La società che sta realizzando la rete del teleriscaldamento fa chiarezza sulla centrale prevista al Caleotto dopo le polemiche delle ultime settimane
L’Ingegnere: “I camini più alti? Servono a ridurre le dispersioni, non ad inquinare di più”
LECCO – “Il progetto del teleriscaldamento avanza secondo le indicazioni approvate”. A due settimane dalla deliberazione del Consiglio Comunale di Lecco “per l’Autorizzazione Unica alla costruzione ed esercizio di nuovi impianti di cogenerazione al Polo del Caleotto” Acinque Energy Greenway, società che si sta occupando della realizzazione della rete del teleriscaldamento tra Valmadrera, Malgrate e Lecco, rompe il silenzio e fa chiarezza sulle polemiche, principalmente a sfondo politico, emerse.
L’occasione è stata la conferenza stampa indetta nel pomeriggio presso la sede di Acinque: presenti il presidente Domenico Salvadore, l’amministratore delegato Giovanni Chighine e il responsabile teleriscaldamento Fabio Fidanza. Presenti anche i vertici di Silea SpA, la presidente Francesca Rota, il Direttore Generale Pietro Antonio D’Alema e l’ing.Francesco Pezzani.
“L’obiettivo del progetto, presentato al territorio nel 2022 – ha ricordato Chighine – è quello di realizzare un sistema energetico improntato all’efficienza e alla sostenibilità ambientale che coinvolga tutte le realtà del territorio al fine di massimizzare l’integrazione energetica di tutti i soggetti idonei a interagire con la rete stessa come produttori e/o consumatori”. Illustrati quindi i numeri del progetto: 16 km di rete tra Comuni di Valmadrera, Malgrate e Lecco, 20 mila abitanti equivalenti serviti a regime, un risparmio di 700 mila tonnellate di CO2 nell’arco dei 33 anni di concessione, pari alla piantumazione di 500 mila alberi. L’investimento complessivo ammonta a 49 milioni. “Come ulteriore riconoscimento della qualità dell’operazione, nel gennaio 2023, è stato ottenuto un finanziamento PNRR per quasi 12 milioni. Ad oggi sono già stati messi a terra investimenti pari a 35 milioni di euro” ha precisato l’Ad di Acinque Energy Greenway.
Il progetto prevede due siti di produzione dislocati sul territorio, “nel segno dell’economia circolare e dell’autosufficienza energetica”: il termovalorizzatore di Silea e l’impianto di cogenerazione del Caleotto, con recupero dei cascami termici altrimenti dispersi a beneficio delle utenze della rete del teleriscaldamento. E proprio su quest’impianto, nelle ultime settimane, si è concentrata la polemica. Nel ‘mirino’ in particolare i due camini previsti nel progetto che avranno un’altezza di 25 metri, nel cuore del complesso industriale del Caleotto. A preoccupare, oltre l’impatto estetico, quello ambientale, in relazione alle emissioni inquinanti a pochi metri da luoghi sensibili, come le scuole, e il centro città.

