Blue tongue, 25 allevamenti colpiti nel Lecchese: “E’ la prima volta”

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(foto archivio)

La “malattia della lingua blu” spiegata dal Dr. Fabio Ravanelli, direttore della Struttura Complessa Sanità Animale di ATS Brianza

Colpiti dalla Blue tongue ruminanti come bovini e ovicaprini. I consigli in attesa del vaccino: “Tenete gli animali chiusi in stalla e usate prodotti insetto-repellenti”

LECCO – E’ chiamata “Blue tongue”, o anche malattia della lingua blu per la colorazione che assume questa parte del corpo nelle sue forme più gravi, presentandosi in ruminanti domestici come bovini, ovini e caprini, ma anche selvatici quali i cervi e altre specie. Un virus che nelle ultime settimane sta destando molta preoccupazione tra gli allevatori di tutta Europa, molti dei quali stanno perdendo i propri animali con conseguenti danni economici ingenti. Anche in provincia di Lecco e in tutta la Lombardia si sono registrati dei casi, spingendo Regione a prendere provvedimenti per contenere l’espandersi della malattia, ponendo anche limiti alla circolazione degli animali soggetti a tale virus, persino per fiere e mostre. Caso eclatante sul territorio è stato quello delle Manifestazioni Zootecniche Valsassinesi, in programma la prossima settimana, che per questa ragione dovranno rinunciare alla tradizionale mostra interprovinciale della Bruna, fiore all’occhiello dell’evento che si tiene tra Pasturo e Barzio da quasi cent’anni.

Per aiutarci a capire qualcosa di più sulla “Blue tongue” abbiamo interpellato il Dr. Fabio Ravanelli, direttore della Struttura Complessa Sanità Animale di ATS Brianza.

“La Blue tongue, detta anche malattia della lingua blu o febbre catarrale degli ovini, è una malattia infettiva non contagiosa che colpisce numerosi ruminanti come pecore, capre, bovini, bufali e anche animali selvatici come i cervi. A provocare l’infezione sono dei moscerini del genere Culicoides che si comportano da insetti vettore, assumendo il virus da un animale già contagiato e trasmettendolo a un altro nelle vicinanze. Solitamente la Blue tongue si manifesta in forma asintomatica ma, soprattutto in alcune razze di pecore che risultano più sensibili a questo virus, può sviluppare anche forme cliniche gravi e mortali, facendo insorgere sintomi come tumefazione nella regione della testa, dispnea, ulcere e in casi critici l’ingrossamento della lingua che diventa cianotica, bluastra. In ogni caso l’uomo non ha nulla da temere perché non si tratta di una zoonosi (malattia causata da agenti trasmessi per via diretta o indiretta, dagli animali all’uomo), per cui non rischia di essere contagiato e anche gli alimenti che derivano da questi animali sono sicuri, si possono tranquillamente assumere”.

Dr. Fabio Ravanelli
Dr. Fabio Ravanelli, direttore della Struttura Complessa Sanità Animale di ATS Brianza

La Blue tongue non colpisce allo stesso modo tutti i ruminanti: “I bovini sono più resistenti, di solito per loro la malattia decorre in maniera asintomatica, però questo può rappresentare un pericolo perché sono comunque positivi e possono diventare un “serbatoio del virus”, andando a contagiare, sempre con i moscerini del genere Culicoides a fare da vettore, altri soggetti più sensibili”.

L’ipotesi del Dr. Ravanelli è che la Blue tongue sia giunta in Lombardia dal Piemonte, probabilmente attraverso la movimentazione di animali positivi verso le nostre province, contestualmente alle alte temperature che hanno contribuito alla diffusione del virus, per le ragioni che a breve illustreremo. Attualmente le province in Lombardia coinvolte risultano quelle di Lecco, Monza, Como, Bergamo, una parte delle aree di competenze di ATS Montagna (dunque in provincia di Sondrio), poi Pavia, e anche parte di Milano e Lodi.

