I numeri dello sportello psicologico #quindiciventiquattro
La coordinatrice Dott.ssa Carmen Baldi: “La pandemia ha acuito molti disagi ma i ragazzi cercano ancora qualcuno che li ascolti”
LECCO – Oltre 300 ragazzi si sono rivolti allo sportello di ascolto psicologico #quindiciventiquattro di Asst Lecco nel corso del 2022, 239 a Lecco e 85 a Merate. La maggior parte di loro sono ragazze. Il 46% circa è risultato ‘idoneo’ ad iniziare un percorso di psicoterapia, il 30% è stato indirizzato ai servizi specialistici per la presenza di psicopatologie già conclamate mentre poco meno del 20% è andato in ‘drop out’ (letteralmente, si è ritirato), ovvero non ha proseguito i contatti con lo sportello.
Numeri che raccontano di un lavoro immenso, di un progetto nato per cercare di aiutare la fascia più giovane della popolazione alle prese con il disagio e i disturbi emotivi comuni (che la pandemia ha poi notevolmente acuito), ma anche rendere più facile l’accesso ai servizi dedicati alle psicopatologie e alle dipendenze conclamate. Una scommessa ampiamente vinta e che in quattro anni, dal 2018 al 2022, solo a Lecco, ha visto ben 700 giovani compresi tra i 15 e i 24 anni rivolgersi al servizio. Altri 208 giovani hanno fatto richiesta allo sportello di Merate, aperto pochi mesi prima dell’arrivo del Covid.
Un luogo di cura del disagio
Ad illustrarci i risultati del progetto #quindiciventiquattro, nato nel novembre 2018 a Lecco, in epoca pre pandemica, è stata la coordinatrice, Dott.ssa Carmen Baldi, Psicologa e Psicoterapeuta di Asst Lecco. “Volevamo creare un luogo di cura del disagio alternativo ai servizi specialistici che si occupano di psicopatologie o dipendenze. In altre parole, ci siamo detti: cerchiamo di arrivare prima e di occuparci della parte del disagio e abbattiamo tutti i gradini che rendono un ostacolo accedere ai servizi. A quattro anni di distanza dall’apertura dello sportello di Lecco e a tre da quello di Merate posso dire che la scommessa è stata vinta – commenta – non so dire se sia stata la formula giusta, il lavoro di tanti influencer sui social che hanno di fatto normalizzato la terapia, la pandemia che ha portato un’attenzione in più sulla salute mentale, ma i risultati che abbiamo raggiunto vanno oltre le nostre iniziali aspettative”.
Boom di richieste nel 2021
Insomma, i ragazzi, soprattutto gli adolescenti tra i 15 e i 18 anni, cercano qualcuno con cui parlare del proprio disagio e non hanno timore a rivolgersi allo sportello: “L’86% di loro ci contatta spontaneamente, nel 70% dei casi sono i ragazzi stessi che inviano una email – spiega Baldi – qualcuno anticipa qualcosa sul motivo che lo ha spinto a scrivere, qualcuno lascia solo un nome e un numero di telefono. In pochi casi invece le richieste avvengono da parte dei genitori o dalla neuropsichiatria o anche dalle scuole”.
Il picco di richieste allo sportello arriva dopo il secondo lockdown, alla fine del 2020: “Il 2021 è stato un anno critico. Se durante il primo lockdown non stavamo così male, con il secondo ci siamo stancati. C’è stata una fase difficile, anche politicamente, con molte contraddizioni e lo spirito di unione e compattezza che ci aveva tenuti insieme durante i primi mesi dell’emergenza sanitaria si è sfaldato. Ciò è stato percepito dai ragazzi. Gli adulti sono il loro punti di riferimento – dice la dottoressa – e in quei mesi i ragazzi sono rimasti in balia di loro stessi. Questo ha causato un’onda anomala di disagio psicologico che si è poi riversata in tutti i contenitori: con l’aumento del disagio sono aumentate le psicopatologie, l’abuso di sostanze, i disturbi alimentari, gli intenti suicidali. Solo nel 2021 si è calcolato che gli accessi alle Neuropsichiatrie siano aumentati del 30-40%”.
