LECCO – “In questi giorni il Presidente del Consiglio, Mario Monti, dopo una mastodontica gaffe iniziale sulla sanità che ha inteso come un problema di carattere meramente economico, continua a correggersi complicandosi sempre più la vita e il giudizio che larga parte degli Italiani ha di Lui.
Il nocciolo è che i conti sanitari e sociosanitari sono in rosso e si consolida il costume/necessità di ricorrere alla sanità a pagamento, neppure la sanità convenzionata. Questa necessità si rileva soprattutto in settori quali la specialistica ambulatoriale, interventi in day hospital.
Il Ministro Balduzzi, che sa quale è il problema, ha ribadito due concetti: l’indispensabilità del servizio sanitario pubblico e lo spostamento delle risorse sulla medicina territoriale rivalutando il ruolo dei medici di base. Meno posti in ospedale per i malati acuti togliendo l’accreditamento a chi ha numeri bassi di posti letto e, quindi, una casistica limitata. Il taglio è per tutti: dai privati accreditati agli ospedali pubblici. Chi ha reparti con tassi di occupazione dei posti letto del 30-35% è, a mio avviso, giustamente a rischio.
L’invecchiamento della popolazione è figlio dell’opera di ricerca farmacologica e specialistica di tante industrie e di tanti operatori sanitari. E’ un pezzo notevole dell’economia. Vuole Monti aggiungere crisi a crisi?
In Lombardia il problema è più grave perché tutta la stagione formigoniana si è basata sulla ospedalizzazione, cioè sulla dimensione più costosa, e si è tradotta in un allargamento della rete ospedaliera convenzionata. Oggi tagliare è difficile perché sono stati assunti medici, infermieri e così via. Poco e tardivamente si è fatto per il territorio. I KREG faticano a decollare, nonostante la buona volontà dei medici di base.
Per capire le difficoltà di chi succederà a Formigoni ed al suo sistema di potere (io spero che sia Ambrosoli) vediamo la struttura convenzionata per acuti che il Ministero, nella bozza di regolamento di attuazione, indica come da non più accreditale (ricevere soldi pubblici), la clinica Talamoni (ex Ripamonti): 68 posti letto, un tasso di occupazione del 68,72% e i “casi” in calo, vedi tabella:
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Casi Deg. Ordinaria |
Giorni Day Hospital |
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2009 |
2010 |
2011 |
diff’09/’11 |
% diff’09/’11 |
2010 |
2011 |
% diff’09/’11 |
2.698 |
2.294 |
2.186 |
-512 |
-23,42 |
87 |
75 |
-13,79% |
I numeri evidenziano che il Ministero ha ragione. Taglierà probabilmente anche più di 100 posti letto negli ospedali pubblici lecchesi, ne taglierebbe di più se si mantenessero i 68 posti della Talamoni.
Al di là dei conflitti istituzionali, i problemi rimangono. La nuova Giunta Regionale dovrà comunque cambiare tenendo conto del personale regolarmente assunto, degli impegni contrattuali delle singole strutture sanitarie pubbliche e private”.
Ambrogio Sala