il 26 marzo scorso la maggioranza del Consiglio comunale di Lecco ha dato mandato alla Giunta di rimettere mano al Piano di governo del territorio (Pgt) adottato nel 2014. Si tratta del più importante documento di programmazione della città.
È una buona notizia? Dipende. Qualche dato di realtà può aiutare a comprendere “come” cambiare verso al Pgt. La provincia di Lecco -dati Ispra 2017- ha già consumato il 13% del proprio suolo e tra il 1999 e il 2015 si è letteralmente mangiata 1.100 ettari di terreni agricoli. Inoltre è tra le province lombarde con la percentuale più alta di insediamenti di tipo residenziale rispetto al totale delle trasformazioni effettuate sul territorio: il 45,2 (dati Regione Lombardia 2017).
Si capisce come in questo tragico contesto “mangia terra”, le politiche urbanistiche del capoluogo siano fondamentali. E qui sta il punto: è ancora necessario costruire case, lasciandole magari sfitte o in vendita a prezzi fuori mercato, rinunciando ai preziosi servizi ecosistemici del suolo (produzione agricola, protezione dall’erosione, stoccaggio del carbonio, etc)? È su questo che si misura la qualità del cambiamento. Il Pgt del Comune di Lecco del 2014, infatti, ruota intorno alla voce “residenze”. Su 16 ambiti di trasformazione, 12 prevedono la funzione residenziale e per 9 è la vocazione principale. L’offerta di case complessiva era ed è abnorme: 484.500 metri cubi, come si legge nel Documento di piano del Pgt vigente, giustificata da una “previsione insediativa” di residenti a Lecco che si è rivelata assolutamente sovrastimata: 53.266 abitanti entro i cinque anni. Fantascienza: a fine 2016 si era poco sopra i 48mila.
Ecco dove sarebbe urgentemente il caso di intervenire. Soprattutto perché un cattivo Pgt potrebbe trasformarsi in un colossale flop economico e finanziario. Stando al Piano, infatti, tra oneri di urbanizzazione e costi di costruzione, il Comune aveva immaginato di far cassetta per 51,5 milioni di euro, in buona parte derivanti da nuove residenze. Come è andata a finire? Basterebbe scorrere i rendiconti di gestione del Comune degli ultimi esercizi finanziari per accorgersi che si era lontani da qualsiasi previsione di buon senso”.
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