A fare chiarezza è stato l’ingegner Fidanza: “Il polo di calore al Caleotto era già previsto a bando di gara come testimonia anche il contratto sottoscritto con la proprietà del sito produttivo, oggi Feralpi. Si tratta di un impianto di cogenerazione che consentirà il recupero dei cascami termini provenienti dalle lavorazioni dell’azienda che, invece di essere dispersi, verranno ‘immessi’ nella rete del teleriscaldamento a beneficio delle utenze”.
Prima di arrivare al ‘nodo’ delle due canne fumarie, Fidanza ha ripercorso brevemente l’iter autorizzativo – in capo alla Provincia di Lecco – iniziato nel dicembre 2023 con l’attivazione del procedimento di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) in Regione Lombardia: “Una verifica non strettamente necessaria – ha precisato Fidenza – come ci era stato detto da Regione, dal momento che, per le potenze in gioco, il progetto del teleriscaldamento lecchese è stato definito a impatto zero, quindi senza rischi concreti. Abbiamo comunque voluto fare questo passaggio, includendo ulteriori verifiche ambientali, perché una parte della rete passerà vicino al lago”.
Tornando alla time-line, contestualmente all’avvio della procedura di verifica di assoggettabilità alla VIA, Acinque Energy Greenway ha depositato l’istanza per il rilascio dell’Autorizzazione Unica per la costruzione della Centrale del Caleotto alla Provincia di Lecco. A gennaio 2024 si svolge la prima convocazione della Conferenza dei Servizi chiamata ad esprimersi sul progetto, a maggio la Regione Lombardia chiude la procedura sulla VIA ‘decretando’ che l’iter può procedere senza assoggettamento a Valutazione di Impatto Ambientale mentre, sempre a maggio 2024, la prima conferenza dei servizi in Provincia – alla quale hanno partecipato tutti gli enti istituzionali e tecnici coinvolti, tra cui Arpa e Vigili del Fuoco – si conclude con parere sospensivo per via del fatto che l’intervento al Caleotto non era conforme al vigente Piano di Governo del Territorio, circostanza che di fatto ha richiesto l’espressione del Consiglio Comunale. La Conferenza dei Servizi sul tema torna a riunirsi il 28 luglio 2025, la seduta si conclude con parere positivo e si arriva così al 29 settembre, data in cui il Consiglio Comunale approva positivamente la deliberazione all’Autorizzazione Unica per la realizzazione dell’impianto al Caleotto. Per partire con i lavori, manca solo la firma della Provincia di Lecco che dovrebbe avvenire a stretto giro. “L’iter autorizzativo è di fatto concluso, tutti gli enti che dovevano esprimersi lo hanno fatto, favorevolmente” ha detto Fidanza, che è quindi entrato nel merito del polo di calore previsto al Caleotto.
“Come già detto, l’impianto di cogenerazione funzionerà inizialmente tramite il recupero dei cascami termici prodotti dall’azienda. Quando entrerà completamente a regime, per la stagione termica 2027, circa il 60% dell’energia termica prodotta deriverà proprio da questo recupero”. Essendo un impianto di ‘backup’, in altre parole, di “riserva” a garanzia del servizio pubblico, la centrale sarà alimentata a metano mentre dal 2032 ci sarà la svolta ‘green’, con l’utilizzo esclusivo di biometano (che Silea già produce nell’impianto di Annone Brianza).
“L’impianto così com’è stato progettato è già pronto per questo passaggio, non saranno necessari altri interventi” ha spiegato l’AD Chighine “in questa fase transitoria, però, non possiamo permetterci di lasciare le utenze al freddo, da qui la necessità di avere una scorta pronta, il metano, per alimentare l’impianto. Lo dico con molta franchezza: al di là della questione ambientale, che ci sta a cuore, anche dal punto di vista economico, utilizzare il metano per noi è la scelta meno conveniente, visti i costi”.
Una volta ottenuto il ‘nulla osta’ della Provincia (si spera a breve) i lavori per la costruzione dell’impianto potranno cominciare e si partirà da due cisterne con capienza di circa 300 metri cubi l’una che serviranno per ‘conservare’ il calore derivante dai cascami termici: “Potremmo definirle come batterie di riserva, per evitare sprechi” ha spiegato Fidenza. Quindi, le due contestate ‘torri’: “E’ più corretto chiamarli cabini tubolari, alla base avranno un diametro di 1 metro e 20 centimetri che in cima si ridurrà a 40 centimetri. L’altezza di 25 metri, invece, è finalizzata a diminuire la dispersione di inquinanti. In altre parole, si tratta di un’ottimizzazione ingegneristica: più il camino è alto meno sono le dispersioni, più il diametro è piccolo verso la cima più veloce avviene la dispersione, un altro parametro è poi la temperatura. La statistica ci dice che le ricadute al suolo di questo tipo di impianti è irrilevante, inferiore all’1%, e proprio l’altezza dei camini incide sulla concentrazione al suolo delle emissioni. Per questo motivo, in un’ottica di ottimizzazione e buone pratiche ingegneristiche, abbiamo aumentato l’altezza dei due camini dai 20 metri inizialmente previsti ai 25 oggi approvati”. Anche esteticamente, secondo l’ingegnere, non saranno impattanti: “Resteranno parzialmente interrati rispetto al piano stradale e si innalzeranno di circa cinque metri rispetto al capannone più alto del Caleotto”.

Dal punto di vista ambientale, la società ha nuovamente rassicurato sui rischi delle emissioni (CO2, monossido di carbonio e ossido di azoto, già comunemente immesse nell’aria lecchese dalle caldaie domestiche) per la salute: “All’Ospedale Manzoni esiste ed è attivo un impianto di cogenerazione, a Milano ce n’è uno al San Raffaele, dentro la cittadella della salute. Questi impianti funzionano per un periodo di tempo limitato e sono sempre controllati, sostituiranno le comuni caldaie a metano e andremo davvero ad abbattere le emissioni” ha detto Chighine.
Sulle tempistiche, l’impianto del Caleotto dovrà andare a regime per la stagione termica 2027/2028, cioè tra due anni. La rete del teleriscaldamento è quasi completa, all’appello manca la posa lungo il Ponte Kennedy (che farà da interconnessione tra l’area di Malgrate-Valmadrera e Lecco) e che dovrebbe concludersi entro novembre, e un’autorizzazione da parte di Rfi per il collegamento del sottopasso nei pressi della Piccola.
Al Caleotto, però, Acinque Energy Greenway ha predisposto un impianto provvisorio – visibile da via Filanda – che sarà attivato già da questa stagione termica e che consentirà di non sprecare i cascami termici messi a disposizione dall’azienda. Grazie a questa attivazione, una ventina di utenze già allacciate alla rete del teleriscaldamento – tra cui rientrano anche alcune scuole – potranno beneficiare del servizio a partire da questo inverno. E se un domani il Caleotto dovesse chiudere e smettere di produrre calore? “La centrale è progettata per essere alimentata completamente a biometano, ed è così che la manterremo – ha spiegato Chighini – l’area inoltre è svincolata dal sito produttivo, quindi se cambierà proprietà o chiuderà non ci saranno problemi”.
Nessun commento sulla polemica politica scoppiata intorno al caso della centrale: “Ciò che ci interessa è dare un servizio efficiente ai cittadini: il teleriscaldamento è davvero un’opportunità”.

RADIO LECCOCITTÁ CONTINENTAL





































