi di costruzioni vengono privilegiate oggi?
“Non si sono registrate impennate nel valore immobiliare, almeno nella nostra provincia. L’unica realtà con performance esagerate è Milano, gli altri territori lombardi hanno trend simili tra loro. Si è vissuto un momento di grande crisi fino a pochi anni fa per le difficoltà di accesso ai mutui, situazione che oggi fortunatamente è più fluida e più serena. Il cambiamento delle esigenze del cittadino ha trasformato di conseguenza il modo di costruire gli immobili, pensiamo per esempio al recente lockdown vissuto durante il Covid che ha posto l’attenzione sulla vivibilità degli spazi. Il patrimonio immobiliare del nostro territorio è sicuramente ‘anziano’ e un ambito su cui si sta lavorando è l’efficientamento energetico. Il grande tema è poi quello della rigenerazione urbana su cui serve più coraggio: alcune amministrazioni ed enti pongono troppe limitazioni”
Sostenibilità e innovazione interessano anche il vostro settore?
“Eccome e lo stanno cambiando radicalmente: se pensiamo che vent’anni fa si costruiva senza pensare all’aspetto del risparmio energetico né alla questione sismica, oggi invece c’è grande attenzione ad entrambe le tematiche e il ‘prodotto’ realizzato è decisamente diverso. Sulla sostenibilità c’è però ancora molto da fare, spesso si parla dell’economia circolare in termini ambientali e non lo si fa realmente. Penso in particolare al materiale edile riciclato che continua ad essere escluso da molti capitolati anche di enti pubblici”.
Molti settori soffrono la mancanza di personale, vale anche per voi? Lecco dispone di una scuola di formazione per l’edilizia, l’ESPE. Siete soddisfatti di questa realtà?
“La carenza di addetti è un problema che riguarda tutti e nel nostro settore è stato aggravato da quel meccanismo oscillatorio che nei picchi di crescita vedeva formare e inserire nuove forze lavoro, uscite poi dal sistema nei momenti di crisi. Si tratta di operatori che non sono stati più recuperati nei cicli successivi e questo ha significato gravi perdite di addetti per il settore. Il contratto applicato nell’edilizia ha delle condizioni discrete, ciononostante questa tipologia di impiego è vista ancora ai margini della catena lavorativa. La scuola Espe non propone più corsi triennali ma fa tanta attività di aggiornamento su cui stiamo lavorando con molta intensità, oltre che sulla prima formazione”.
Quali sono i servizi più richiesti dai vostri associati? Quali sono stati gli strumenti messi in campo per sostenere le necessità e sviluppo imprese?
“L’Ance nasce come associazione sindacale per un settore che ha degli elementi propri come scuole e casse edili. La materia sindacale è ancora oggi uno degli ambiti di grande attenzione e per il quale offriamo un forte aiuto alle imprese. Si aggiungono poi molti servizi dedicati all’urbanistica, fisco e sicurezza che sono di grande aiuto soprattutto per le aziende medio piccole che faticano ad avere una struttura propria. E’ un sostegno a 360 gradi quelli che offriamo e se la soluzione non può essere trovata da noi, accompagniamo l’imprenditore verso chi può risolvere il problema”.
Sistema Lecco, un’esperienza che si è interrotta. Deve essere ripristinata? Come? Quali errori sono stati fatti in passato? Come ricreare questo sistema? Quale dovrebbe essere il ruolo delle istituzioni e quello degli enti di categoria e delle imprese?
“Come più giovane direttore d’associazione, ho vissuto in prima persona quel periodo. Il Sistema Lecco aveva dei nomi e dei cognomi e un uomo molto forte e capace, Vico Valassi, che ha tenuto insieme il tutto. Era una modalità che funzionava e qualche rimpianto c’è. Le associazioni di categoria sono ancora capaci di lavorare insieme ma l’indebolimento delle istituzioni come la Provincia e la Camera di Commercio, oggi condivisa con Como, non hanno giovato. Un progetto condiviso ha una forza diversa se ci si presenta insieme e compatti”.