In questo ‘maremoto’, lo sportello #quindiciventiquattro aperto presso l’Informagiovani di Lecco si è rivelato un porto sicuro per tantissimi adolescenti e giovani adulti alle prese con forme di disagio. “Ogni giorno piovevano richieste, oggi ci siamo un po’ assestati ma le mail continuano ad arrivare e al momento c’è una lista di attesa di alcuni mesi”.
Fuori dalle strutture sanitarie
La chiave del successo per Baldi sono le caratteristiche del progetto, nato con l’intento di facilitare l’accesso: “Lo sportello è gratuito e senza limiti di prestazioni, cioè una volta che il ragazzo viene ritenuto idoneo per un percorso si affronta senza ‘scadenza’. Un’altra scelta vincente è stata sicuramente quella di uscire dalle strutture sanitarie abbinandoci ad un partner come Informagiovani (Comune di Lecco), che ha messo a disposizione uno spazio presso il centro civico di Germanedo, un luogo di giovani, per i giovani, percepito con meno ‘avversione’ di un Centropsicosociale o dell’Ospedale. A Merate il partner invece è Piazza l’Idea. Sicuramente – commenta Baldi – questi due enti hanno contribuito a fare una mirata pubblicità sui social facendo conoscere il progetto e diffondendolo capillarmente”.
A disposizione dei ragazzi professionisti di tutti i servizi specialistici per la salute mentale
Ad occuparsi dei ragazzi è un’equipe complessa e che sviluppa competenze trasversali. “Lavorano psicologi dei quattro servizi specialistici che intercettano giovani adulti, ovvero la Psichiatria, la Neuropsichiatria Infantile, il Sert e il Consultorio. In questo modo possiamo trattare i casi nello stesso luogo, senza fare spostare il ragazzo o rimandarlo a più servizi anche perché è proprio nei passaggi che i ragazzi si perdono e vanno in drop out” spiega Baldi.
“Normalmente il ragazzo ci scrive e il primo step è quello di filtrare le richieste tramite operatori a-specialistici, quindi non sono psicologi ma comunque persone esperte in salute mentale, adibiti proprio all’accoglienza: questa è una fase molto delicata perché bisogna capire se siamo di fronte a un caso di disagio o a qualcosa di più. Nel 70% dei casi la decisione è semplice, quando ci sono dubbi se ne discute in equipe. Se si valuta che il ragazzo sia troppo compromesso lo si riorienta al servizio giusto accompagnandolo – precisa Baldi – ovvero prendiamo noi appuntamento con lo specialista, quindi richiamiamo il ragazzo e gli diciamo dove, quando e a che ora ripresentarsi”. Oggi allo sportello di Lecco lavorano 8 psicologi, due liberi professionisti e tre operatori per l’accoglienza mentre a Merate cinque psicologi e due operatori.
Tra i giovani che hanno fatto richiesta allo sportello nel corso del 2021, 55 sono stati riorientati con disturbo mentale conclamato. “Sarebbero arrivati i servizi ad intercettarli? – chiede Baldi – Non lo sappiamo, ma sappiamo che questo era uno degli obiettivi del progetto #quindiciventiquattro e non possiamo che esserne soddisfatti, pur sapendo che il lavoro da fare è ancora molto e che gli strascichi della pandemia andranno avanti ancora”.
