LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera del consigliere comunale Alessandro Magni in merito alla questione viabilistica del ponte Vecchio in seguito anche al sondaggio proposto ai lettori di Lecco Notizie (vedi articolo).
“Un sondaggio è un sondaggio. Non spiega niente.
La teoria della gravità di Einstein, allargata o ristretta può essere messa in pasto alla pubblica opinione e chiedere loro se l’hanno digerita o sputata. Ma non cambia il fatto che essa è lì, ed esiste. E ha cambiato le nostre vite. Se anche tutti dovessero tifare per Tolomeo, saltando Newton e la sua mela, nulla rileva verso il fatto.
Sul Ponte vecchio si possono avere due teorie, quella che prende atto dei vincoli della soprintendenza, che chiude le due passerelle a sbalzo e quella che dice che a prescindere dalla capacità tecnica di sostenere pedoni o veicoli, il Ponte deve essere recuperato perché è un bene primario di interesse paesaggistico culturale, uno dei pochissimi elementi rimasti della nostra identità. Rispetto a un artefatto come il Ponte Vecchio a Firenze, nessuno mai si azzarderebbe a chiedere di restituirlo alla mobilità a quattro ruote nemmeno se venissero soddisfatte tutte le norme tecniche di portata e ci potessero passare tranquillamente colonne corazzate.
Io sto da questa parte e sono convinto che il Ponte debba essere interamente chiuso ai mezzi motorizzati. Lasaciamolo al pedone, al ciclista e al turista.
Anche perché qualcuno pensa che il Ponte debba essere riaperto nei due sensi sacrificando quelle migliaia di pedoni che al giorno lo attraversano. Se ne passino per il ponte Nuovo o stiano a casa loro….o si motorizzino.
Eppure, nonostante questo, personalmente, piuttosto di fare un sondaggio, magari facile, tra i pedoni del luogo, e con un campione più numeroso e rappresentativo, ho preferito raccogliere alcuni dati. Direttamente. Soggiornando per qualche ora su quel/i ponti. Tuttavia più raccolgo dati, più mi sembra che essi non facciano che suffragare dei ragionamenti legati alla semplice conoscenza di un po’ di geometria euclidea, ai livelli più elementari.
Prendiamo la faccenda secondo cui chi esce dal Ponte Vecchio, essendo costretto a dirigersi in direzione della rotonda di Malgrate, di fronte all’altro ponte (nuovo), solo per tornare indietro, ingolfi questa rotonda.
I miei dati mi dicono che in un pomeriggio di sabato l’inversione di marcia sia stata fatta da 25 auto a fronte delle circa 400 che escono, ora, dal Ponte Vecchio. (dati all’ora, quando nel 2005, ultimi dati disponibili ne uscivano 13.000 al giorno). E che lunedì mattina attorno alle otto, per un congruo periodo di osservazione, io non abbia visto nessuno, dicasi nessuno, usare la rotonda come luogo obbligato di inversione.
Evidentemente queste persone autovelocipedizzate non tornano indietro ma se ne vanno a Malgrate-Bellagio o a Valmadrera-Como-Milano.
Ma torniamo alla invocata geometria euclidea. Immaginiamo un quadrilatero o un qualsiasi poligono che unisca C.so Martiri all’incrocio con Via Amendola, e poi Via della Costituzione e V. da Vinci, la rotonda del Ponte Nuovo e che ritorni sui suoi passi da Via Roma (porto di Malgrate) passando per il ponte vecchio e per Via Amendola per ricongiungersi all’incrocio da cui siamo partiti.
Ebbene se immaginiamo che, poligono o rettangolo che sia, i due estremi siano l’incrocio di V. Amendola e la rotonda del ponte Kennedy, tutti possono capire che per raggiungere la rotonda del Ponte Nuovo, per avanzare o per tornare indietro, è comunque necessario andarci e passarci, sia che si esca da Lecco dal Ponte Nuovo o dal Ponte Vecchio.
Questo dato, c’era anche prima dei provvedimenti inibitori del Ponte vecchio; semplicemente che un maggior numero di auto usciva dal Ponte Vecchio e meno direttamente dal Ponte Nuovo. Ma la somma che passava dalla rotonda era semplicemente uguale.
E’ solo un piccolo problema di geometria euclidea. Molto elementare, che si impara alle elementari e che vale comunque per i Sindaci “amici” e quelli non amici.
Per il resto si tratta solo di fluidificare meglio la tratta che da V.le Costituzione ci conduce al Ponte Nuovo. Ma è un problema tutto nostrano”.
Alessandro Magni