LECCO – “Se c’è una sintesi che possa esprimere il senso degli incontri del mercoledì articolati sul sociale, cultura, sport e mondo economico, sceglierei l’idea che ho maturato con piena convinzione e che attiene alla necessità che il pubblico e il privato ricerchino e coltivino un comune tentativo di collaborazione. So bene che è materia da prendere con le molle, anche perché i ruoli sono cosi diversi da suggerire cautele per evitare invadenze di campo e soprattutto il rischio di reciproche incomprensioni, quando non accuse. C’è, consolidata, la forma delle due differenti velocità: il privato sul diretto, il pubblico sull’accelerato con tante stazioni da servire e tante fermate. Di qui, la legittima pretesa del privato di ottenere, dal Comune in questo caso, risposte rapide nel segno della concretezza.
Fatti, non parole, per intenderci. Provo a guardare avanti, per verificare se può sbocciare una primavera di nuove relazioni che non obbediscano solo a un codice comportamentale, ma si snodino attorno a progetti e proposte fattibili, nel comune interesse della Città. Gli argomenti non mancano e le occasioni neppure. Un brevissimo elenco può inaugurarsi con il rilancio del turismo, sul quale già si sono avviati rapporti su più tavoli. E proseguo con la valorizzazione dei beni pubblici, il coinvolgimento di privati nella gestione degli impianti sportivi e nell’enorme capitolo della cultura, dentro il quale c’è solo da sbizzarrirsi. Qui non si tratta di evocare magnati e mecenati, tra l’altro appartenenti a uno schema non propriamente lecchese, ma piuttosto di rinverdire quella sensibilità civile che invece è propria della nostra Comunità.
A volte mi chiedo, come a un volontariato tanto esemplare non corrisponda una analoga mobilitazione sul tenere alla salvaguardia del patrimonio, che vorrebbe dire migliorare la qualità della vita e avere una città più bella e attrattiva. Si tratta cioè di individuare insieme un’agenda di impegni caratterizzata da obiettivi, tempi, procedure e costi. Proprio dopo gli incontri delle scorse settimane predisporrò un documento che non accolga solo le istanze espresse, ma sia proiettato in quella logica del “fare insieme” che dovrebbe essere congeniale agli operatori privati e a quelli pubblici, laddove il bene comune non è un attrezzo del vecchio armamentario ideologico, ma un’ impellente esigenza del tempo moderno.
Virginio Brivio