Nel Lecchese la prima segnalazione di Blue tongue si è avuta a fine luglio, come ci spiega il Dr. Ravanelli, in un allevamento di Oggiono: “Poi sono arrivate altre segnalazioni di sintomatologia riferite a questa malattia in altri allevamenti della zona. Come previsto dalle norme ministeriali e regionali, è stata individuata un’area di 20 km dal punto in cui ha avuto origine il focolaio e sono state bloccate le movimentazioni degli allevamenti in questo perimetro per evitare di far giungere capi risultati positivi in aree ancora indenni dalla Blue tongue. Per spostare gli animali attualmente è necessario un documento specifico, la validazione si ottiene sottoponendo gli animali a una visita clinica e a un controllo diagnostico per verificare che non siano positivi. Da inizio agosto fino a oggi sono risultati una sessantina i campionamenti positivi, attualmente siamo a 25 allevamenti confermati e 15 in attesa di conferma da parte del CESME (Centro di Referenza Nazionale per lo studio e l’accertamento delle malattie esotiche degli animali)”.

Non è un caso che a trattare la febbre catarrale degli ovini sia proprio il CESME: “La Blue tongue è una malattia esotica, proveniente dall’Africa – precisa il Dr. Ravanelli – che negli ultimi decenni, a causa delle alte temperature, ha permesso la sopravvivenza dell’insetto vettore che la trasmette anche in Italia e in altri Paesi del Mediterraneo”. C’è modo per i ruminanti di guarire dalla Blue tongue? “Se la sintomatologia è lieve, è possibile ridurre i sintomi del virus con cortisone e antinfiammatori, mentre per i casi più gravi purtroppo non c’è cura”, specifica il Dr. Ravanelli.

Un virus non semplice da debellare con un vaccino, per il quale gli enti preposti si stanno peraltro mobilitando, venendo in soccorso agli allevatori colpiti, anche perché come dichiara il Dr Ravanelli, “questa malattia presenta 27 sierotipi diversi, quello diffuso attualmente è il sierotipo 8. Circa sette-otto anni fa ci sono stati casi di Blue tongue, però con sierotipo 4. Il problema è che la vaccinazione per questo sierotipo non compre il sierotipo 8, per cui è in corso un blocco sanitario. Le ATS insieme a Regione e al Ministero stanno mettendo in atto tutte le azioni necessarie per intraprendere una campagna vaccinale nei confronti di questo sierotipo, nell’ottica di proteggere i ruminanti anche in vista della prossima stagione primaverile. Per il vaccino ci vorranno circa 2-3 mesi, le ditte farmaceutiche lo stanno preparando”.

Manifestazioni Zootecnic he Valsassinesi
Uno scatto delle Manifestazioni Zootecniche Valsassinesi: quest’anno, a causa della Blue tongue, non ci sarà la mostra interprovinciale della Bruna

Oltre al tema del vaccino, si stanno valutando eventuali indennizzi per gli allevatori che hanno visto i loro animali, risultati positivi, destinati al macello. Sono proprio i proprietari di bestiame che stanno subendo più di tutti le conseguenze della Blue tongue. In attesa del vaccino, ecco i consigli che il Dr. Ravanelli dispensa agli allevatori: “Per quanto possibile bisogna cercare di tenere gli animali chiusi nelle stalle, specialmente nelle prime ore del mattino e la sera, periodi di maggiore attività del moscerino-vettore. Poi andrebbero utilizzati dei prodotti insetto-repellenti e cercati di attaccare i focolai larvali di questi moscerini che di solito si trovano in zone fangose dove è presente acqua, come possono essere gli abbeveratoi. Il vantaggio è che, con l’avvicinarsi dell’autunno e il conseguente abbassamento delle temperature, il moscerino non sopravvive sotto i 13-14 gradi“.

Fondamentale per contenere i contagi, come già anticipato, anche il divieto di movimentazione degli animali, vietandone la partecipazione a mostre, fiere e mercati.

E’ il primo anno che in provincia di Lecco affrontiamo una così alta diffusione di Blue tongue. Era capitata in passato la TBE, l’encefalite da zecche, che aveva colpito sempre ovicaprini e altri animali selvatici, ma mai la Blue tongue”, conclude il Dr. Ravanelli.

E probabilmente non sarà neanche l’ultimo: con l’innalzarsi delle temperature e la conseguente maggior diffusione dei moscerini del genere Culicoides, in futuro è auspicabile un aumento dei casi di Blue tongue nel Lecchese, in Lombardia e più in generale in tutta Italia. Un quadro su cui riflettere per farsi trovare il più possibile preparati a contenere nuovi focolai ed evitare che gli allevatori subiscano cospicue perdite di bestiame.