LECCO – Riceviamo e pubblichiamo.
“Quanto accaduto al giovane Morosini sabato sul terreno di Pescara interroga sotto molti aspetti. Come può infatti non interrogarci la morte di un ragazzo di 25 anni, caduto mentre faceva ciò che più amava. Le immagini dell’impietosa diretta televisiva continuano ad essere trasmesse ma ciò che più descrive quanto accaduto sono 2 testimonianze la prima della fidanzata Anna che ha sottolineato come le grandissime fatiche della vita di Piermario non gli abbiano impedito di essere un uomo soddisfatto e grato di quello che aveva, “era felice” ha detto la fidanzata al contrario di quanto hanno insistentemente ribattuto a oltranza i giornali e le televisioni nostrane sull’insostenibilità di una vita che contempli fatica e dolore. La seconda testimonianza è quella di un calciatore, Luca Rossettini, difensore del Siena, che oggi con una lettera al Sussidiario ha chiarito che “Se vogliamo essere uomini fino in fondo e per rispetto al sacrificio di Piermario, non possiamo far tacere quelle domande che sorgono spontanee dentro di noi in questi momenti: vale davvero la pena vivere? E se si per che cosa? Finisce tutto con la morte? Siamo davvero padroni della nostra vita o siamo voluti e amati ogni istante che passiamo quaggiù? “.
Domande di uomini (e non certo dei bamboccioni viziati come sempre vengono considerati i professionisti del pallone) che vogliono prendere sul serio quanto accaduto in diretta sabato, e ripreso dalle tv di tutto il mondo.
Il compimento della vita di un ragazzo di 6 anni più giovane di me non può però escludere una seria e doverosa presa di coscienza di quella che è la nostra responsabilità di amministratori nei confronti dare al mondo dello sport, in cui i nostri bambini e ragazzi crescono.
È infatti lo sport uno dei luoghi principe per rispondere alla crisi educativa di oggi, e le nostre associazioni sportive meritano un monumento per l’opera che compiono, “monumento” che noi dobbiamo dare attraverso impianti all’altezza del loro compito e che i fatti di oggi ci impongono di garantire in assoluta sicurezza.
Molti ricordano che il primo intervento che feci da Consigliere nel 2006 fu la presentazione della richieste di ristrutturazione dello Stadio di Lecco e della presenza fissa di un’ambulanza al Bione. Paradossalmente nel giro di un anno lo stadio era rimesso a nuovo con un efficienza dei lavori pubblici inaspettata e inaspettabile, decollata grazie all’eroica promozione in C1 del 2007. Al contrario per l’ambulanza fissa durante lo svolgimento dei campionati nei weekend che coinvolgono ogni stagione decine di migliaia di ragazzi, ad oggi – 6 anni dopo – non si è ancora trovato l’accordo. Ci si scandalizza, giustamente, di quell’auto dei vigili abbandonata all’ingresso dello stadio di Pescara, sebbene per Piermario pare non ci fosse nulla da fare, ma ricordiamoci che nel nostro enorme impianto sportivo, il più grande di tutto il territorio e tra i maggiori in Lombardia, l’ingresso per l’ambulanza è chiuso a chiave durante gli incontri e non sempre è già presente il mezzo all’interno della struttura (e quindi pagato dalla singola volonterosa società per il singolo evento).
Che differenza c’è tra l’auto dimenticata di fronte all’ingresso ed il posizionare le roulotte delle giostre davanti ai cancelli di accesso ai campi comunali (fatto realmente accaduto pochi giorni or sono)? La differenza sta nel fatto che, fortunatamente a Lecco nelle scorse settimane, non è successo nulla.
È noto che il tema mi sta a cuore in quanto, ormai 10 anni fà, ho sperimentato il rischio dell’assenza di soccorso quando dopo l’incidente che sancì il mio sostanziale addio al calcio agonistico (pur minore che fosse) ci vollero circa 40 minuti per arrivare in ospedale ad un km di distanza. Fortunatamente il problema era un ginocchio e non altro ed era già presente lo staff professionale del BelledoRancio di Castagna.
Ma è possibile che oggi non ci sia ancora una risposta definitiva? Le nostre strutture, scuole, campi, palestre, hanno un sistema di sicurezza e prevenzione sufficiente? Gli addetti hanno una formazione e dei protocolli aggiornati ed efficienti per intervenire in caso di bisogno?
Come amministratori abbiamo il dovere di dare risposte a queste domande per la sicurezza di genitori, ragazzi e sportivi e non dover mai rimanere con il dubbio che qualcosa di più e meglio si sarebbe potuto fare”.