Sciopero alla Caleotto, i sindacati: “Troppa flessibilità e penalità per infortuni”

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Lavoratori e sindacati in presidio ai cancelli della Caleotto a Lecco

Protesta al laminatoio dell’Arlenico, giornata di sciopero per i lavoratori

Lo scontro sul nuovo contratto aziendale: si discute su orari di lavori, riposi, aumenti legati all’indice di infortunio

LECCO – Venerdì di sciopero alla Caleotto dove i lavoratori hanno incrociato le braccia per tutta la giornata, 8 ore per turno, con un picchetto organizzato dalla RSU insieme ai sindacati metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil di fronte ai cancelli dello stabilimento.

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Ad accedere lo scontro è la trattativa, interrotta dopo tre mesi di confronto,  sul nuovo contratto aziendale: “L’azienda ha deciso di rompere la discussione ponendo dei temi sui cui avremmo voluto ragionare, senza forzature – spiega Igor Gianoncelli della Uilm – Un tema è quello dell’organizzazione del lavoro: viene chiesta flessibilità che per l’azienda significa fare come vogliono loro, noi chiediamo che si tenga conto delle esigenze di vita dei lavoratori. C’è poi un tema economico che per noi non può fare riferimento, come proposto dall’azienda, all’indicatore degli infortuni che altrimenti finirebbe per penalizzare chi si fa male, è qualcosa di lontano dalla cultura della sicurezza”.

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i sindacalisti Igor Gianoncelli (Uilm), Giuseppe Cantatore (Fiom) e Francesca Melagrana (Fim)

Secondo quanto riferito dai sindacati, dunque, l’azienda da un alto chiederebbe ai lavoratori una maggiore flessibilità oraria, anche con turni nel fine settimana, dall’altro sulla premialità vorrebbe introdurre il parametro legato agli infortuni.

“I lavoratori sono stanchi, sono sottoposti a sollecitazioni e a turni stancanti, con riposi mai sufficienti per avere un equilibrio – rimarca Francesca Melagrana della Fim Cisl – hanno bisogno di orari di lavoro chiari e precisi, non cambiati all’ultimo minuto, altrimenti non riescono ad organizzarsi e stare con le proprie famiglie. Così portano una stanchezza che rischia di tradursi in infortuni e che l’azienda vorrebbe gestire con una penalizzazione per chi si fa male. Stancano i lavoratori e poi li puniscono se si infortunano. E’ qualcosa di inaccettabile”.

 

Si tratta del secondo contratto aziendale per la Caleotto, salvata nel 2015 dal fallimento dell’ex Lucchini e parte del gruppo Feralpi.

“Il primo contratto era stato siglato a tre anni dall’acquisizione – ricorda Giuseppe Cantatore della Fiom Cgil – prevedeva degli investimenti che sono stati realizzati per il laminatoio, oggi in grado di garantire un prodotto di qualità. Questi investimenti però non possono non coinvolgere anche i lavoratori, per i quali chiediamo venga riconosciuta la professionalità e i grandi sforzi fatti per garantire gli importanti obiettivi raggiunti. L’azienda invece non riconosce gli aumenti richiesti e chiede maggiore flessibilità. Vogliamo che vegano stabiliti dei riposi compensativi, perché più lavorano e più abbassano i livelli di sicurezza. Qui si lamina il fil di ferro incandescente, devono essere in condizione di lavorare in sicurezza”.

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