Riceviamo e volentieri pubblichiamo un ricordo da parte del Soccorso Alpino lecchese dopo la morte di Battista Corti.
La storia della Delegazione Lariana del Soccorso Alpino ha avuto sempre al centro due elementi fondamentali: lo sviluppo delle potenzialità del fattore umano e la sperimentazione di nuovi sistemi di soccorso.
Ma all’inizio perseguire queste valorizzazioni non era per nulla scontato! Sul territorio vi era sì una grande disponibilità individuale e spontanea ma occorreva trasformarla in un qualcosa che avesse rilievo sociale e organizzativo.
Per questo occorre dare un grande merito a chi ha creduto e ricercato, andando spesso contro corrente, la ottimizzazione delle singole peculiarità trasferendole all’interno di un sistema in cui capacità, competenze e storie molto diverse tra loro si confrontassero e si arricchissero vicendevolmente.
Dal ’62 al ’64 si lavorò per questo obbiettivo fino alla ratifica ufficiale del ’66.
Il primo Delegato fu Battista Corti della Stazione di Lecco, che dovette affrontare tutti i problemi collegati alla nascita del nuovo organismo, primo fra tutti la organizzazione territoriale del Soccorso Alpino in funzione delle forze e delle tecniche del periodo.
Cinque Stazioni: Barzio, Lecco, Mandello, Premana, Valmadrera che operavano principalmente sulla parte orientale dell’allora provincia di Como.
Nella Delegazione si dovettero confrontare per la prima volta punti di vista diversi, espressione di tre gruppi che fino a quel momento avevano operato autonomamente e comunque in modo non organicamente articolato: l’elite del Gruppo Ragni, i professionisti dell’Associazione delle Guide Alpine e i Volontari provenienti dalle Sezioni del CAI.
Per far lavorare assieme queste tre importanti componenti interne occorreva una grande capacità ed equilibrio che dovevano essere accompagnati da una notevole determinazione nella costruzione dei rapporti con l’esterno verso quei Corpi che istituzionalmente si occupavano di protezione civile e ordine pubblico le cui caratteristiche e metodologie, in mancanza di leggi adeguate che sarebbero arrivate in seguito, difficilmente si articolavano alle necessità operative del Soccorso Alpino.
Già in quel periodo furono messe le basi di un percorso che avrebbe portato, circa trent’anni dopo, a quel corpo di dispositivi statutari e legislativi che avrebbero aperto una nuova era.
I problemi economici erano pesanti: sia per quanto riguardava l’acquisto delle attrezzature sia per il rimborso delle spese sostenute dai Volontari. I Volontari infatti provvedevano ognuno individualmente alla propria attrezzatura creando una situazione di non uniformità che veniva ulteriormente complicata da soluzioni organizzative e tecniche riferite ad ogni Stazione.
Questa situazione implicava uno sforzo notevole da parte della Delegazione nel tentativo di ricondurre a unità comportamenti che, se pure legittimi, avrebbero potuto incrinare l’unità di intenti che invece doveva essere alla base dell’Organizzazione.
Agli inizi degli anni settanta la nascita degli organismi di decentramento (Regioni, Comunità Montane, etc.) determinò la possibilità di incominciare a costruire un rapporto nuovo con le Istituzioni.
Possiamo sintetizzare il periodo che va dal ’64 al ’73 come il periodo della costituzione di una identità territoriale e di riferimento più per chi stava all’esterno, CNSAS e CAI in primo luogo e le altre Istituzioni, che per chi operava all’interno. Il fatto che non si fosse ancora evidenziata una chiara linea tecnico-organizzativa esaltava le differenze tra i Volontari secondo le tre provenienze di cui abbiamo riferito sviluppando un contraddittorio che, se pure molto acceso, avrebbe permesso di sviscerare completamente tutte le diverse angolazioni che sarebbero state un capitale importante per lo sviluppo degli anni successivi.
L’esaltazione in quel periodo delle potenzialità del singolo non fu una scelta strategica ma una necessità tattica che mise all’ordine del giorno, oltre che gli aspetti già citati, l’urgenza dell’individuazione di linee su cui uniformare e sviluppare le singole capacità attraverso attività di esercitazione e addestramento.
Qui possiamo far terminare il periodo pionieristico, pieno di incognite e di domande, di scelte coraggiose e spesso solitarie, di percorsi che hanno dovuto essere riformulati.
Battista Corti è stato artefice importante di queste scelte nella fondazione della nostra Delegazione insieme ad altri pionieri i cui nomi recitano i nostri passi durante i soccorsi e che sono tutti vivi e accanto a noi mentre operiamo volontariamente e in modo disinteressato per aiutare chi si trova in difficoltà.
È stato il primo anello della catena di solidarietà che attraverso tutti questi anni ha unito uomini diversi in un solo scopo; catena di cui noi siamo parte e che speriamo si possa arricchire ancora di mille e mille altri anelli.
Tutti noi gli dobbiamo qualcosa, speriamo di avere sempre uomini così a cui essere debitori.
XIX Delegazione Lariana CNSAS