“I venditori ambulanti fanno concorrenza ai negozi? Che bugia!”

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Riceviamo e pubblichiamo:

“Cara Lecconotizie.com
Dire, continuare a dire, che i ragazzi sul lungolago con la loro mercanzia sono venditori che fanno concorrenza sleale ai commercianti è nella logica, una palese bugia. Vendono cianfrusaglie anche i negozi del centro? E quando offrono portafogli e borsette “griffate” a 30 euro mi sembra palese che chi li compra sa già, prima, che sono tarocche, false firme, e che non sono le stesse dei negozi della creme cittadina.
Che spettacolo umanamente indecoroso perciò foto e dichiarazioni impettite di vigili e Assessore, che si vantano dell’ultima retata. Scandalizzati ed adirati di qualcosa che i venditori ambulanti senza permesso non hanno colpa. Le (forse) mancate vendite dei prodotti nei negozi cittadini.
Suvvia non ci si dica che c’è ancora qualche cittadino che è convinto di comprare veramente una borsa griffata, un maglione di vero cashmere, o un foulard originali esposti su lenzuoli bianchi e cartoni rappezzati lungo la passeggiata a lago o le vie del centro cittadino.
Gli altri oggetti non sono nemmeno concorrenziali: cagnolini meccanici che scodinzolano, braccialetti portafortuna, ecc. ecc.
Qui più che l’offerta non concorrenziale e sleale, un poco come le fabbriche italiane che spostano la produzione in Cina e Romania, è che la domanda di questi prodotti illegali è alta. E l’ambulante senza permesso si adegua. Credo che per l’economia del territorio e generale però abbian fatto più danno la speculazione finanziaria, il “ciurlare nel manico” di molti, troppi, commercianti fin dai primi anni di introduzione dell’euro…I prezzi, al dettaglio, sono cresciuti così tanto che non sembra proprio casuale.
Almeno, dico io, il coraggio di ammettere che colpiscono il più debole, e lo colpiscono forte (denuncia, carcerazione nei lager Cie, espulsione…) perché ne va del loro consenso, per mascherare la loro impotenza a fare il resto. Immobili a Palazzo, tra beghe e confusione. E allora caccia aperta. I bersagli sono i mendicanti, gli elemosinanti, e, cavolo è concorrenza sleale, qualche abusivo con la borsetta contraffatta. Giocando sulle più deprecabili debolezze umane: la paura ed il disprezzo per l’ultimo. Per “gli ultimi”. Ultimi spesso per volere nostro, tra l’altro. Perseguitare il povero piuttosto che la povertà non è ne lungimirante ne civile.
Ed è così che in Italia (Lecco compresa), nel terzo millennio, nel paese della mafia, della corruzione, dell’evasione fiscale, delle speculazioni edilizie, dei morti sul lavoro, dei bambini che affogano nelle acque perché “clandestini”, dei lavoratori che perdono il posto, delle ditte non pagate dagli Enti locali, i problemi derivino prioritariamente dai venditori di borsette contraffatte. Questi sono i tumori da asportare. Queste le metastasi. Sacrosante panzane per allocchi. Per illudere i farlocchi che si sta combattendo per loro contro chissà quale piaga. Che si sta arginando chissà quale inondazione d’insicurezza.
Sei povero? Vendi le borsette contraffatte? Elemosini quattro soldi per strada? Affaracci tuoi. Qua stiamo a Lecco. Qua si riga dritto. Poi non c’è da stupirsi se magari si scopre che questi duri hanno regolarizzato le proprie badanti clandestine o non si fan fare ricevuta.
Infine una proposta di cui gli utili potrebbero in parte essere reinvestiti in progetti sociali per i migranti oggiAggiungi un appuntamento per oggi costretti ad inventarsi venditori non autorizzati. I vigili e non solo loro, in borghese, al posto di fare da cecchini ai parcheggi o sul lungolago, li si faccia girare dentro e fuori i negozi del centro per verificare se vengono emessi sempre gli scontrini, perché il danno alla collettività, visti i conti, è senz’altro più evidente nel non farli nei bar che nei parcheggi o sul lungolago”.

Paolo Trezzi
Lecco