LECCO – Domenica 17 giugno 2018, ore 8.30 circa, per Luca Danieli 28 anni lecchese di Rancio, Stefano Meles 31 anni lecchese di Laorca (Crogno per la precisione) e Samuele Cargasacchi 33 anni lecchese di Narro, comune di Casargo in Valsassina, l’impresa è fatta. Anche il loro nome è scritto nelle pagine di storia dell’Alpinismo. I tre, Gamma da pochi giorni, hanno firmato la ripetizione della via Lecco, che risale la parete Sud-Est del Grand Capucin al Monte Bianco, nell’anno del 50° dell’apertura.
I giovani di allora che disegnarono quella via (correva l’anno 1968) furono nientemeno che: Casimiro Ferrari, Pino Negri, Carlo “Bigio” Mauri, Guerrino “Guèra” Cariboni e Aldo “Aldino” Anghileri. Ed è stato proprio quest’ultimo a suggerire ai tre giovani alpinisti la ripetizione della via che si snoda lungo la magnifica parete di granito rosso.
E pensare che Luca, Stefano e Samuele hanno deciso di approcciare all’arrampicata solamente 4 anni fa, quando nel 2014 si sono ritrovati a frequentare il corso organizzato dal Gruppo Gamma. Un’esperienza che li ha segnati ed ha mosso in loro una passione sconfinata per l’arrampicata. Da allora hanno macinato vie su vie: Medale, Grigne per poi spostare i confini nella vicina Svizzera e in Dolomiti. Tiro dopo tiro hanno inanellato numerose ripetizioni delle più celebri vie, acquisendo velocemente la giusta esperienza, quella che gli ha permesso di poter cogliere il suggerimento, forse l’invito, di “Aldino” Anghileri.
“L’idea è nata lo scorso anno quasi per caso – raccontano i tre giovani Gamma – Era dicembre, ci siamo ritrovati all’ex rifugio Medale in Crogno per una cena. E proprio quella sera Aldo ci ha suggerito la ripetizione della via Lecco in occasione del 50° dell’apertura, ricorrenza che sarebbe caduta nel 2018”.
Suggerimento o invito? Ai tre poco importa. Aldino riavvolge il nastro dei ricordi e ai tre racconta di quel lontano 1968. L’idea piace, affascina, ingolosisce. Passa qualche mese e per Luca, Stefano e Samuele nel mirino c’è sempre quell’obiettivo: la via Lecco al Grand Capucin.
Il momento giusto arriva venerdì 15 giugno: previsioni meteo buone per tutto il fine settimana. Si parte per la Valle d’Aosta: prima meta il rifugio Torino, anche se una volta su, preferiranno pernottare in tenda.
“Sabato mattina, verso le 5.30, partiamo. Attacchiamo la via verso le 8.30. Non nascondiamo di aver trovato qualche problema nell’individuarla, poi abbiamo iniziato la scalata”.
La salita procede, titubanze e fors’anche qualche timore nato al cospetto del Grand Capucin, svaniscono. Una via che si rivela da subito “sostenuta e fisica” come la definiscono, con “la parete che in alcuni punti si presenta ancora bagnata e con qualche chiazza di neve”.
“Procediamo, ma la fatica si fa sentire. Quando a nostro avviso arriviamo agli ultimi due tiri il meteo cambia e inizia a nevischiare. Poi ci avvolge la nebbia. Ed infine cala la sera. Ben sapendo di dover affrontare una via severa in un ambiente altrettanto severo, ci siamo premurati di mettere negli zaini i sacchi da bivacco: scelta provvidenziale”.
Individuata una piccola cengia, i tre si ‘accomodano’ nel tentativo, non riuscito, di dormire, mentre il cielo dopo qualche capriccio regala loro una coperta di stelle “a dir poco meravigliosa”, confessano.
Con le prime luci dell’alba Luca, Stefano e Samuele si riattivano e, con poca acqua e niente cibo, riprendono la scalata scoprendo, di li a poco, che alla vetta posta a quota 3.838 m manca un solo tiro “Faticoso”. Poi le calate e il ritorno alla tenda dove non manca una buona bottiglia di birra per festeggiare cantando “tanti auguri”.
E come in tutte le feste di compleanno non può mancare il regalo, “Lungo la via abbiamo ritrovato ‘ferri’ vecchi di quella storica apertura. Qualcosa ‘ci è rimasto in mano’: vecchi chiodi e qualche spessore in legno. Abbiamo pensato di metterli nello zaino e riconsegnarli ad Aldino”.
Ed è a lui che i tre hanno dedicato la salita: “La dedichiamo ad Aldo Anghileri per averci suggerito e spronato in questa salita – dichiarano Luca, Stefano e Samuele – Ma un pensiero, quando siamo arrivati in cima, l’abbiamo rivolto all’amico Giovanni ‘Charly’ Giarletta”, alpinista prematuramente scomparso in Grignetta il 16 febbraio scorso.
Ora, archiviato il Grand Capucin e la via Lecco, quali sono i prossimi obiettivi? “Ce ne sono un sacco! – confessano – Ma non abbiamo ancora deciso quale sarà il prossimo”.
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