I principali disagi dei giovani: insicurezza, difficoltà relazionali e ansia da scuola
I disagi riferiti dagli adolescenti e dai giovani adulti che si rivolgono allo sportello, fa sapere la dottoressa, sono principalmente sintomi ansioso depressivi, disagio ma con sintomatologia conclamata, problemi familiari, insicurezza, difficoltà relazionali, ansia da scuola. “E’ assurdo da dire ma per molti ragazzi il diploma è la tragedia della vita – commenta – purtroppo ho la sensazione che i ragazzi oggi abbiano meno interlocutori adulti di quanti ne avessero 40 anni fa, non hanno cioè tanti punti di riferimento adulti che accettano come guide. Chi ha la fortuna di avere ancora una famiglia attenta alle spalle e presente ancora ancora, altrimenti il problema è sempre lo stesso: se sto male a chi lo dico? Con chi ne parlo? Un adolescente che dice al genitore di stare male e la risposta è ‘parlane con lo psicologo’, ma perché? E l’altro grande rapporto in crisi oggi degli adolescenti è quello con la scuola – dice – che oggi fa molta fatica ad occuparsi della salute mentale dei ragazzi”.
Giovani e scuola: un rapporto in crisi
“Il problema – continua – è che la scuola non è cambiata, è rimasta il luogo della didattica e dell’apprendimento, come 50 anni fa, quando però avevamo anche una rete sociale di supporto, un sistema valoriale dove l’educazione e l’autorità erano riconosciuti, un assetto spirituale e religioso che fungeva da contenitore e dava rifermenti importanti. Oggi di questo non c’è più niente – chiosa la dottoressa – e la scuola non si è modificata. Almeno il 50% dei ragazzi che parla con i nostri psicologi riferisce di avere l’ansia a scuola, non si tratta di casi sporadici, dunque più che di un problema dei ragazzi mi pare un problema di sistema e questa cosa deve essere un interrogativo importante, rispetto alla scuola e agli adulti. Se tanti giovani vengono a chiederci aiuto è perché hanno ancora la speranza che gli adulti possano ascoltarli, i numeri che abbiamo ci dicono questo ed è un elemento prezioso. Tornando alla scuola, è rimasta un sistema basato sulla didattica, sull’apprendimento, sui programmi e sui voti: deve modificarsi cambiando lo scenario che, ripeto, non è più quello di 50 anni fa quando il valore della nozione ti salvava il futuro. Oggi forse qualcos’altro lo salva”.
Disagi relazionali e scarsa autostima, il ‘regalo’ della pandemia
Un altro disagio comune riferito è quello relazionale che porta anche al ritiro sociale (e scolastico) e la scarsa autostima. “Il Covid su questi due aspetti ha particolarmente infierito – fa sapere la psicologa – con il lockdown chi aveva una socializzazione normale ha fatto fatica a tornare alla relazione reale, quel contatto in presenza tanto desiderato è diventato temuto. Per cercare di lavorare su questo abbiamo creato dei gruppi e dei laboratori, ad esempio danza terapia, che hanno aiutato molto, così come l’utilizzo con i ragazzi delle tecniche EMDR volte a desensibilizzare gli eventi stressanti e/o traumatici. La scarsa autostima nei giovani è invece legata molto alla questione del valore e della prestazione: il ragazzo si dice ‘devo essere bello’, ‘devo essere intelligente’, ‘devo essere bravo a scuola’. Si cade proprio a scuola perché in adolescenza è il luogo della prestazione, cioè valgo solo se prendo un buon voto. E torniamo al discorso di prima, sulla necessaria riforma che il sistema scolastico dovrebbe affrontare”.
Sempre più attenzione alla salute mentale
Il Covid ha certamente acceso i riflettori sulla salute mentale anche se, per Baldi, il lavoro da fare è ancora molto: “Al momento stiamo lavorando anche con Regione per cercare di intervenire precocemente sui temi relativi ai disturbi emotivi comuni, ad esempio istituendo la figura dello psicologo anche nelle case di comunità. Si è parlato per un periodo anche dello psicologo di base, sono tutti segnali sul fatto che si sta cercando di investire sulla salute mentale ma il percorso da fare è ancora lungo, soprattutto bisogna lavorare sulle reti per evitare che si facciano percorsi random e si verifichi invece l’efficacia dei trattamenti. Il nostro progetto in un certo senso da da apripista e speriamo di poter continuare in questa direzione” conclude.