Aumenti irrisori, condizioni critiche e carenze di organico al centro della protesta. Manifestazione a Roma, Piazza Santi Apostoli
Filippo Anelli: “Il sistema sanitario non reggerà senza investimenti seri e valorizzazione dei professionisti”
LECCO – Il sistema sanitario italiano si prepara a una giornata di fermo, con medici e infermieri pronti a incrociare le braccia per uno sciopero nazionale che coinvolgerà l’intero settore. La protesta, promossa dalle principali sigle sindacali, punta il dito contro gli aumenti salariali previsti dalla Legge di Bilancio, ritenuti irrisori e insufficienti a rispondere alle criticità del comparto.
La mobilitazione durerà 24 ore e, pur salvaguardando i servizi di emergenza e pronto soccorso, potrebbe causare disagi per visite e attività ambulatoriali programmate. Molti esami diagnostici e appuntamenti specialistici rischiano di essere rinviati, spingendo le strutture sanitarie a suggerire ai pazienti di verificare eventuali variazioni nei servizi.
Alla base dello sciopero, le difficoltà del personale medico e sanitario di fronte a una retribuzione che, secondo i sindacati, resta tra le più basse in Europa. Un dato confermato dalla Federazione europea dei medici salariati, che colloca i medici italiani al quint’ultimo posto su 21 Paesi analizzati. Le sigle sindacali, tra cui Anaao, Cimo e Nursing Up, denunciano un sistema che lascia indietro non solo i giovani specializzandi ma anche i professionisti più esperti, con incrementi salariali giudicati come “briciole”.
Per il 2025, gli aumenti previsti dalla manovra ammontano a circa 17 euro netti per i medici e appena 7 euro per gli infermieri. Cifre che, secondo i rappresentanti di categoria, non compensano il carico di lavoro né incentivano il personale a restare nel Servizio sanitario nazionale, spesso considerato meno attrattivo rispetto al settore privato o all’estero.
A farsi portavoce del malessere della categoria è Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri. In una nota, Anelli ha descritto lo sciopero come il risultato di anni di frustrazione e mancanza di risorse. “Lo sciopero rappresenta il picco massimo di un’esasperazione che va avanti da anni, senza trovare una soluzione. Senza il sostegno dei professionisti, i servizi e le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale sono messi in discussione. Già nel 2021 avevamo sollevato il problema: mentre il PNRR investiva miliardi in infrastrutture, i medici e gli operatori, che avevano traghettato il Paese fuori dalla pandemia, venivano ignorati”, ha spiegato, sottolineando come l’esodo di personale dal sistema sanitario pubblico sia il sintomo di un problema più ampio.
“Oggi assistiamo all’abbandono del sistema pubblico da parte dei professionisti, attratti da condizioni di lavoro migliori all’estero o nel privato, o costretti a scegliere il prepensionamento per sfuggire a burnout, carenze organizzative e violenze inaccettabili – prosegue Anelli – Serve un segnale forte dal Governo, che metta la sanità tra le priorità, destinando risorse al potenziamento degli organici, alle retribuzioni e a una governance che permetta ai medici di recuperare il loro ruolo centrale. Non possiamo basarci solo su criteri economicistici: dobbiamo puntare su competenze, etica e salute come obiettivi fondamentali”.
La delegazione della Federazione sarà presente a Roma, in Piazza Santi Apostoli, per manifestare il proprio sostegno, chiedendo al Governo un intervento deciso per fermare un’emorragia di competenze che rischia di compromettere i servizi sanitari per tutti i cittadini.
Tra burnout, stress professionale e carenze di organico, lo sciopero rappresenta una richiesta d’aiuto che i sindacati sperano non cada nel vuoto. Le risorse destinate alla sanità, sostengono, devono diventare una priorità per tutelare non solo chi vi lavora, ma anche i pazienti che ne dipendono.