LECCO – Riaffermare con sempre maggior convinzione il bisogno di apertura del contesto ospedaliero psichiatrico al mondo esterno favorendo il processo di risocializzazione del paziente affetto da psicopatologia anche grazie al prezioso contributo delle realtà di volontariato: è questo l’obiettivo che il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale A. Manzoni di Lecco persegue da anni e che ha condotto nel tempo alla progressiva apertura del ricovero ospedaliero alle influenze esterne di chi porta un po’ di vita ‘quotidiana’ all’interno del nosocomio.
A questo fine, sono numerose le attività che oggi vengono praticate all’interno del reparto – che accoglie un massimo di 16 pazienti ricoverati per un tempo di degenza media di 15 giorni – e all’interno del quale operano 4 medici, 15 infermieri, 6 Oss e 1 coordinatore infermieristico: tra queste, i gruppi di lettura con i volontari dell’associazione BiblioHospitalis, il supporto attivo da parte delle signore dell’Avo (Associazione Volontari Ospedalieri), che regalano il proprio ascolto ai degenti oltre che la propria presenza e partecipazione costante alle varie iniziative che si svolgono in reparto; i corsi di formazione e informazione sulle patologie mentali e i gruppi di auto muto aiuto rivolti ai famigliari degli assisiti e gestiti dai volontari dell’associazione Itaca; infine, il laboratorio di ginnastica dolce per i pazienti in collaborazione con Paolo Negri, istruttore di arti marziali e presidente de ‘La Porta del Tao’ – associazione sportiva dilettantistica lecchese – nonché volontario di AS.VA.P Lecco, associazione di familiari di ammalati psichici con la quale il Dipartimento della Salute Mentale di Asst Lecco collabora da anni.
“L’Spdc, tradizionalmente considerato come spazio chiuso, si sta proponendo non solo come luogo deputato alla cura delle acuzie psicopatologica ma anche alla tutela più in generale della salute mentale nel suo complesso”, spiega la Dr.ssa Liliana Allevi, dell’Spdc dell’ospedale cittadino.
“Il ricovero diviene quindi momento di rinforzo delle capacità individuali e di acquisizione di strategie per affrontare i momenti di crisi anche dopo le dimissioni, quando il paziente torna a confrontarsi con la vita di tutti i giorni e con gli altri”.
L’ennesima dimostrazione di condivisione di questa filosofia di apertura, inaugurata 40 anni fa con l’entrata in vigore della legge Basaglia, la prima al mondo che decretava la fine degli ospedali psichiatrici in Italia e che inquadrava l’Inclusione sociale del paziente psichiatrico come antidoto all’esclusione manicomiale, si è tenuta all’ospedale Manzoni proprio venerdì 25 maggio, giorno della ricorrenza della legge 180.
In quell’occasione, è stato il mondo delle arti marziali a fare breccia all’interno del nosocomio, con alcune dimostrazioni di Tai Chi – pratica “interna” di origine Cinese basata sulla consapevolezza corporea, la meditazione e l’auto-difesa senza uso della forza – condotte dallo stesso Paolo Negri con Anna Bonanomi e Federico Moja, de ‘La Porta del Tao’.
“L’equilibrio del corpo si ripercuote inevitabilmente sul nostro stato interiore – sottolinea Paolo Negri – L’inscindibilità della persona umana, che è corpo, mente e psiche, è un presupposto imprescindibile in base al quale strutturare ciascun intervento sia risocializzante che riabilitativo. La ginnastica dolce appositamente pensata per i pazienti del reparto è stata quindi progettata con lo scopo di rinforzare differenti aspetti: quelli legati all’attività fisica e obiettivi più latenti, incentrati sugli aspetti relazionali partecipativi”.