LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
Gentile direttore, sono un medico, ma soprattutto una mamma di 2 bimbe che frequentano le scuole lecchesi. E’ ormai da tempo che seguo su più quotidiani nazionali e locali le notizie riguardanti un tema divenuto direi “ossessivo”: il gender!
Ciò che mi spinge a scrivere sono le recenti scelte comunali riguardo l’educazione sessuale nelle elementari.
A parte il fatto che già più di 30 anni fa io alle elementari facevo educazione sessuale (non era finalizzato all’uso del profilattico …cit. Irene Riva) e precisamente il corso era chiamato ” educazione all’amore ed informazione sessuale” e le dirò di più, a quei tempi un corso del genere non era neanche minimamente immaginabile, penso, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa.
Sarei contentissima se le mie figlie che frequentano la scuola elementare potessero usufruire di un corso del genere anzi io stessa ho proposto più volte alla preside della scuola di inserire nella didattica una proposta di questo tipo.
Il punto fondamentale, quindi, a mio avviso non è se offrire o meno questa opportunità quanto piuttosto il suo contenuto.
Non si può prescindere dal fatto che fisiologicamente siamo o maschi o femmine e nient’altro!!!! Anatomicamente parlando i generi sono due e basta.
E’ vero ci sono anche delle eccezioni che riguardano però la patologia non la fisiologia……ripeto, anatomicamente parlando.
L’idea poi di ridurre gli episodi di bullismo contro donne, gay, trans, neri, gialli o verdi tramite un corso di educazione sessuale “sui generis” (mi permetta la parola) è a dir poco insensata oltre che insulsa per chi la propone e per chi la subisce!
Vogliamo ridurre il bullismo? Iniziamo educando i nostri figli a non gettare carte per terra ma negli appositi cestini, a salutare quando si entra in un negozio al bar, a casa di amici e parenti, a rispettare il lavoro di tutti anche dei bidelli della scuola ed a salutarli quando li si incontra. Iniziamo a non arruffarci come animali in parlamento o nelle sale comunali ma a discutere civilmente e soprattutto ad ascoltare il prossimo, amico o “nemico” che sia.
Inviterei la sig.ra Riva a non usare il politically correct come copertura per scelte palesemente e sensatamente scorrette su persone che all’età di 7-10 anni sono letteralmente nelle mani di noi adulti. Adulti che spesso e volentieri, direi, fanno e operano non certo per il bene dei più piccoli ma forse per un voto in più. E mi chiedo , ma quanto costa a noi italiani quel o quei voti in più? Quanto costa ai miei figli il vivere in un periodo storico così viscido e privo di riferimenti sani ed elementari?
Gentile signora Riva mi rivolgo a lei: usi meglio il finanziamento regionale a lei affidato lì dentro ci sono non solo i miei soldi ma soprattutto i sogni e le aspettative di molti bambini. Iniziative di educazione civica efficaci sono ancora poche e poco pubblicizzate.
Porgo i miei più cordiali saluti
Burdi dott.ssa Annabella.