Il giornalista toscano ha presentato il suo ultimo libro “Le 10 cose che ho imparato dalla vita”
“Io devo il 100% di quello che sono oggi alla mia educazione famigliare”
CALOLZIOCORTE – In tanti, lunedì sera, hanno partecipato alla serata con il giornalista e conduttore televisivo toscano Paolo Del Debbio, classe 1958, organizzata all’oratorio di Foppenico, a Calolzio, nell’ambito di Leggermente, la rassegna dedicata alla lettura. Ad aprire l’appuntamento è stata Cristina Valsecchi nella doppia veste di assessore agli eventi e presidente di Confcommercio Lecco (l’associazione che organizza la rassegna) zona Valle San Martino.
Oltre un’ora di dialogo intenso quello di Del Debbio che è stato intervistato dal giornalista Giancarlo Ferrario che, partendo dal suo ultimo libro “Le 10 cose che ho imparato dalla vita”, ha toccato i temi più svariati. Del Debbio si è messo a nudo davanti alla platea mostrando uno sguardo acuto e riflessivo. Sulla guerra Russa-Ucraina è andato al nocciolo del discorso: “C’è oggi, 2022, un organismo internazionale per prevenire o sanare i conflitti? C’è un’Unione Europea capace di farsi interlocutrice attraverso una politica estera comune? Le sanzioni messe in campo sono solo aspirine per curare una broncopolmonite. Le guerre si chiudono in due modi: o con un accordo che preveda sacrifici da parte di entrambi i contendenti, il più delle volte con l’intervento di un ‘giudice’ terzo, oppure con la vittoria dell’uno o dell’altro. E se questa guerra si conclude con una vittoria della Russia cosa succederebbe?”
La serata ha messo in mostra le diverse sfaccettature di Paolo Del Debbio: dalla decisione di andare due anni in seminario, agli studi di filosofia, dell’educazione dei figli al rapporto con la religione, dall’esperienza politica in Forza Italia, all’ingresso in Mediaset accanto alla figura di Fedele Confalonieri (“E’ stato un vero maestro”) e ancora l’esperienza civile, in gioventù, accanto ai ragazzi autistici. Opinioni sempre molto nette, idee chiare e un senso delle cose dettato in primis dalle esperienze di vita.
“Devo il 100% di quello che sono oggi alla mia educazione famigliare, al mio babbo, alla mia mamma, ai miei fratelli – ha detto -. Lì ho le mie radici, radici nate da quei semi che i miei genitori hanno saputo piantare e hanno avuto la pazienza di vedere sbocciare e crescere indirizzandomi, da gente semplice quale era, con l’esempio più che con le parole. Come educare i figli? Io non sono Montessori, ma credo che l’unico modo che abbiamo sia il dialogo. E’ importante seminare e dialogare sempre, anche quando tutto sembra inutile, magari senza avere lo smartphone tra le balle”.
Un accenno, forte, anche a una politica incapace di risolvere i problemi degli italiani soprattutto di quelli più deboli: “D’altro canto credo invece che i sindaci siano una classe di amministratori di altissimo livello, di qualsiasi parte politica siano, ma non li candidano perché hanno paura che la loro concretezza andrebbe a oscurare quella patina di ideologia che oggi c’è in Parlamento. Una infornata di sindaci al Governo significherebbe portare gente competente e, soprattutto, gente che conosce il bilancio, perché il bilancio non ha le porte girevoli come il Parlamento. Invece assistiamo a un Governo che dà un miliardo ai Benetton andando contro ogni logica”.
Un appuntamento sicuramente denso di contenuti. L’assessore Cristina Valsecchi ha ringraziato le molte persone presenti e ha ringraziato Don Antonio per aver concesso la sala dell’oratorio. Quindi ha ricordato il prossimo appuntamento calolziese con Leggermente: sabato 7 maggio alle ore 21 all’oratorio della frazione Sala con Gigi Riva, giornalista di Nembro, epicentro della pandemia nel 2020, con il libro “Il più crudele dei mesi”.